12 Luglio 2020, 06:26
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PALERMO – “Sono appena tornato dall’allenamento, mi sento carico di energia”. Dario sorride, ha due occhi che brillano e un’immensa voglia di raccontare la sua storia, ma precisa: “Lo faccio per dare forza a chi si trova nelle mie condizioni, non amo essere al centro dell’attenzione. Oggi sento di poter dare coraggio agli altri condividendo la mia esperienza”. Dario Bartolotta ha 37 anni ed è su una sedia a rotelle dal 2012 in seguito a un incidente stradale che ha stravolto la sua esistenza. E’ campione nazionale di paraciclismo e l’handbike è uno dei suoi grandi amori. Sì, perché la sua vita si divide tra lo sport e la sua meravigliosa famiglia, la moglie Giovanna e i figli Salvo e Vittoria di 4 anni e 18 mesi: “Sono loro la mia forza – dice – e i nomi dei nostri bambini parlano chiaro. Mia moglie mi è stata vicino sin dall’inizio, ha combattuto questa battaglia insieme a me, mi ha sempre dato una marcia in più. E il giorno del matrimonio l’ho raggiunta all’altare in piedi, grazie all’esoscheletro che mi ha permesso di percorrere la navata del Duomo di Monreale sulle mie gambe”.
Un ricordo emozionante che lascia il posto al racconto del presente, ma senza tralasciare il passato: Dario, il giorno della vittoria a Bassano del Grappa il 23 giugno dello scorso anno, dice di aver dedicato la medaglia d’oro al padre Salvatore, carabiniere che perse la vita nell’attentato a Rocco Chinnici del 1983. “Dai cinque anni in poi ho sofferto molto per quello che è accaduto. Un trauma terribile con il quale, man mano, ho imparato a convivere. Il suo pensiero mi accompagna sempre, anche nello sport che mi dà la vita”. Incontriamo Dario a Villa delle Ginestre, il centro di alta specializzazione che si trova a Palermo e dove i medullolesi possono essere sottoposti ad un intervento per il quale, fino ad alcuni anni fa, era necessario recarsi a Roma.
“Si tratta di infiltrazioni di tossina botulinica in grado di bloccare la contrazione del muscolo vescicale, impedendo l’incontinenza e tutte le complicazioni che potrebbero interferire con la mia vita quotidiana e con lo sport. Ci tengo a ringraziare per il loro grande impegno il dottor Massimo Darbisi, direttore delle Unità spinali dell’Asp e la dottoressa Angela Di Girolamo che dirige l’unità di Urologia: il loro lavoro, in collaborazione con l’associazione dei medullolesi, migliora notevolmente la nostra qualità della vita, evitando infezioni e insufficienza renale grave che, spesso, porta alla dialisi”. Bartolotta è il 118esimo paziente sottoposto a questo genere di intervento che nella struttura si esegue in day service: “Per noi – dice l’atleta – si tratta di un notevole risparmio di tempo e di denaro. Non potrei praticare questo sport senza questo intervento, ma vorrei fare anche qualcosa in più per chi si trova nelle mie condizioni”.
Dario, infatti, vorrebbe che l’esoscheletro da lui utilizzato fosse messo a disposizione dei medullolesi tramite l’Asp. “Si indossa e si controlla attraverso un sistema computerizzato e sensori di movimento. Grazie a questo prezioso strumento, ho avuto la possibilità di raggiungere un alto livello di indipendenza motoria e partecipare a gare raggiungendo i primissimi posti e ho provato sulla mia pelle una indescrivibile sensazione di libertà. Sono disponibile per essere parte integrante di un eventuale progetto, sarebbe una svolta per chi ha perso l’uso delle gambe”.
Dario Bartolotta racconta la sua grande passione con gioia ed entusiasmo e il pensiero va inevitabilmente ad Alex Zanardi, attualmente ricoverato e ancora in gravi condizioni dopo l’incidente di metà giugno: “E’ stato un duro colpo – dice – e a lui vanno le nostre preghiere e un enorme in bocca al lupo. E’ nato campione e continua ad esserlo, ed è il volto del paraciclismo. Io mi alleno ogni giorno per le strade della città e quando mi fermano mi chiedono se si tratta dello sport praticato da Zanardi. E’ un esempio di forza e coraggio per tutti noi e siamo certi che vincerà anche questa battaglia”.
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12 Luglio 2020, 06:26