31 Ottobre 2014, 09:45
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PALERMO – E ora si ricomincia. Rosario Crocetta e la sua ritrovata maggioranza scollinano senza fatica la mozione di sfiducia a Sala d’Ercole e sono pronti per battezzare il terzo governo della legislatura, quello che nelle intenzioni dei partiti dovrebbe aprire una nuova fase politica. Un battesimo, quello della nuova giunta, per il quale il presidente pensa a martedì prossimo. Intanto, in attesa della cerimonia, il primo regalo di battesimo è arrivato ieri a Palazzo dei Normanni. Lo hanno portato le opposizioni, che con una mozione di sfiducia senza chance di successo hanno messo il bollo sulla compattezza della maggioranza di governo.
Ma non solo. Dal dibattito emerso ieri in Aula, l’impressione è che la maggioranza, già ingrassata in questi due anni dall’approdo di nutriti drappelli di transfughi, possa ulteriormente irrobustirsi in un futuro prossimo. A nessuno sono sfuggite le sfumature dell’intervento del capogruppo dell’Mpa Roberto Di Mauro. I lombardiani hanno sì votato la sfiducia (per lo meno lo hanno fatto quanti nel gruppo l’avevano sottoscritta), ma Di Mauro ha preso abbastanza platealmente le distanze dal resto del centrodestra, criticando la scelta di votare adesso la sfiducia, insinuando dubbi su possibili trame tra Pd e Forza Italia (accusata di avere avuto un ruolo “deleterio”) sulla falsariga del patto del Nazareno, e omaggiando col suo apprezzamento la nascitura giunta, citando espressamente tre new entry: l’avvocato Caleca, Maurizio Croce e Cleo LI Calzi, già capo della segreteria tecnica di Raffaele Lombardo a Palazzo d’Orleans. “La conosciamo bene”, ha detto dal pulpito di Sala d’Ercole Di Mauro a proposito della esperta di fondi comunitari, sottolineando con tratto robusto una ideale continuità tra lombardismo e crocettismo. In sintesi, gli autonomisti si sganciano da Forza Italia e aprono, anzi, spalancano le porte al nuovo governo, del quale valuteranno “di volta in volta il lavoro e le proposte”.
Insomma, ala fine della fiera, Crocetta rinsalda la sua coalizione (fumando il calumet della pace anche con compagni di partito con i quali lo scontro era degenerato sul personale) e potrebbe persino allargarla. Non solo all’Mpa. Ieri il governatore ha esplicitamente sottolineato l’anomalia della posizione di Ncd, alleato del Pd a Roma, firmatario di una mozione di sfiducia al presidente della Regione del Pd a Palermo. L’opa sugli alfaniani, che nella Capitale sembrano ormai rassegnati alla rottura definitiva con gli ex amici di Forza Italia, è lanciata da un pezzo. E più si avvicineranno le elezioni nazionali, più anche in Sicilia il movimento del ministro dell’Interno dovrà verosimilmente mitigare la sua opposizione in nome della realpolitik.
Contro Crocetta restano i grillini, ieri bersagliati dal governatore con un fuoco di fila sul tema a lui più congeniale, quello dell’antimafia, sfruttando le parole dal sen fuggite a Beppe Grillo domenica a Palermo. Sono loro oggi, e non il centrodestra, i più temuti rivali nel centrosinistra in vista delle prossime regionali. Per non perderle, Faraone, Raciti e compagni hanno chiarissima l’esigenza di cambiare passo e dare un senso alla legislatura, portando a casa qualche risultato che non si limiti a incerottare il bilancio. Riusciranno davvero a realizzare qualcosa di concreto prima di ripiombare nella prossima rissa interna al Pd? È questa la scommessa che da martedì impegnerà Crocetta e la sua coalizione.
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31 Ottobre 2014, 09:45