Alta tensione nella maggioranza |Il Pd rassicura Crocetta: si va avanti

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09 Ottobre 2015, 16:30

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PALERMO – Formalmente l’argomento sul piatto era “solo” il buco nei conti. L’allarme sulla voragine da 500 milioni di euro nelle casse della Regione lanciato martedì dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei, però, è diventato di fatto un argomento marginale sul tavolo della riunione-lampo fra il governatore Rosario Crocetta e il segretario del Partito democratico siciliano Fausto Raciti: in via Bentivegna, negli uffici del Pd, si sono presentati alla spicciolata il leader dell’Udc Gianpiero D’Alia e persino il segretario generale di Palazzo d’Orléans Patrizia Monterosso, e così l’incontro di routine sui conti si è trasformato in una discussione in più fasi sulla tenuta del governo. Tenuta che il Pd sbandiera trasudando fiducia e rassicurazioni: “Noi – dicono in casa democrat – non riteniamo che possa esserci un collegamento tra la vicenda romana e quella siciliana”.
Eppure, dall’annuncio delle dimissioni di Ignazio Marino, nella maggioranza le acque sono agitate. Ancora nella tarda mattinata di oggi il tam-tam della politica era più che insistente: Matteo Renzi starebbe pensando seriamente alla defenestrazione del governatore siciliano per lanciare l’Isola verso le elezioni anticipate, la prossima primavera, in un mega election day che coinvolgerebbe così Milano, Roma, Bologna ma anche la Sicilia. D’altro canto, a legare i destini di Marino e Crocetta era stato lo stesso premier, che nell’infuocata estate del caso Tutino aveva lanciato una sorta di ultimatum a entrambi: “Si occupino di cose concrete, dei problemi della gente, della sanità – aveva detto il presidente del Consiglio – e si smetta di guardare a strani giochi politici. Se sono in grado di governare vadano avanti, altrimenti vadano a casa. Basta con la telenovela continua: la gente non si chiede se un politico resta in carica ma se risponde alle sue domande”.
Tanto più che oggi Raciti è tornato in Sicilia. Un arrivo a Palermo che ha insospettito molti. Il giovane segretario del Partito democratico siciliano è molto vicino a Matteo Orfini, il gran sacerdote dell’affaire romano, tanto da averlo voluto come testimone di nozze. E se quando il presidente del Pd nazionale ha scaricato il sindaco di Roma è arrivata l’accelerazione determinante sulle dimissioni di Marino, in ambienti di Palazzo d’Orléans il ritorno in Sicilia di Raciti è stato letto come un segnale dell’imminente spallata.
Al momento, comunque, la situazione sembra essere rientrata.
O almeno così assicurano in casa Pd: “Se davvero si volesse chiudere la baracca – ragiona un esponente del partito di maggioranza relativa – la voce non circolerebbe così tanto. Si creerebbe l’incidente”. Insomma: al momento si va avanti, a partire dalla discussione sui conti che Raciti e Crocetta hanno – marginalmente, in realtà – affrontato oggi. Una soluzione, giurano in ambienti della maggioranza, sarebbe vicina, con il tentativo di sbloccare la spesa e puntellare il governo, magari con un rimpasto. Argomento centrale in questi giorni, ma non oggi. Oggi sul tavolo la questione era un’altra. E no, non era il buco nei conti.

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09 Ottobre 2015, 16:30

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