18 Maggio 2016, 12:05
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MESSINA – È ancora troppo presto per azzardare ipotesi, ma è inevitabile che gli investigatori colleghino l’agguato subito la scorsa notte da Giuseppe Antoci ai tanti episodi che lo hanno preceduto. Un’escalation di intimidazioni ai danni del presidente del Parco dei Nebrodi.
Se c’è, come pare, un collegamento allora vuol dire che ieri sera qualcuno ha deciso di alzare il tiro, fino a fare fuoco contro Antoci. La blindatura della macchina gli ha salvato la vita. La scorta gli era stata potenziata alla fine dell’anno scorso, ma è al 2014 che bisognerebbe guardare per trovare il filo conduttore di questa brutta storia.
È allora che una lettera (nella foto) viene recapitata negli uffici del Parco dei Nebrodi di Sant’Agata di Militello. “Finirai scannato tu e Crocetta”, si leggeva. L’estate successiva, siamo a luglio 2015, una bottiglia incendiaria viene abbandonata nell’area attrezzata di Piano Cicogna a Cesarò, da anni chiusa e ora affidata in gestione ad una cooperativa di giovani. La rudimentale molotov era accompagna da un biglietto: “Ve ne dovete andare”.
Pochi mesi fa l’ultimo episodio prima dell’agguato. Due buste contenenti nove proiettili calibro 9 vengono intercettate nel centro di smistamento della posta di Palermo. Erano indirizzate ad Antoci e a Daniele Manganaro, dirigente del commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello. Manganaro ieri sera era alla guida della macchina da cui sono partiti i colpi per rispondere al fuoco.
Sono i due principali artefici della battaglia contro quella che è stata definita “la mafia dei pascoli”. Sono stati annullati una serie di contratti di concessioni di terreni demaniali grazie al protocollo di legalità sottoscritto dal presidente del Parco dei Nebrodi con il prefetto di Messina, Stefano Trotta. Un protocollo che ha reso obbligatoria la presentazione del certificato antimafia per i concessionari. I controlli hanno riguardato anche i terreni pubblici con un valore inferiore a 150 mila euro. Il risultato è stata la revoca di assegnazione per quattro mila ettari di terreno sui quali erano piovuti anche fondi, per lo più europei, per due milioni e mezzo di euro all’anno. Dall’analisi della documentazione sono saltati fuori legami fra i concessionari e i potenti clan mafiosi dei Bontempo Scavo, dei Conti Taguali, dei Santapola e dei “tortoriciani” .
Non è tutto perché Antoci assieme al questore di Messina, Giuseppe Cucchiara, hanno dato vita ad una task force per arginare l’illegalità diffusa sui Nebrodi: dal maltrattamento di animali alla macellazione clandestina, al furto di bestiame.
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18 Maggio 2016, 12:05