PALERMO – L’aula magna della corte d’appello di Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, questa mattina, era stracolma.
I magistrati sono entrati con la Costituzione in mano, mentre il presidente della Corte d’appello, Matteo Frasca, alle sue spalle ha una gigantografia di Giovanni Falcone e ai lati due pannelli che riproducono la Costituzione.
In aula, oltre ai magistrati in toga con la coccarda tricolore e copia della Costituzione, anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, la procuratrice generale Lia Sava, l’eurodeputata di Forza Italia Caterina Chinnici (figlia di Rocco, giudice istruttore ucciso dalla mafia nell’83), il presidente della Regione Renato Schifani, il presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini, la procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna, il procuratore Maurizio de Lucia, il sindaco Roberto Lagalla, il prefetto Massimo Mariani e l’arcivescovo Corrado Lorefice.
Molti magistrati che hanno partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo hanno lasciato l’aula per protesta quando ha cominciato a parlare il rappresentante del ministro della Giustizia, Alessandro Buccino Grimaldi e annunciato che sarebbero rientrati quando Buccino Grimaldi avesse concluso il suo intervento. I magistrati hanno manifestato il proprio dissenso rispetto al progetto di riforma della giustizia promosso dal governo.
I magistrati si sono trovati di fronte a una campagna con la quale sono stati accusati di non “aiutare” il governo. Inoltre è stata progettata una riforma della giustizia che mira a modificare gli equilibri tra politica e magistratura. Prima di rispondere alle critiche Piergiorgio Morosini, presidente del tribunale di Palermo, è intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario intanto per rivendicare rispetto (parola chiave scelta dall’enciclopedia Treccani) e poi per richiedere che il confronto sui temi della giustizia non sia orientato verso lo “scontro ma verso il dialogo”.
Nel merito Morosini ha osservato: “È confortante ascoltare esponenti del governo sostenere che l’azione di contrasto alla mafia sia una priorità per il Paese. Tuttavia, al di là delle perplessità sugli effetti in chiave antimafia delle recenti riforme su custodia cautelare e intercettazioni, forse dovremmo ricordare che un ingrediente fondamentale delle azioni di contrasto è la piena legittimazione e la piena credibilità della magistratura”.
Una protesta c’è stata anche a Catania, molti magistrati hanno espresso il proprio dissenso a contro il disegno di legge sulla separazione delle carriere davanti alla scalinata del Palazzo di Giustizia. I magistrati che, poi, hanno preso parte all’apertura dell’anno giudiziario, appena ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, Giuseppe Fichera, si sono alzati e hanno abbandonato l’aula.
Il presidente della sezione di Catania dell”Associazione nazione magistrati, Giancarlo Cascino, ha spiegato: “Non è in realtà una riforma della giustizia, ma è una riforma della magistratura”.
Frasca: “La riforma indebolisce il ruolo del Capo dello Stato”
“La riforma della Giustizia mira a introdurre altre modifiche dell’ordinamento giudiziario che si saldano con la separazione delle carriere e vanno ben oltre, iscrivendosi pienamente in un progetto unitario che vuole ridisegnare l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Si tratta di interventi che, al di là delle ripetute dichiarazioni di continuità con l’attuale assetto costituzionale contenute nella Relazione di accompagnamento, in realtà sono destinate a creare proprio quella frattura che gli ideatori della riforma negano”. Così il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“La prima conseguenza – aggiunge – è l’indebolimento del ruolo del presidente della Repubblica che, per quanto designato alla presidenza di entrambi i due nuovi Consigli superiori, non potrebbe più esercitare l’indispensabile funzione di coordinamento e di mediazione nella magistratura complessivamente considerata”.
“Per rispetto istituzionale credo al ministro della Giustizia quando afferma che non è sua intenzione sostenere la sottoposizione della magistratura requirente al potere esecutivo, anche perché – osserva – sarebbe palesemente contraddittorio con la sua prolungata esperienza di pubblico ministero.
“La memoria di Falcone merita rispetto”
“La memoria di Giovanni Falcone merita rispetto, non solo in occasione delle commemorazioni, e, se davvero si vuole rendergli omaggio senza strumentalizzarne post mortem, il suo ineguagliabile valore, basta praticare come regola di condotta il suo incrollabile senso dello Stato per il quale ha rispettato sempre le istituzioni e coloro che le rappresentavano, anche nei momenti di maggiore amarezza: una lezione etica e di stile di cui oggi si avverte particolarmente la necessità”, ha aggiunto il presidente della Corte d’appello.
“La separazione delle carriere è la punta di un iceberg – aggiunge – la cui parte sommersa e forse più preoccupante sta via via emergendo, anche se il suo effetto dirompente non viene colto appieno forse perché di minor impatto mediatico. La riforma della giustizia, infatti, mira a introdurre altre modifiche dell’ordinamento giudiziario che si saldano con la separazione delle carriere e vanno ben oltre, iscrivendosi pienamente in un progetto unitario che vuole ridisegnare l’equilibrio tra i poteri dello Stato”.
Tango (Anm): “La protesta è un grido di allarme”
“Se adesso ci si preoccupa dell’esistenza di pm super poliziotti cosa accadrà con la riforma, quando verrà creato un ordine di pm autoreferenziale, arbitro delle proprie carriere? Quello sì che potrà creare problemi per la tenuta democratica del sistema”.
Così, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo, il presidente dell’Anm del capoluogo siciliano, Giuseppe Tango, a proposito della riforma della giustizia e della separazione delle carriere.
