Antenna Sicilia, salta la trattativa |Si procede con i licenziamenti

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16 Ottobre 2015, 14:02

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CATANIA – Vertenza Antenna Sicilia: chiusura totale da parte dell’azienda. Il tavolo di mediazione politica e amministrativa è terminato con un rifiuto da parte dei rappresentanti della Sige, società che fa capo alla famiglia Ciancio e proprietaria di Antenna Sicilia, di tenere in considerazione la proposta avanzata dai sindacati e finalizzata a consentire ai lavoratori di rilevare l’azienda. Confermati, quindi, i sedici licenziamenti di tecnici e giornalisti che per anni hanno prestato servizio e che oggi si vedono messi alla porta. E’ questo l’esito della riunione fiume alla quale hanno preso parte l’assessore regionale Bruno Caruso, alcuni giornalisti dell’emittente, i sindacati Slg-Cgil, Fistel-Cisl, l’ associazione siciliana della stampa, i funzionari dell’Ufficio del Lavoro e i rappresentanti della Sige. “Le posizioni delle parti sono divergenti: l’azienda ha interesse a chiudere la procedura e magari aprire un dialogo su una proposta possibile dopo, mentre i sindacati avrebbero preferito sospendere la procedura di licenziamento e lavorare su un percorso alternativo”, commenta Caruso a margine della riunione. 

L’assessore, che si era impegnato in un ruolo di mediazione, non nasconde la bontà della proposta avanzata dai sindacati: il progetto di working buyout è “una proposta innovativa che avrebbe meritato maggiore considerazione”. Duro il commento del presidente dell’Assostampa siciliana, Gigi Ronsisvalle: “L’atteggiamento dell’azienda è di totale chiusura, non ha accettato la nostra proposta e ha preteso di attivare la procedura adesso”. “Noi abbiamo chiesto all’assessorato una mediazione possibile su una proposta che prevedeva che i lavoratori potessero continuare a lavorare con il sistema del working buyout”. “Avevamo già trovato i finanziamenti con la Lega delle cooperative, l’azienda invece non ci ha messo a disposizione un tecnico per fare una valutazione sia degli impianti sia dei mezzi da metterci a disposizione: c’è stata una chiusura totale perché mancava l’interesse a proseguire l’attività”, argomenta il giornalista. “Il core business della televisione viene così dismesso per continuare a fare televisione di serie b, un’offesa per chi crede che questo mestiere sia una cosa seria nell’interesse e nel rispetto della collettività”, attacca il giornalista. 

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Il riferimento è allo scenario che sembra profilarsi e che vede in una riduzione dei costi del lavoro il suo centro nevralgico. “L’azienda ha detto che non vuole più proseguire nel tg, in realtà ha scritto che è disponibile ad acquistarlo altrove per 120 mila euro, ma sarebbe un telegiornale di serie z fatto probabilmente da gente che non è nemmeno giornalista”. Rispetto a questa ipotesi, Ronsisvalle fa sapere che l’azione del sindacato sarà molto dura. “Abbiamo chiesto all’assessore di intervenire con un servizio ispettivo, i sindacati su questo vigileranno e abbiamo chiesto di fare luce su chi lavora in nero e al di sotto dei contratti”. Misure sacrosante per la tutela di un mestiere troppo spesso oltraggiato. E non saranno i soli interventi, a quanto pare. Infatti, i legali dei giornalisti (prossimi al licenziamento e senza stipendi dalla metà di luglio) non escludono azioni legali nei confronti dell’azienda per comportamento antisindacale.

 

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16 Ottobre 2015, 14:02

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