I soldi virtuali per il bilancio | Sessantamila siciliani in bilico

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09 Dicembre 2015, 19:45

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PALERMO – Dopo i bilanci provvisori, quelli impugnati e quelli corretti in corsa, il governo Crocetta sta pensando a un “bilancio eventuale”. Così potrebbe essere sintetizzata l’ultima idea alla base dei lavori per la prossima manovra finanziaria. Manovra che non ha visto ancora la luce nemmeno in giunta. E nemmeno sotto forma di “bozzone”. Niente. Nonostante i tempi ormai siano strettissimi, visto che lo stesso assessore Baccei aveva assicurato che quest’anno si sarebbero rispettati i termini: nessun esercizio provvisorio e bilancio entro il 31 dicembre. Ma di quel bilancio, come detto, non c’è traccia.

La “motivazione” più o meno ufficiale del ritardo è legata alla trattativa in corso tra Palazzo d’Orleans e Palazzo Chigi per il riconoscimento all’Isola di circa 1,4 miliardi di euro per il 2016 e più o meno la stessa cifra per gli anni successivi. Contributi che arriverebbero in Sicilia anche grazie a una revisione dello Statuto che consisterà in una parziale rinuncia all’Autonomia. Gli incontri a Roma ormai saranno una decina. E l’ultimo appare sempre quello decisivo. Come quello che si è tenuto oggi. Annunciato anche dal sottosegretario Davide Faraone, a Palermo sabato scorso, come il “giorno della verità”, per i conti siciliani. Lo stesso Crocetta, dopo l’ultimo vertice del 30 novembre scorso si era detto “convinto che nel corso di questa settimana si potrebbe chiudere l’accordo con lo Stato”. Macché. Di giorni ne sono passati nove. E anche oggi il vertice si è concluso con un sostanziale nulla di fatto. Se si esclude una discussione sui “Patti per il Sud” che dovrebbero inglobare anche il “Patto per la Sicilia”: un insieme di “interventi prioritari (non solo infrastrutturali) – si legge in una nota di Palazzo Chigi – da realizzare per dare robustezza al rilancio produttivo ed occupazionale delle singole regioni”.

Ma di bilancio oggi non si è parlato. Così, in attesa che lo Stato dia il via libera in Finanziaria alla norma per garantire quel miliardo e mezzo, il governo regionale sta pensando a una ipotesi quantomeno originale. In giunta nei prossimi giorni arriverà un bilancio che comprenderà quella somma al centro del contenzioso. Come se esistesse davvero. Così, partirà l’iter che dalla giunta di governo porterà il testo nelle commissioni di merito all’Ars, in commissione bilancio e quindi in Aula. E i tempi sono già strettissimi, visto che non esiste ancora una data concordata per questa riunione di giunta.

Ma che significa comprendere nel bilancio quella mega-cifra che, di fatto, non esiste ancora? L’esecutivo sta ragionando su una sorta di clausola di salvaguardia. Lo strumento utilizzato potrebbe essere quello dell’accantonamento negativo: in pratica, le cifre in uscita sarebbero “congelate” e si sbloccherebbero solo in seguito all’ok del governo Renzi. Altra ipotesi quella di una sorta di “blocco della spesa” automatico nel caso in cui il contenzioso non andasse a buon fine. E a dire il vero, se anche il governo regionale e quello nazionale dovessero trovare una intesa, la norma dovrà passare, sotto forma di emendamento alla legge di stabilità, dalle due Camere. E non è affatto scontato che quell’emendamento venga approvato.

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Che succederebbe, allora, se quella somma da 1,4 miliardi non dovesse arrivare mai? Le conseguenze potrebbero essere quelle descritte da Livesicilia già qualche settimana fa. Il governo, infatti, dovrà prevedere la copertura certa delle cosiddette “spese incomprimibili e obbligatorie”. Il resto, dovrebbe invece poggiare proprio su quel miliardo e mezzo “pericolante”. Un destino, quello della precarietà di quei contributi che potrebbe riguardare oltre sessantamila siciliani. Quelli che già qualche settimana fa Livesicilia raccontò come lavoratori “in bilico”, costretti a camminare sul filo.

Tra questi, tutti i lavoratori degli enti collegati alla Regione. Tra gli altri, solo per fare qualche esempio, i Forestali e i dipendenti di società partecipate, Consorzi di bonifica, Irsap, Esa, Istituto zootecnico, Enti parco, Teatri. Se insomma non si chiuderà l’accordo con lo Stato – o meglio, finché questo non sarà chiuso – questi lavoratori rischiano di non vedere un euro. A dire il vero, questi lavoratori a causa di altri problemi (quelli riguardanti il raggiungimento del limite del patto di stabilità e quelli riguardanti le difficoltà di cassa che hanno costretto il governo a chiedere l’autorizzazione per un nuovo prestito) rischiano già un Natale molto povero: a rischio sia gli stipendi che le tredicesime.. Ma i prossimi mesi potrebbero essere molto difficili anche per altre due categorie di lavoratori, che meritano un discorso a parte.

I 22.400 lavoratori precari dei Comuni anche quest’anno rimarranno col fiato sospeso fino all’ultimo. Nonostante gli annunci e le rassicurazioni piovute nei mesi scorsi, per loro, al massimo ci sarà l’ennesima proroga. Nessuna stabilizzazione, insomma. Ma il rischio anche nel loro caso di restare senza stipendio nel caso in cui l’accordo non dovesse chiudersi nel migliore dei modi. Proprio oggi a Roma si sarebbe aperto uno spiraglio attraverso l’idea di una serie di incentivi da dare ai Comuni per l’assunzione dei precari. Una mossa che potrebbe facilitare l’assorbimento dei lavoratori in qualche caso precari da vent’anni. Lavoratori che però scenderanno in piazza venerdì, insieme ai sindacati e all’Anci a protestare contro il governo regionale. Per i circa 8 mila lavoratori della Formazione, invece, i problemi derivano dai ritardi nella pubblicazione dell’Avviso per i corsi. Gli enti hanno già “finito i soldi” dovuti ai finanziamenti dell’anno scorso. Per i nuovi probabilmente si dovrà attendere l’arrivo delle primavera. Fino ad allora, per quei lavoratori che nel frattempo vengono licenziati quasi ogni giorno dagli enti (sarebbero già oltre cinque mila quelli rimasti senza un lavoro), non ci sarà né stipendio, né cassa integrazione.

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09 Dicembre 2015, 19:45

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