26 Luglio 2018, 17:23
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PALERMO – Urne aperte venerdì 27 luglio, dalle 7 alle 23, nella sede di Almaviva Contact Palermo in via Cordova. I 2.800 lavoratori palermitani dell’azienda che si occupa di tecnologia dell’informazione saranno chiamati ad esprimersi sul nuovo “Patto del Lavoro”. La bozza d’accordo è nata dopo il confronto durato due mesi, fra la stessa Almaviva, le organizzazioni sindacali, la Regione siciliana e il Comune di Palermo. Il ripristino del Tfr e dei quattro scatti di anzianità sono solo alcune delle misure contenute nel testo, al vaglio dei dipendenti. A queste si uniscono la riduzione programmatica degli ammortizzatori sociali, l’aumento di strumenti finalizzati ad una gestione “non traumatica” degli esuberi e altre misure “mirate al consolidamento e alla crescita dell’azienda”.
L’azienda, in una nota, aveva spiegato che “l’ipotesi di accordo è il risultato di un confronto costruttivo e di un impegno comune, coerente con la ricerca di soluzioni condivise, per la salvaguardia di un patrimonio occupazionale e produttivo presente a Palermo da quasi vent’anni”.
La data del 27 coincide con la seconda giornata di assemblee indette dalla Slc-Cgil, l’unica organizzazione sindacale che non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo. Cisl, Uil e Ugl hanno marciato insieme in questi mesi, si è sganciata invece fin dall’inizio della trattativa, la Cgil.
Massimiliano Fiduccia, Rsu della Cgil, ha spiegato le contrarietà che hanno portato il suo sindacato sulle barricate, definendo l’accordo “inutile e dispendioso”: “Almaviva ha disatteso tutti gli impegni già presi nell’ultimo anno. L’azienda infatti avrebbe dovuto compiere un processo di trasformazione, da società di call center a società di servizi, con la supervisione della regione. Questo auspicato cambiamento, portatore stabilità e garanzie non c’è stato”. “Noi – prosegue Fiduccia – siamo contrari al nuovo piano per il lavoro perché rischia di diventare l’ennesimo flop, con l’aggravante che, questa volta, andranno in fumo anche i fondi della Regione”. Deluso dal comportamento del Governo Musumeci, il sindacalista ha parlato di scarsa incisività delle Istituzioni nella trattativa: “Ci aspettavamo grandi cose. Va dato loro atto di essere la prima Giunta regionale che si siede al tavolo con tutti noi, ma ci si è limitati a ratificare le assurde proposte fatte da Almaviva. Chiediamo, per questo, che il problema venga affrontato per tutte le aziende italiane del settore, in un tavolo nazionale”.
Di parere nettamente contrario i lavoratori della Uil, che invece sembrano nutrire grandi speranze nella proposta redatta da sindacati, azienda e istituzioni: “Secondo noi oggi c’è l’occasione storica di chiudere un calvario che dura da almeno 5 anni”, spiega Rosy Contorno, Rsu Uil. “Se vincerà il sì – prosegue la dipendente – daremo un forte segnale ai nostri lavoratori, ormai sfiduciati da questa azienda. Per la prima volta abbiamo visto un Governo regionale stare dalla nostra parte, così come ha sempre fatto il Comune di Palermo”. Secondo la Contorno, quest’inedita convergenza istituzionale potrà consolidare quanto stabilito dalla bozza e offrire maggiore stabilità ai dipendenti. Infine, un appello al dialogo indirizzato ai colleghi della Cgil: “Loro non ci hanno ostacolato, è vero. Ma il tempo stringe e il 31 luglio è l’ultima data utile per non vedere spazzate via le piccole conquiste fatte in questi anni”.
Simile è il tono usato da Giovanni Gorgone, in rappresentanza della Cisl: “Va dato atto all’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano di aver preso in mano la situazione, fino alla stesura di questa bozza”. “Il testo sottoposto al voto – prosegue il rappresentante sindacale – non è di certo il migliore che ci aspettassimo, ma è una somma di ipotesi che devono essere approvate o bocciate nella loro interezza. Se salta l’accordo, ripiomberemo nell’incertezza assoluta. Gli ammortizzatori sociali non possono più essere il muro su cui appoggiarci”. A differenza delle altre parti sociali, nella Cisl sembra esserci un atteggiamento di osservazione e prudenza: “Non so dirvi con certezza quale delle due idee prevarrà – conclude Gorgone – ma so per certo che siamo stati per settimane in mezzo ai colleghi, a spiegare in maniera schematica ogni parte della bozza. C’è confusione a riguardo e non vorrei che la scelta fosse alla fine dettata dal sentito dire, invece che da una reale consapevolezza”.
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26 Luglio 2018, 17:23