“Ammazzano suo zio… un macello”| Fibrillazioni a Porta Nuova

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08 Giugno 2020, 15:24

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PALERMO – “Questa agenzia Fiore l’aveva in società con una figlia o parente di Nicola Ingarao”, così ha raccontato Sergio Flamia, pentito di Bagheria, descrivendo l’inizio della scalata di Vincenzo Fiore, che oggi finisce in carcere con l’accusa di essere uno degli uomini d’oro del business delle scommesse targate Cosa Nostra.

È vero, nella sua agenzia di scommesse hanno lavorato i figli di Ingarao, ex reggente del mandamento di Porta Nuova, assassinato nel 2007 per volere dei boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Ed era lo stesso Fiore a raccontare a un amico nel 2017 che “io di là sono… la prima agenzia là l’ho avuta al Capo… io la buonamima che si asciugarono… alla Noce… Nicola Ingarao… mio fratello”.

Alla moglie che voleva aprire un negozio a Bagheria Fiore confidava che era meglio farlo a Palermo dove era sicuro che non gli avrebbero chiesto il pizzo: “La zona bella di Palermo non ne abbiamo problemi…. fino allo stadio compreso Mondello”.

Si vantava delle sue conoscenze: “L’altra volta mi sono visto con Gregorio… io lo conosco…”, parlando di Gregorio Di Giovanni, capomafia di Porta Nuova, uno dei boss che hanno partecipato alla riunione della nuova Cupola di Cosa Nostra. Fiore era a conoscenza della grave fibrillazione dovuta all’omicidio di Giuseppe Dainotti: “…. per ora sono messi male là sotto, al Centro…il fatto dell’omicidio… ci ammazzano a suo zio… è successo un macello..”.

La conversazione è del giugno 2017, un mese dopo che i killer crivellarono il boss Dianotti in via D’Ossuna. Il riferimento può essere duplice perché Dainotti è lo zio di Tommaso Lo Presti (era il fratello della madre di quest’ultimo) ma è anche zio, seppur non in linea diretta, dei fratelli Gregorio e Giuseppe Di Giovanni, la cui madre è cognata della sorella del boss assassinato. L’omicidio Dainotti è uno degli omicidi della recente Cosa Nostra ancora irrisolti (le tracce che portano al killer).

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C’era scompiglio a Porta Nuova anche per un altro motivo: “Ora si accavallò pure questo fatto dell’avvocato… questo che hanno ammazzato Fragalà…”, diceva Rosario Schiavo, interlocutore di Fiore, riferendosi alla tragica morte dell’avvocato Enzo Fragalà. Di Giovanni è sospettato di essere il mandante del pestaggio ai danni del penalista, ma non sono stati trovati riscontri.

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Fiore concludeva con i complimenti per Gregorio Di Giovanni: “… che dico passiamo un’amicizia perché lui lo sa io sono un uomo d’onore e lui è un uomo d’onore… però una persona troppo seria. Troppo seria, vecchio stampo… con la vecchie mentalità, con la vecchia dignità, non ora che… ormai, io davvero mi ricordo gente che non poteva mangiare e le persone gli facevano la spesa, soldi non ce n’erano, vai là mi porti la spesa, restavano in carcere, la moglie mantenuta, la figlia mantenuta…”.

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08 Giugno 2020, 15:24

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