“Ci vediamo in galera”

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22 Novembre 2010, 11:28

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“Certo che andrò in galera, se c’é una condanna e la Cassazione conferma la sentenza si va in galera. Maroni? Ha detto una cosa giusta, ma anche banale come dire che se piove devo usare l’ombrello: ma insomma non sono preoccupato, ci vediamo in galera”. Appare più stanco del solito (“sono stressato, me lo ha detto anche il medico e poi un altro al posto mio ci avrebbe rimesso già le penne”), ma l’ironia e la verve non mancano a Marcello Dell’Utri. L’ occasione per le sue “esternazioni”, e come al solito non si sottrae al fuoco di fila delle domande dei cronisti, è data dalla presentazione della sesta edizione della Fiera del libro usato che si aprirà a Milano il 5 dicembre prossimo di cui Dell’ Utri è patrocinatore. La cornice sono i libri, quelli della biblioteca di via Senato a Milano, e la mostra ‘Dante e l’Islam’, un percorso fatto da edizioni rare della ‘Commedia’ che il senatore novello Virgilio illustra ai fotografi e ai giornalisti. Le domande sono tutte sulle motivazioni della sentenza, sul parere espresso dal ministro dell’Interno Roberto Maroni in caso di verdetto definitivo in Cassazione. Ma dell’Utri – condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa e definito nelle motivazioni della sentenza dei giudici di Palermo, mediatore tra cosa nostra e Berlusconi imprenditore – non rinuncia alla sua vocazione di bibliofilo e cita Dante: “Per il momento sono nel limbo, ma sono ancora vivo. Il paradiso? Un passaggio nel purgatorio, credo, non ce lo toglie nessuno”. Parla di gironi, di canti della Divina Commedia, si ferma davanti ad ogni edizione del poema in mostra nelle bacheche di via Senato, tra edizioni della Commedia più piccole del mondo e pagine preziosissime del Corano. “Per il momento – dice con la consueta ironia il senatore – però sono ancora vivo. Cosa farò fino alla sentenza della Cassazione? Mi occuperò di cultura, soprattutto di libri che sono il vero antidoto, la vera medicina per curare lo stress. Sono andato a fare un controllo e il medico mi ha detto: ‘Lei ha una malattia grave’. Accidenti, ho pensato, ci siamo, ho qualcosa di grave. E lui mi ha detto invece che era solo stress e che se lo eliminavo mi sarebbero passati tutti i sintomi. Certo non sono fatto di legno”. Perde la calma soltanto quando gli si chiede un giudizio sulla mafia. “Cosa penso della mafia? – si arrabbia – Ma cosa vuole che le dica? Vuol sentirsi dire che è una bella cosa? Vuole che dica che ne penso bene? Ma che domande sono? La mafia, anzi i delinquenti sono dappertutto, non solo a Nord, a Est, Sud e Ovest. Bisogna stare all’erta, ma il lavoro che stanno facendo il governo e Maroni è ottimo, e penso e spero che darà i suoi frutti sempre”. Carfagna e il tradimento e Berlusconi, infine, mentre la visita alla mostra sta per terminare e davanti c’é l’ultima rarissima, edizione della Commedia in bacheca: “Chi non è tradito? Tutti i capi sono sempre traditi, anche Berlusconi che adesso è un po’ giù, è amareggiato. Ha un momento di angoscia ma si saprà riprendere, lo conosco bene. Io vittima del tradimento? Non sono un capo, a meno che (sorride a mezza bocca, ndr) non mi consideriate il capo di Cosa Nostra”.

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22 Novembre 2010, 11:28

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