"Amanti diabolici" di Cerda: 100 testimoni per un delitto

“Amanti diabolici” di Cerda: 100 testimoni per un delitto

Luana Cammalleri e Pietro Ferrara imputati per l'omicidio di Carlo La Duca

PALERMO – Oltre 100 testimoni, citati da accusa e difesa. Tutti ammessi dalla Corte di Assise che sta processando Luana Cammalleri e il suo amante, Pietro Ferrara, accusati di avere ucciso il marito della donna, Carlo La Duca.

Il corpo dell’imprenditore agricolo di Cerda, scomparso nel nulla il 31 gennaio 2019, non è stato più ritrovato.

I pubblici ministeri Alfredo Gagliardi e Luisa Vittoria Campanile non hanno dubbi: la moglie e il migliore amico di La Duca avevano un piano per ucciderlo e fare sparire il cadavere. Gli imputati, difesi dagli avvocati Giovanni Marchese e Accursio Gagliano, hanno sempre negato questa ricostruzione.

La Duca partì da Cerda andando incontro alla morte. La mattina del 31 gennaio 2019 era uscito dalla sua abitazione alle 8:07 per recarsi a Cinisi dove ad attenderlo c’era la nuova compagna con cui doveva trascorrere il fine settimana.

La sua relazione con la moglie era naufragata. Non vivevano più insieme. Era prevista una tappa intermedia in campagna da Ferrara a Ciaculli. Il tragitto della sua Wolkwswagen Golf è stato monitorato grazie al Gps fino in via Salvatore Minutilla, a Cardillo, dove è stata trovata la macchina. Ferrara, dunque, è stata l’ultima persona ad avere incontrato La Duca.

Luana Cammalleri all’inizio disse di non essersi recata a Palermo il 31 gennaio, ma di essere rimasta a Termini Imerese. Poi ammise di avere seguito il marito. Non poteva smentire il fatto che il suo telefonino ha agganciato la cella di via Conceria e viale Regione Siciliana a Palermo per poi spostarsi verso Villabate e fare ritorno a Termini Imerese. Alle 16:17 il suo telefono e quello di Ferrara erano collegati alle celle di via Ciaculli.

Carlo La Duca, la vittima

Da qui l’ipotesi che Ferrara abbia ucciso l’amico con il concorso morale della donna, che lo avrebbe aiutato a nascondere il corpo.

Non è tutto perché una Fiat Punto, come quella usata dalla donna, è stata immortalata mentre seguiva l’autovettura di La Duca durante il tragitto verso Cardillo. Cammalleri, ed è un elemento finora inedito, ha confermato di avere seguito il marito. Voleva sapere chi stesse frequentando, per garantire i propri interessi economici in vista della separazione.

All’inizio si era affidata ad un investigatore privato, poi ha deciso di pedinarlo da sola. Ai carabinieri ha detto che quella mattina in via Minutella vide il marito scendere dalla macchina. C’erano altre persone ad attenderlo.

Perché non lo ha detto subito nel primo interrogatorio? Perché quando ha saputo che La Duca era scomparso ha avuto paura. Ha temuto che quelle persone, che non conosceva, l’avessero vista e volessero farle del male. Per i pm è solo l’ultima bugia. Il processo stabilirà la verità giudiziaria. Davanti al collegio presieduto da Sergio Gulotta si sono costituiti parte civile i parenti della vittima con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Pirrone.


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