Nizza nel mirino dello ‘Scheletro’ |Seminara: “Meditò di ucciderlo”

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08 Luglio 2017, 05:12

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CATANIA – Andrea Nizza sarebbe stato il bersaglio qualche anno fa di un omicidio. A volere la sua testa sarebbe stato Lorenzo Saitta, meglio conosciuto nella mala di Catania come Salvuccio U Scheletro. A raccontare di questo progetto di sangue, mai realizzato, è stato Davide Seminara nel 2014. Le rivelazioni sono inserite nell’ordinanza dell’inchiesta Carthago 2, firmata dalla Gip Anna Maggiore, che ha smantellato il gruppo santapoaliano di San Cristoforo e Galermo che avevano preso il predominio dopo la latitanza del narcotrafficante da febbraio rinchiuso al 41 bis. E’ uno dei primi verbali del collaboratore di giustizia che ha deciso di fare il salto del fosso a settembre del 2014.

Seminara spiega dei presunti problemi insorti tra il capo di Librino e “Lo Scheletro”, in quanto quest’ultimo per colpa del boss Nizza aveva perso il monopolio del traffico di marijuana. Un progetto quello di uccidere Andrea che sarebbe stato sostenuto da un altro indagato, Arnaldo Santoro detto “Nando”, e da Angelo Mascali.

Il pentito ripercorre quel delicato momento di tensione nel clan. “Preciso che Andrea Nizza aveva tolto allo scheletro il monopolio del giro dell’erba – racconta Seminara – invitando tutti i soggetti che gestivano piazze a rivolgersi a lui e non più al Saitta, al riguardo, come ritorsione, lo scheletro meditò di uccidere Andrea Nizza e aveva chiesto aiuto ad Angelo Mascali”. L’ex soldato dei Nizza scende nei dettagli, addirittura sarebbe stato chiesto a lui di fare da esca per l’agguato al suo capo. “Mi sono incontrato a gennaio del 2014 con Angelo Mascali a Roma nella sua abitazione, una villetta alla periferia della capitale”, spiega Seminara. Angelo Mascali lancia un ultimatum a Seminara. “Mi dissero che io e la mia compagna eravamo morti perché io avevo dato 150 mila euro ad Andrea Nizza per una partita di droga e che, pertanto, i miei compari mi avrebbero “fatto fuori”, così mi disse – racconta il pentito – o te lo fai tu o ce lo dai. Così volendo dire che o gli consegnavo Andrea Nizza o lo uccidevo io stesso. Io ovviamente dissi di no a Mascali, ma tornato a Catania non dissi nulla ad Andrea, lo informai solo che c’erano voci che Mascali volesse ucciderlo e gli suggerì di avvisare i carabinieri, cosa che in effetti lui fece, dicendo però ai carabinieri che Mascali voleva uccidere me”.

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La storia non si chiude, perché il progetto di uccidere Andrea Nizza Saitta lo avrebbe messo nero su bianco su alcuni pizzini. “So che Arnaldo Santoro aveva letto dei bigliettini tra Lorenzo Saitta e Mascali il cui oggetto era proprio l’organizzazione dell’omicidio di Andrea Nizza”, racconta il collaboratore ai magistrati.

Ad un certo punto Lorenzo Saitta avrebbe cercato di depistare il capo di Librino mettendogli strani sospetti sul conto di Davide Seminara. “Lo scheletro invio’ dei bigliettini ad Andrea Nizza, negli quali gli scriveva che io ero un pentito e lo volevo uccidere”, racconta il collaboratore di giustizia. “Andrea non gli ha creduto”, aggiunge. Il boss di Librino certo non poteva immaginare che il suo fidato autista pochi mesi dopo avrebbe deciso di andare a bussare alla porta dei carabinieri e svelare il nascondiglio del suo potente arsenale. La scorta di fuoco di Andrea per imporre la sua forza militare a Librino.

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08 Luglio 2017, 05:12

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