07 Ottobre 2014, 14:33
3 min di lettura
PALERMO – È la storia di un “amore criminale” quello che venne fuori dal racconto di Salvatore Maniscalco. La storia di una relazione tormentata finita nel più tragico dei modi. Il muratore fornì più versioni dei fatti. Di certo ammise di avere distrutto il corpo con il fuoco nel corso di un interrogatorio di difficile comprensione anche per le carenze linguistiche dell’indagato. Maniscalco, infatti, è analfabeta. In presenza del suo avvocato e del pubblico ministero confermò una serie di circostanze pur cambiando parecchie versioni. La sua, però, non fu una confessione piena. Concetta, infatti, a suo dire, sarebbe morta per un incidente.
Maniscalco innanzitutto ricostruì la storia di una profonda crisi coniugale: “Se n’è andata la prima volta nei miei zii, dice io voglio andare via da te e dai bimbi… è scappata di casa”. Maniscalco non si è mai rassegnato: “Io per dirci la verità, davanti a Dio, l’ho andata a prendere soltanto per i miei figli non volevo distruggere questa famiglia, forse ho sbagliato”.
La relazione era ormai naufragata: “Dopo è andata via di casa di nuovo ed è andata da un’amica… dopo è andata da sua madre… ho abbassato la testa davanti a Dio e ho andato a prenderla… dice voglio stare per i fatti miei tranquilla e l’ho lasciata nella sua stanza… facevo tutto io a casa”.
Maniscalco tralasciò particolari per descrivere il rapporto burrascoso con la moglie: “… sempre mi ha alzato le mani, colpi di bastone, di scopa… hanno venuto i carabinieri”. Il peggio sarebbe accaduto al termine dell’ennesima lite. Il giudice Lorenzo Matassa cercò di cristallizzare nei ricordi di Maniscalco, confusi o presunti tali, gli ultimi istanti di vita della donna: “Quel giorno è venuta, lei comincia a picchiarmi davanti la gente là vicino, è entrata a casa nostra… diceva basta questo matrimonio è finito voglio andare via da questa situazione… ha cominciato a darmi botte.. io l’ho presa con le mano, il muro… ed io ci ho detto statti ferma… i bimbi erano giù… ci ho detto scendete perché la mamma è arrabbiata… al modo che è caduta a terra ha sbattuto la testa a terra e ho fatto una cosa brutta… davanti a Dio i bimbi non c’erano… non ce n’è coltello…”.
Maniscalco, dunque, ammise di essersi macchiato di “una cosa brutta”, negando, però, di avere colpito Concetta con un coltello. Una circostanza emersa dai ricordi di una delle figlie. Il racconto è proseguito con un’altra ammissione: “Non ho capito più niente”. Come la colpì? “Con le mani… coltelli queste cose non ce n’è stato… diciamo che lei è caduta a terra e io invece di aiutarla perché lei soffre… quando si arrabbia ci manca il respiro… l’ho chiamata e non mi rispondeva. Ci ho messo la mano così e ho visto che non respirava più, ho preso una bottiglia d’acqua ce l’ho buttata sopra e non rispondeva più”.
Perché non chiamò un’ambulanza? “Ho sbagliato… e non ho chiamato a nessuno, perché volevo prendere che lei diceva tu devi andare in galera. Momenti di testa che ho sbagliato…”. Maniscalco non l’avrebbe soccorsa perché sapeva che il desiderio della moglie era di vederlo in galera. Un desiderio che poteva essere soddisfatto solo con la morte della ragazza: “… l’ho presa che io al momento non capivo più niente e l’ho messa sopra la macchina… così per come era vestita… in braccio… invece di aiutarla l’ho fatta proprio fuori… fuori a nasconderla per non fare capire niente a nessuno… ho visto così e la testa non capivo più niente e ho fatto questa cosa”.
Poi, il racconto si concentrò sulla distruzione del corpo. L’ha bruciata? “Sì”. E la benzina? “L’ho comprata prima, io lavoro in campagna e mi serviva per lavorare… davanti a Dio nessuno mi ha aiutato”. Ha utilizzato un bidone? “Sì”. E le ha dato fuoco? ”Sì, me sono andato, perché avevo la coscienza sporca”. Com’era vestita? “Jeans, giubbotto rosso”. E le ha tolto il giubbotto prima di bruciarla? ”No”. Altro punto controverso: il giubbotto è lo stesso abbandonato nei pressi dell’abitazione della madre di Concetta, alcuni giorni dopo la scomparsa.
Pubblicato il
07 Ottobre 2014, 14:33