01 Settembre 2020, 06:02
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PALERMO – “Vorremmo essere ottimisti, ma siamo anche stanchi”. Il 14 settembre si avvicina e Antonio Costanza, vicepresidente di Anffas Sicilia e presidente di Anffas Palermo, sente tutto il peso dei sacrifici a cui le famiglie degli alunni con disabilità sono stati chiamati in questi mesi senza scuola. Da quando il Covid è diventato una realtà imprescindibile, l’associazione, che conta circa mille associati ma il cui indotto cresce esponenzialmente grazie alla presenza di uno sportello Sai (servizio, ascolto, informazione), si è esposta in prima linea. Una battaglia che non si è mai interrotta e che ha impegnato su due fronti: da un lato quello del riconoscimento dei diritti degli alunni maggiormente danneggiati dall’allontanamento dagli istituti; dall’altro quello del compimento di un percorso con le istituzioni per non ripetere alcuni errori commessi durante il lockdown. Oggi le certezze sono maggiori, ma non assolute.
“Sappiamo che tutti, indistintamente, con le restrizioni anti-Covid siamo stati chiamati a sacrificare una serie di diritti in favore di quello alla salute – dice Costanza – ma forse le persone con disabilità e le loro famiglie hanno pagato più degli altri. Tutti ci auguriamo che il 14 settembre ci sia un nuovo inizio per la scuola, ma dobbiamo tener conto delle preoccupazioni che queste famiglie hanno. Al di là dello scontato rischio di contagio, anche per la sottrazione di strumenti e sistemi – spiega – che a loro servivano per condurre una vita normale. Fermarsi mezzo anno, per le persone con disabilità soprattutto intellettiva, e legata al neurosviluppo, può significare un danno enorme; così anche la sospensione dei centri diurni e tante altre mancanze che hanno fatto sentire le famiglie abbandonate, senza mezzi termini”.
Il presidente di Anffas Palermo denuncia l’assenza di soluzioni alternative a sospensioni e chiusure: “Sappiamo che nella disabilità ci sono intensità diverse di sostegno. È chiaro che chi necessitava di meno sostegno ha vissuto meglio la situazione, ma gli altri? E di certo la didattica a distanza non ha rappresentato in alcun modo una risposta. Ci sarebbe piaciuto dire il contrario, ma si tratta dell’ennesimo diritto non riconosciuto”. A venir meno, in questo caso, secondo Costanza è stato “un compromesso fra didattica e socialità. Le figure di sostegno e assistenza valgono anche per la didattica a distanza quindi sarebbero dovute avvenire videolezioni in presenza anche di queste figure, fisicamente se possibile. Invece – osserva – ci sono stati casi in cui addirittura sono state fatte lezioni singole, a tu per tu con l’alunno separandolo dai compagni, ma l’alunno è parte integrante della classe. Per non parlare di quella enorme fetta di popolazione con disabilità le cui condizioni non consentivano affatto la didattica a distanza, e che quindi non ne ha svolta”.
Per le famiglie degli alunni disabili dunque si intrecciano il recente passato e il prossimo futuro, con l’ombra degli errori del lockdown che continua a pesare: “Da anni è stato chiesto che tutti gli alunni con disabilità avessero il diritto di iniziare la scuola con tutti i loro compagni – fa presente Antonio Costanza –. Perché questo avvenga è necessaria la presenza, dal primo giorno, di tutte quelle figure per loro fondamentali. Dobbiamo porci delle domande: gli alunni avranno o non avranno a disposizione queste figure previste dal Pei (Piano educativo individualizzato) già il 14 settembre? Chi vigilerà sul distanziamento che molti bambini e ragazzi disabili non sono in grado di rispettare? In più – aggiunge – c’è anche un rischio: non vorremmo mai che, dato che le classi dovranno essere divise, venissero separati dal gruppo proprio gli alunni con disabilità. Quante volte abbiamo letto sui giornali che l’alunno con disabilità ‘approfondisce la didattica’ in aula gioco perché l’insegnante non ritiene possibile l’integrazione in certi momenti? Questo non può certo accadere ora”.
Per eliminare queste barriere, negli ultimi mesi una task force della Regione Siciliana ha ipotizzato diversi scenari che potrebbero prender forma dal 14 settembre. Costanza riconosce che “abbiamo davanti una grande incognita per tutti, vogliamo essere fiduciosi e pensare che questa possa essere una grande occasione”. E ne approfitta per fare un appello: “Molte scuole entro il 30 giugno avrebbero dovuto redigere i Pei provvisori, documenti che vengono prodotti alla presenza dell’alunno, della famiglia, dei medici di riferimento, della scuola e degli enti locali. Un Pei fotografa l’individualità di ciascun alunno, perché non ne esiste uno uguale a un altro. Io mi auguro tutti gli istituti li abbiano già pronti, perché – raccomanda – chi non è in queste condizioni deve assolutamente sbrigarsi. Sarebbe intollerabile lasciare indietro qualcuno. Ancora”.
Il coronavirus ha soprattutto rimesso in discussione, in chiave diversa, i vecchi problemi che affliggono la vita delle famiglie degli studenti con disabilità. Come spiega Costanza, “c’è il nodo del trasporto casa-scuola e viceversa, di cui oggi non sappiamo nulla con chiarezza; c’è il tema dell’assistenza igienico-personale, che quest’anno sarà svolto sì dagli specialisti, ma anche dai collaboratori scolastici che non hanno competenze approfondite; insomma, il concetto è che con l’arrivo del Covid si sono azzerati anni di lotte e purtroppo ci siamo ritrovati indietro di un secolo”. Il vicepresidente dell’associazione conclude con una riflessione: “Se prima qualcuno diceva ‘al vento’ che non si poteva lasciare indietro nessuno, col virus c’è stata la prova di cosa succede quando realmente qualcuno viene dimenticato. Pensiamo, per esempio, al dramma delle stragi nelle case di riposo. L’impreparazione poteva reggere i primi mesi, ma adesso nessuno può dire: ‘Non sapevamo che avremmo vissuto questo scenario’. Il Covid non sia una scusante per nessuno”.
Live Sicilia ha provato a contattare il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Stefano Suraniti, senza successo. Il nostro giornale resta comunque a disposizione per chiarimenti e precisazioni.
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01 Settembre 2020, 06:02