Alta ricerca e 600 posti di lavoro | È l’eterno sogno del centro Rimed

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31 Gennaio 2017, 05:20

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PALERMO – Il sogno nacque quando il ministro della Sanità era ancora Rosy Bindi. L’altro secolo. Fu ripreso e rispolverato per bene dall’assessore regionale alla Salute Massimo Russo. Otto anni fa. Forse, stavolta ci siamo. Il centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della fondazione Rimed, che dovrà sorgere a Carini, potrebbe essere pronto a breve. Si fa per dire, ovviamente. Perché il termine per la consegna dei lavori è fissato alla metà del 2020. Questa la road map che è stata sostanzialmente avviata con la pubblicazione sulla Gazzetta europea del mega-bando da oltre 113 milioni per la costruzione della struttura da 25 mila metri quadri che dovrà fungere, nelle intenzioni di chi lo ha promosso oggi come allora, come un polo d’eccellenza mondiale. E nel quale è previsto che lavorino 600 persone, tra ricercatori e impiegati vari.

“Ma siamo sicuri – i dubbi espressi oggi da Renato Costa, responsabile della Cgil Medici – che il progetto non preveda invece solo l’assunzione di qualche giardiniere o idraulico siciliano, per poi aprire solo a medici di Pittsburgh?”. Già, perché il nuovo centro porterà un po’ d’America in Sicilia. Come è già avvenuto, del resto, per il fortunato “trapianto” dell’Ismett nell’Isola. Una specie di alieno a metà strada tra il sistema pubblico e privato. Non a caso, alcuni mesi fa, il governatore Crocetta e il sottosegretario Davide Faraone “litigarono” sulla governance dell’istituto: “Qualcuno vuole normalizzare Ismett”, paventò Faraone, di fronte alla proposta di Crocetta di far valere, per il centro, alcuni paletti fissati anche per gli ospedali pubblici. A cominciare dalla pubblicità dei compensi di medici e dirigenti.

Anche la Fondazione Rimed, che farà sorgere il centro, in effetti, è un soggetto “ibrido” pubblico privato. I partner fondatori sono infatti la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Upmc (University of Pittsburgh Medical Center), l’Università di Pittsburgh, il Cnr e la Regione Siciliana. “L’idea di dare vita a un centro come questo – prosegue Costa – non può che essere letta come una buona notizia per la Sicilia. Ma ancora non riusciamo a capire se su questa struttura la Regione dirà o meno la sua. Penso anche alla selezione delle persone che lavoreranno lì. Sarebbe stato forse il caso di seguire un iter che coinvolgesse di più tutti i soggetti”.

L’iter che affonda agli ultimi anni del vecchio secolo, dicevamo. I primi stanziamenti nelle Finanziarie regionali sono saltati fuori già nel 2006. Ma è nel 2009, come detto, per volontà dell’allora assessore regionale Massimo Russo, che si riparte davvero con lo “studio di fattibilità” dei terreni. L’inizio dei lavori era previsto già per il 2010. Ma slitterà. Nel 2010, però, ecco il bando per scegliere la migliore progettazione: il contratto col raggruppamento di imprese capeggiato dalla Hellmuth, Obata & Kassabaum Inc., viene sottoscritto solo nel 2012. Dopo due anni c’è l’ok degli organi di verifica, poi dopo la stesura del progetto esecutivo ecco il via libera della Commissione regionale dei lavori pubblici. Siamo nell’ottobre del 2016. Prima e dopo l’approvazione del progetto esecutivo, la fondazione Rimed aveva siglato il “Protocollo di legalità” con la Prefettura di Palermo e poi l’Accordo di vigilanza collaborativa con l’Anac. E così, ecco pronto il bando da quasi 114 milioni per l’affidamento dei lavori.

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Insomma, ci siamo. Ma i dubbi rimangono. “In una Regione – denuncia il sindacato Cimo – in cui l’assistenza sanitaria non brilla, si pensa a un centro che non si occuperà di assistenza, ma solo di ricerca. È come se, chi non ha nemmeno la capacità di mangiare pane progetti di cenare con le ostriche. Sulla carta – prosegue il sindacato – i progetti sembrano tutti belli. Ma in qualche caso abbiamo visto che questi si rivelano dei castelli di cartapesta, come nel caso del cosiddetto Cemi-Ismep”. E i dubbi, anche sui posti di lavoro. “I 600 posti? Non vorremmo – prosegue il Cimo – che siano simili ai cinquemila promessi da anni dall’assessorato regionale, che non abbiamo ancora visto. E ci chiediamo: che credibilità hanno queste notizie, quando ci troviamo sotto campagna elettorale?”. “Non sappiamo ancora – insiste Costa della Cgil – nemmeno se questo centro farà parte o meno della rete ospedaliera e come si rapporterà alla Sanità pubblica”.

Dubbi forse legati alla stessa natura della Fondazione che è, come detto, un soggetto misto pubblico-privato. Oggi è presieduta dal professor Camillo Ricordi. Vicepresidente è invece Bruno Gridelli professore dell’Università di Pittsburgh e storicamente figura-chiave in Ismett. “La Fondazione Ri.MED – ha detto – è nata come gemmazione della lunga e fruttuosa collaborazione tra la Regione Siciliana e Upmc che, tramite Ismett, ha messo a disposizione dei pazienti siciliani cure di altissima specializzazione e creato centinaia di posti di lavoro per giovani professionisti della salute”.

Nel consiglio di amministrazione, poi, oltre a Timothy R. Billiar anche lui docente dell’Università americana, Giuseppe Massimo Dell’Aira. Quest’ultimo è l’avvocato dello Stato che, tra le altre cose, è stato chiamato dal governo regionale, che ha sempre manifestato grande fiducia in lui ai più alti livelli istituzionali, a esprimersi anche su vicende che hanno riguardato la Sanità siciliana, come nel caso della querelle sulla nomina dei direttori generali delle aziende catanesi Paolo Cantaro a Angelo Pellicanò. A completare il cda, poi, ecco Alberto Firenze: docente universitario dell’Ateneo di Palermo, ma anche presidente dell’Ente regionale per il diritto allo studio (Ersu). Firenze è, tra l’altro, uno degli animatori delle “Leopolde sicule” di Davide Faraone. Un renziano di ferro, insomma, nel cda della mega-fondazione che presto aprirà il centro del futuro. Da 600 posti di lavoro.

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31 Gennaio 2017, 05:20

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