09 Giugno 2014, 13:21
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PALERMO – Oltre 2,8 milioni revocati all’Ancol. Il dipartimento Formazione e Istruzione ha cancellato i finanziamenti dell’Avviso 20 destinato dall’ente messinese coinvolto nell’inchiesta “Corsi d’oro”. Un’indagine che riguardò, tra gli altri, il responsabile dell’ente, Melino Capone e le mogli di Francantonio Genovese e Giuseppe Buzzanca.
Con diversi decreti, il dirigente generale Anna Rosa Corsello ha fatto esplicito riferimento alle indagini. “Nel decreto che impone il giudizio immediato emesso dal Tribunale di Messina – si legge nella nota della Corsello – sono stati accertati i gravi fatti e riconducibili a molteplici violazioni del codice penale da parte del Capone, in concorso con altri soggetti”.
L’accusa ipotizzata nei confronti dell’ex assessore comunale alla viabilità ed ex commissario regionale dell’Ancol è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I riflettori della magistratura furono accesi sull’Ancol (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro), per accertare la legittimità dei finanziamenti ottenuti dalla Regione Siciliana, per 13 milioni e 600mila euro, dal 2006 al 2011. Melino Capone fu commissario dell Ancol sino al 2006. Da quel momento in poi, nonostante la carica gli fosse stata revocata, avrebbe mantenuto il ruolo di commissario. E avrebbe pure, secondo l’accusa “sistemato” parenti ed amici. A cominciare dal padre che aveva uno stipendio di 3500 euro mensili.
A luglio, poi, a Messina, la Guardia di finanza e la Polizia hanno eseguito, su ordine del gip, dieci ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Tra le persone coinvolte, oltre a Capone, le mogli degli ex sindaci Francantonio Genovese e Giuseppe Buzzanca. Così, ecco scattare le revoche, che consentono all’assessorato di recuperare, solo dall’Ancol, olte 2,8 milioni dei circa 280 milioni che finanziavano l’Avviso 20.
Ma un decreto simile ha riguardato anche un altro ente di Formazione coinvolto in una diversa inchiesta. Secondo la magistratura, infatti, attorno all’Aiprig ruoterebbero una serie di illeciti. Maria Caronna e Carmelo Lo Baido dal 2002 hanno ricevuto finanziamenti per circa tre milioni di euro. Sarebbero serviti ad organizzare corsi “fatti in casa”. Secondo l’accusa, infatti, i due coniugi avrebbero sub-affittato la villa dove abitano agli enti che loro stessi dirigono. E per migliaia di euro al mese. Senza contare i parenti iscritti nel libro paga. Anche in questo caso il dipartimento Istruzione è intervenuto con la revoca del finanziamento: 625 mila euro.
Intanto, slitta ancora il termine per la tanto attesa pubblicazione della versione definitiva dell’albo unico dei formatori. L’assessorato ha fatto sapere che i termini, scaduti sabato scorso, sono prorogati di altri dieci giorni.
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09 Giugno 2014, 13:21