19 Febbraio 2019, 13:30
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PALERMO – La scelta degli iscritti del Movimento 5 stelle di non dare l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo salvini per il caso Diciotti ha scatenato le reazioni del web. Fra pesanti critiche e commenti infuocati, il ‘day after’ del voto su Rousseau è tutto sui social, dove la rabbia e l’amarezza sembrano procedere a braccetto con l’ironia. Così su twitter è pioggia di screenshot d’annata, in cui un Luigi Di Maio, non ancora vicepremier, le cantava alla “vecchia politica”, colpevole di essersi più volte appellata allo scudo dell’immunità: “L’immunità parlamentare va abolita” (24 giugno 2014); “Fi, Pd e Lega hanno votato per il ritorno dell’immunità parlamentare, un voto da brividi” (1 luglio 2014); “Il Pd ha appena confermato l’immunità parlamentare per deputati e senatori, i nostri sono usciti dall’aula. Si facciano le riforme fra delinquenti immuni” (4 agosto); “Il M5s non userà mai l’immunità parlamentare” (21 maggio 2016). Insomma, una carrellata di dichiarazioni che rischiano di generare non pochi imbarazzi per leader grillino.
C’è poi chi ha voluto dare alla vicenda un sapore un po’ “evangelico”, arrivando a partorire l’hashtag #BarabbaLibero. L’idea sembra essere piaciuta anche al duo comico palermitano formato da Salvo Ficarra e Valentino Picone: i due non ci hanno pensato due volte prima di entrare a gamba tesa nel dibattito social, e assumere un atteggiamento critico nei confronti del M5s. In un tweet, con tanto di immagine, il vice premier diventa quindi “Ponzio Di Maio“, una ‘controfigura’ del procuratore che – secondo il Nuovo Testamento – lasciò al popolo la responsabilità di condannare a morte Gesù Cristo. Ma non è tutto. Un altro tweet sembra riprendere il motto storico del Movimento 5 stelle, che fu l’emblema del concetto della “democrazia diretta” pentastellata: “Uno vale uno… ma le figure di mer*a si fanno insieme”.
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19 Febbraio 2019, 13:30