“La nostra protesta deve essere vista come un grido di allarme da lanciare alla cittadinanza. Stiamo assistendo a un percorso in Parlamento di una riforma che potrebbe avere effetti nefasti nei confronti, anzitutto, dei cittadini; una riforma che sicuramente avrà comporterà una minore qualità della risposta dell’azione giudiziaria, una minore tutela per i cittadini stessi. Insomma, una riforma il cui prezzo verrà pagato da tutti i cittadini”.
Pennisi (Corte d’appello Catania): “Carenza di organico”
“Il numero delle cause civili è in diminuzione. In Corte d’Appello riusciamo a garantire la durata di un processo nei termini dei due anni: perfettamente in linea con quello che sono le richieste dell’Europa”, spiega Filippo Pennisi, presidente di Corte d’Appello di Catania.
“Sul fronte del penale, riusciamo a contenere l’elevata sopravvenienza che riusciremmo a diminuire solo se gli organici fossero realmente coperti e che gli organichi fossero anche adeguati. Gli uffici minorili e di sorveglianza continuano a fare bene nei rispettivi campi d’azione.
Zuccaro (Procuratore generale Catania): “Alto livello di criminalità”
“A Catania, la micro-criminalità minorile è ai più alti livelli d’Italia”, sono le dichiarazioni di Carmelo Zuccaro, procuratore generale di Catania, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Da parte delle forze dell’ordine, c’è stato un cambio di passo. Ma non si può fronteggiare solo con le forze di polizia un fenomeno che va affrontato anche dalla pubblica amministrazione”. A parlare è il Procuratore generale, Carmelo Zuccaro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Lombardo (Corte d’Appello Messina): “Carenze d’organico”
“Dopo anni di gravi scoperture nell’organico del personale amministrativo, dovute al massiccio pensionamento dei dipendenti indotto anche da provvedimenti legislativi agevolativi, si è assistito ad una progressiva copertura dell’organico, tuttavia non ancora compiuta, che ha migliorato la situazione degli uffici”. A dirlo oggi durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario il presidente della Corte di appello di Messina Luigi Lombardo.
“Particolarmente significativa – continua – risulta la scopertura dei posti di ausiliario: mancano 6 ausiliari su dieci. Va detto che molti dei posti vacanti sono stati coperti con l’assunzione di personale con contratto a tempo determinato (tre anni)”.
“In Corte di appello, a fronte di un organico di 39 unità, al 30 giugno 2024 erano in servizio 37 funzionari, essendosi due previamente dimessi. Il Tribunale di Messina, a fronte di un organico che di 167 unità (oltre al dirigente amministrativo), già giudicato insufficiente, registra vacanze con riguardo alla figura dei cancellieri, con una scopertura della pianta organica pari al 51% (ne mancano 19 su 37), e degli assistenti (ne mancano 13 su 52). I funzionari addetti all’Ufficio per il processo alla data del 30 giugno erano 63,rispetto ai 71 in pianta organico”.
Giambertoni (Corte d’Appello Caltanissetta): “Le priorità”
“Le priorità della Direzione distrettuale antimafia sono da individuare nelle indagini, molto complesse e assai delicate, purtroppo ancora necessarie nonostante il tempo trascorso, sulle stragi del 1992, nonché nelle indagini riguardanti soprattutto il mandamento mafioso di Gela”. Lo ha affermato illustrando la sua relazione l’attuale presidente reggente della Corte d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Melisenda ha rimarcato come in provincia di Caltanissetta sia meritevole di particolare attenzione la situazione gelese (Gela, Mazzarino e Niscemi), accomunata dalla contestuale presenza sin dalla fine degli anni 80 del secolo scorso di due distinte organizzazioni mafiose, endemiche ormai nell’area, ‘Cosa Nostra’ e ‘Stidda’. che in passato hanno avuto momenti di scontro violentissimo ma da tempo hanno preferito optare per una convivenza pacifica”.
“Sul territorio di Gela, le organizzazioni mafiose, prima molto impegnate nelle attività estorsive, sembrano aver dato preferenza negli ultimi anni alle attività di traffico di stupefacenti. Rispetto al passato non può non rilevarsi una minore strutturazione gerarchica; ciò non ne attenua la pericolosità, anzi paradossalmente rende più probabile il ricorso alla violenza. Continua comunque ad essere molto forte il senso di appartenenza ai sodalizi mafiosi”.
Giuffrè (Csm): “Non usare la Costituzione come una clava”
“La giurisdizione è un patrimonio comune dei cittadini, destinatari ultimi della funzione giudiziaria, e di tutte le componenti professionali che devono alimentare non tanto una ‘comune culturale della giurisdizione’, quanto piuttosto la ‘comune cultura del processo’. Su tale presupposto, il confronto tra le istituzioni deve svolgersi nel reciproco riconoscimento delle attribuzioni che la Carta costituzionale affida ai diversi poteri dello Stato e ciò in adempimento agli inderogabili doveri di solidarietà politica la. cui petizione è scolpita nell’articolo 2″.
Così il consigliere laico del Csm, Felice Giuffrè, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolto al palazzo di giustizia di Caltanissetta.
“Per tale ragione – ha continuato Giuffrè – non dobbiamo cedere alla tentazione di utilizzare la Costituzione come una clava da brandire per delegittimare chi esprime visioni differenti, ma considerarla piuttosto il terreno neutro di incontro per costruire opportune convergenze. Ciò, nel rispetto dei limiti invalicabili , ma anche del democratico potere di revisione previsto dall’articolo 138 della costituzione”.