21 Marzo 2022, 15:30
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PALERMO – Un agguato programmato nei minimi dettagli. Compresi il copione da recitare temendo di essere intercettati e la messinscena davanti alle telecamere. La Procura di Palermo non ha dubbi: l’imprenditore Carlo La Duca è stato ucciso dal suo migliore amico, Pietro Ferrara, e della moglie Luana Cammalleri. I due erano amanti.
L’atto di accusa della Procura di Palermo, guidata dal reggente Marzia Sabella, muove dalle indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Luisa Vittoria Campanile e Alfredo Gagliardi.
La mattina del 31 gennaio 2019 La Duca è uscito dalla sua abitazione di Cerda alle 8:07 per recarsi a Cinisi dove ad attenderlo c’era la nuova compagna con cui doveva trascorrere il fine settimana. La sua relazione con la moglie era già naufragata. Non vivevano più insieme. Era prevista una tappa intermedia in campagna da Ferrara a Ciaculli. Il tragitto della sua Wolkwswagen Golf è stato monitorato grazie al Gps fino in via Salvatore Minutilla, a Cardillo, dove è stata trovata la macchina. Pietro Ferrara, dunque, è stata l’ultima persona ad avere incontrato Carlo La Duca.
La nuova compagna, non vedendolo arrivare, ha telefonato a 12:06 alla moglie di Pietro Ferrara, che però ha taciuto l’incontro. Soltanto la sera dell’1 primo febbraio Ferrara si è presentato dai carabinieri Termini Imerese insieme alla moglie per raccontare dell’incontro.
Perché quel silenzio? Ferrara ha spiegato che doveva parlare con l’amico del fatto che si era invaghito di un’altra donna. La Duca avrebbe voluto ricondurlo sulla retta via. Nulla sapeva della relazione con la moglie. O forse lo aveva scoperto e quel giorno a Ciaculli avrebbe voluto parlargli proprio di questo.
Luana Cammalleri ha sempre detto di non essersi recata a Palermo il 31 gennaio, ma di essere rimasta a Termini Imerese. Dichiarazioni bollate come false. Il suo telefonino ha agganciato la cella di via Conceria e viale Regione Siciliana a Palermo per poi spostarsi verso Villabate e fare ritorno a Termini Imerese. Alle 16:17 il suo telefono e quello di Ferrara hanno agganciato entrambi le celle telefoniche di via Ciaculli.
Da qui l’ipotesi che Ferrara abbia ucciso l’amico con il concorso morale della donna, che lo avrebbe aiutato a nascondere il corpo. Non si sa, infatti, se la moglie abbia materialmente partecipato al delitto. Del corpo ancora non c’è traccia. Presto sin potrebbe iniziare a scavare nel terreno di Ciaculli.
Avrebbero fatto di tutto per nascondere il loro appuntamento. Ad esempio il 4 marzo Pietro Ferrara diceva alla donna: “No… in quel giorno non ci siamo visti”. E lei aggiungeva: “… io all’impatto ho fatto finta di rimanere di ghiaccio… gli ho detto no”. Il riferimento era alle parole dette agli investigatori.
Sapevano, però, che loro i telefonini potevano essere rintracciati e così avrebbero concordato una versione di comodo qualora fossero stati interrogati. Ferrara: “Te la faccio per l’ultima volta la domanda”. E Cammalleri replicava: “… speriamo che non mi fanno tutte queste domande… io ci spero”. Ed è per non essere intercettati che si sarebbero dotate in due occasioni, a febbraio e giugno 2019, di schede telefoniche pulite e non intestate a loro.
Serviva prudenza anche in casa perché, come diceva Ferarra: “… tu avrai microspie ovunque…quindi quando magari ci sentiamo non lo accendi stereo e, accendi quello che cazzo vuoi e ti vai a infilare nel buco più in dentro possibile”.
