Alternanza scuola lavoro |La guida di Confindustria

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05 Maggio 2017, 17:29

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CATANIA – Rappresenta una rivoluzione del modo d’imparare. L’alternanza scuola lavoro, il nuovo metodo di apprendimento per gli studenti, diventa parte integrante del sistema didattico. Si tratta di una diversa modalità di acquisizione delle conoscenze e delle competenze basata sull’integrazione tra il mondo dell’istruzione e quello lavorativo. Addio dunque al “prima si studia e poi si lavora”. Il nuovo metodo, messo in campo dalla ‘Buona scuola, (legge 107/2015), è finalizzato a rendere meno traumatico il passaggio dalla teoria alla pratica per i giovani, che finita la scuola tentano di entrare nel mondo del lavoro. Onde evitare soprattutto che questi si affaccino al mercato senza però aver avuto mai la possibilità di imparare un vero e proprio mestiere. Ma quante sono le aziende e le scuole pronte a realizzare questa rivoluzione?  Poche in verità. Di questo tema si è lungamente parlato quest’oggi nella sede catanese di Confindustria .

L’incontro – moderato dl giornalista Salvo Fallica – è stato organizzato nell’ambito del road show nazionale promosso da Confindustria Piccola Industria che attraverso delle linee guida intende accompagnare le aziende nella realizzazione dell’alternanza. Fra i presenti anche diversi docenti e dirigenti degli istituti catanesi It Archimede, Itis Cannizzaro; politecnico Duca degli Abruzzi e del Liceo Scientifico Galileo Galilei. Ad evidenziare i primi dati negativi è Emilio Grasso, dirigente dell’Ufficio scolastico di Catania. “Sono alte le percentuali di disoccupazione, molti i giovani che non lavorano e non cercano un impiego. Alto è anche il tasso di dispersione scolastica. A scuola – spiega – soprattutto si è riscontrato un deficit nelle conoscenze di base. L’alternanza ci fa ben sperare perché attuando una collaborazione e una sinergia con le altre imprese si può dare la possibilità ai giovani di migliorare e formarsi in aula attraverso la pratica diretta”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è Angelo Di Martino, presidente della Piccola Industria di Confindustria Catania che fa una premessa: “Per superare le criticità è necessario capire quale sia il fabbisogno reale . E capire perché di fronte a un alto così tasso di disoccupazione rimangano tante le domande di lavoro inevase, specie per alcune professioni tecniche. Questo accade – sottolinea Di Martino – perché a volte i giovani non vengono formati adeguatamente nelle competenze. Non vengono cioè fornite loro le offerte formative necessarie per poter essere inseriti nel mondo del lavoro”.

Insomma, l’alternanza si propone anche come uno strumento per combattere la disoccupazione giovanile. “Certamente – prosegue Di Martino – Confindustria oggi in Italia rappresenta un numero alto di imprese ma è necessario un impegno da parte di tutti e delle istituzioni. Serve coinvolgere imprese piccole che non hanno mai avuto relazioni con le scuola , spesso per mancanza di informazioni e incentivi. Da qui la nostra idea di mettere a disposizione delle imprese una guida agile all’alternanza scuola lavoro”. Tra gli ideatori della guida oltre a Bruno Scuotto, vicepresidente Education e Formazione Piccola Industria anche Ivan Lo Bello, vicepresidente Education di Confindustria.

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“Coniugare sapere è saper fare. Confindustria sta lavorando per questo. E l’alternanza scuola lavoro rappresenta un traguardo che mostra una svolta culturale e organizzativo per un paese così frenato da pregiudizi e zavorre ideologiche. Ma per passare dalla regola a pratica che di fatto significa avere a regime 1,5 milioni di studenti che si formano in una reale situazione di lavoro è necessario – precisa – un impegno da parte di tutti”.

Perché se studiare per imparare è fondamentale, altrettanto lo è lavorare. Lo ribadisce Bruno Scuotto, vicepresidente Education e Formazione Piccola Industria, ideatore della guida per le imprese su come realizzare l’alternanza. “Il percorso dell’alternanza scuola lavoro è la costruzione del se e la costruzione di competenze finalizzate alla crescita. Il progetto – dice – è finalizzato a forgiare il ‘carattere lavorativo’ di uno studente, vale a dire: assertività ; comunicazione, non raccontarsi ma ascoltare; intelligenza emotiva, auto controllo e attitudine al rischio. Offrendo agli studenti quelle competenze trasversali che – non per via di un deficit della scuola – nessun libro può insegnare ”.

L’alternanza scuola lavoro al momento non prevede incentivi per le aziende, che dovranno inoltre farsi carico dei costi per affiancare un tutor agli studenti. Il trasporto invece degli allievi e la copertura assicurativa è a spese della scuola. Ma l’auspicio è quello di prevedere benefici fiscali per le aziende così da stimolarle ulteriormente ad accogliere studenti. “Ma c’è anche un problema di fondi” – sottolinea Scuotti, “Noi non possiamo porci come la soluzione ‘quantitativa’ del fenomeno, ma sull’aspetto qualitativo, quello sì”.

 

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05 Maggio 2017, 17:29

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