03 Agosto 2018, 09:08
3 min di lettura
PALERMO – L’Amat perde ancora soldi. Anche la seconda trimestrale del 2018, infatti, dimostra tutte le difficoltà della partecipata per il trasporto pubblico del comune di Palermo che, da aprile a giugno, fa segnare un passivo di 1,8 milioni di euro. Una situazione che sembra ormai cronica, dovuta non solo al taglio regionale del contributo del 2,7% rispetto all’anno scorso, ma anche all’incapacità dell’azienda di definire, senza l’apporto di Palazzo delle Aquile, un piano di risanamento che salvi l’azienda dal baratro.
Una situazione difficilissima con cui dovrà fare i conti il nuovo presidente, Michele Cimino, che attende di insediarsi e che comprende anche la partita dei 30 milioni di disallineamenti e dei 20 milioni ricevuti indebitamente in questi anni e che il Comune vuole restituiti. “L’azienda è sul baratro – denuncia Fabrizio Ferrandelli – e il tram la sta trascinando a fondo, le linee non sono sostenibili e bisogna immediatamente bloccare la progettazione delle nuove. I disallineamenti dell’azienda però non hanno a che fare solo col passato, ma riguardano anche il 2017: il fallimento di Amat è responsabilità del sindaco e dei suoi assessori e di politiche scellerate come quelle della Ztl. Il consolidato 2016 descrive una situazione drammatica, confermata dal consuntivo 2017 e per il 2018 la perdita sarà di nove milioni. Troviamo preoccupante il silenzio dell’azienda e dei sindacati: non capiscono cosa sta accadendo?”.
La trimestrale non è stata ancora inviata al Comune, ma la relazione è pronta a partire e sarà al vaglio del prossimo cda. Tabelle alla mano, i settori sono quasi tutti in positivo. Il trasporto pubblico, tram compreso, fa segnare un margine operativo netto di 130 mila euro: se i ricavi ammontano a 20,5 milioni, di cui appena 2,7 per biglietti e abbonamenti, le spese sono costituite per lo più dal personale (13,2 milioni). In attivo la segnaletica (+36.398 euro), le strisce blu (+345.073), perfino la Ztl (743.070). In rosso, invece, il servizio rimozione (-72.672) e car e bike sharing (-211.562). Ma a pesare sono più che altri i costi amministrativi generali, pari a 2.771.895 euro, che non si riescono a coprire del tutto. La perdita, in totale, ammonta infatti a 1.846.962 euro.
Ma per la stessa azienda lo squilibrio strutturale è da imputare ancora al tram che, nonostante le minacce, ad agosto non si è fermato, ma anche alla Ztl. “A fronte di un presunto ricavo di 30 milioni, così come riportato nel contratto di servizio – si legge nella relazione trimestrale – è stato registrato, nell’intero anno 2017, un ricavo pari a circa 2,2 milioni, nel primo trimestre del 2018 un ricavo di 657.592 e nel secondo trimestre di 848.364. Per contro, i costi correlati sono destinati a incrementarsi in conseguenze dell’avvio e dell’implementazione dei sistemi di rilevamento elettronico dell’ingresso mezzi, tramite videocamere, per i quali Amat dovrà gestirne la manutenzione”. Insomma, non solo la Ztl fa incassare molto meno del previsto ma per l’azienda è addirittura un macigno sempre più grande, visto che verranno attivati nuovi varchi controllati elettronicamente.
Poi c’è il tram che in tre mesi è costato 3.027.480 euro, di cui 176 mila euro di energia elettrica, 1.643.466 di servizi (solo la manutenzione 1,4 milioni), 897 mila euro per il personale, oltre a 273 mila euro di ammortamenti. “Tali costi – scrive la società – integralmente gravanti sul conto economico aziendale, hanno determinato, dall’attivazione del servizio al 30 giugno 2018, la produzione di 2.109.528 chilometri, attività aggiuntiva rispetto al volume di servizio contrattualizzato”. Il che vuol dire, in parole povere, che il tram lo paga Amat visto che non è neanche previsto nel contratto col Comune. L’azienda però si spinge anche più in là, evidenziando non solo come il costo del tram (3 milioni) sia superiore alla perdita (1,8 milioni), ma anche come il personale destinato ai treni bianchi (che costa 897 mila euro in tre mesi) non possa essere impiegato per gli autobus, tanto da dover ricorrere agli interinali che sono un ulteriore costo. Da qui nuovamente la minaccia di restituire il tram per salvare i conti dell’azienda, a meno che il Comune non modifichi il contratto di servizio e dia più soldi.
Pubblicato il
03 Agosto 2018, 09:08