Quando Luana Cammalleri saliva in auto era prudente: “… va bene sto spegnendo il telefonino e mi metto in macchina sto venendo… va bene accendo la radio lo so va bene vita mia sto venendo ciao ciao”. I loro dubbi divennero certezza nel maggio 2020 quando un elettrauto di Palermo avvertì Ferrara di avere trovato una microspia sulla sua macchina. Solo che pensavano fosse stato il “becco” e cioè La Duca.
Ed invece erano i carabinieri. I due amanti sentivano le pressioni addosso. Poi arrivarono pure i sogni premonitori della donna a complicare il loro stato d’animo. Gli era apparso il marito che “… guardandomi sempre negli occhi qua fuori al cementato mi diceva a me tu me lo devi fare capire dove sono stato e io gli dicevo a lui ma se fossi tu a fare la tua la tua decisione come faccio io a sapere dove fossi e come è come ci sei andato a finire”.
Il marito le appariva in sogno perché “lui mi vuole fare sentire in colpa tutto quello che c’è stato, che la tinta sono io ed il buono era lui capito”. L’amante concordava: “Non è che sei pentita… il suo scopo adesso sai qual è quello di farti sentire in colpa di farti sballare il cervello la ti vuole portare non devi cedere alle sue trappole”.
Nelle loro conversazioni si rivolgevano a La Duca definendolo “bestia”. Erano trascorsi pochi giorni dalla scomparsa eppure fantasticavano su come sarebbe stato il loro prossimo incontro sessuale. Immaginavano persino di indossare il gilet della povera vittima.
Sarebbero stati due amanti diabolici, dunque. Cammalleri ha negato la sua presenza a Palermo, ma i carabinieri sono certi che sia stata in città il giorno della scomparsa di La Duca. Non ci sarebbero solo i tracciati telefonici a confermarlo, ma anche le immagini di alcune telecamere.
La Duca è partito da Cerda alle 8:07 ed è arrivato alle 8:56 a Ciaculli. Poi il telefono è rimasto spento fino alle 10:48. Alle 10:48 l’auto di Carlo La Duca è ripartita dal terreno di Ferrara. Ha percorso strette vie in cui solo uno che conosce bene la zona può non rimanere in trappola. Un percorso monitorato grazie al Gps. Ad un certo punto una telecamera ha filmato la Golf di La Duca seguita da una Fiat Uno bianca. Si tratta dello stesso modello di auto della donna.
Le immagini ingrandite hanno consentito di confermare la corrispondenza soltanto di alcuni numeri della targa. Non tutti, però. Ci sono altre analogie fra la macchina filmata e quella della donna: un adesivo bianco nel vetro posteriore, lo stemma Fiat sotto il tergicristalli posteriore, un supporto metallico di colore argento e nero sul lato sinistro del fanale.
Secondo l’accusa, sono stati i due amanti a uccidere La Duca spinti da “un coacervo di interessi personali, familiari ed economici”. Così scrive il giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta. Volevano sbarazzarsi dell’uomo innanzitutto per accaparrarsi la sua impresa agricola e i suoi beni. Per completare il loro piano avrebbe pensato anche a una messinscena. Ferrara è stato intervistato dalla trasmissione Rai “Chi l’ha visto” e lì avrebbe recitato la parte dell’amico disperato.
In una conversazione del 25 novembre Cammalleri si lasciava scappare la parola “buonanima” riferendosi al marito, venendo redarguita da Ferrara: “Buonanima ma di che minchia stai parlando”. Cammalleri si correggeva: “… la decisione che ha fatto Carlo… la decisione che ha fatto Carlo… la scelta che ha fatto Carlo”, diceva. Come se si fosse trattato di un allontanamento volontario.
Infine Ferrara concordava la messinscena televisiva: “… anzi tu stai attenta alle trasmissioni e se mi vedrai se mi vedrai piangere, se mi vedrai commuovere stai tranquilla è giusto?… a parte che mi farò oscurare la faccia perché non voglio essere visto da nessuno”. Ed invece lo videro in tantissimi, mentre piangeva per la scomparsa del suo più caro amico.
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21 Marzo 2022, 15:30