31 Ottobre 2011, 15:26
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“Ho sempre sostenuto che i magistrati particolarmente esposti, a causa delle loro indagini e delle attività che svolgono, dovrebbero avere particolare prudenza nell’esprimere valutazioni di carattere generale sulla politica del Paese”. Il segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini (nella foto), interviene così, intervistato da Affariitaliani.it, nella polemica sulle dichiarazioni del pm di Palermo Antonio Ingroia al Congresso del Pdci. I magistrati “devono essere prudenti per rispetto del tipo di indagini e attività che svolgono. Bisogna evitare equivoci che possano appannare l’immagine di imparzialità di un magistrato”, ha aggiunto Cascini.
“Se si vuole che politica e giustizia siano divise, è bene che ciascuno faccia il proprio mestiere. Se un magistrato vuole fare politica, si tolga la toga, magari per sempre”. Il consigliere del Csm Bartolomeo Romano, laico del Pdl, interviene così nella polemica nata sulle dichiarazioni del pm di Palermo Antonio Ingroia al congresso del Pdci. E auspica che da questo caso “il Csm prenda spunto per una riflessione più ampia sui limiti del diritto di manifestazione del pensiero dei magistrati”. “I primi a essere a disagio per quanto accaduto sono la gran parte dei magistrati che non condividono questo modo di operare” dice Romano riferendosi al comportamento di Ingroia, che peraltro – osserva- “non è nuovo a interventi del genere”. Il consigliere non esclude, anzi ritiene pacifico, che le dichiarazioni del pm possano essere prese in esame dalla Prima Commissione di Palazzo dei marescialli, presso la quale già pende un fascicolo su Ingroia, anche se per tutt’altra vicenda (le intercettazioni in cui Massimo Ciancimino si vantava di fare i propri comodi alla procura di Palermo): “é un dato oggettivo che queste dichiarazioni vadano valutate”. Ma ritiene che piuttosto che intervenire sul caso specifico, vi sia ora “l’occasione per una decisione più ampia” da parte del Csm: “stabilire se un magistrato possa entrare nel dibattito politico”.
“In questo Paese si enfatizza tutto troppo, ma la posizione di Cascini è assolutamente condivisibile”. Paolo Carfì, consigliere togato del Csm, sottoscrive il pensiero del segretario dell’Anm che, a proposito delle dichiarazioni del pm di Palermo Antonio Ingroia, ha sostenuto che i magistrati più esposti per le loro indagini dovrebbero usare prudenza nell’esprimere giudizi sulla politica. “E’ chiaro che le proprie posizioni vanno mantenute. Ma un po’ di prudenza, anche nelle dichiarazioni, non guasta”, dice Carfì, che al Csm è un esponente di Area, il cartello delle correnti di sinistra, che vede tra i propri militanti Ingroia. Quanto all’auspicio, espresso dal collega del Csm Bartolomeo Romano, che il caso Ingroia sia lo spunto per una riflessione generale sui limiti del diritto di manifestazione del pensiero dei magistrati, Carfì dice: “una riflessione si può fare, ma il ragionamento deve riguardare tutti, non solo i magistrati, ma tutti quelli che intervengono, sopra le righe, sui problemi della giustizia”. Una riflessione dunque che riguardi “anche e
soprattutto la politica”.
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31 Ottobre 2011, 15:26