Appalti Tecnis, ora tocca allo Stato | “Sequestro può essere opportunità”

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24 Febbraio 2016, 05:02

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CATANIA – Tecnis: gli sviluppi della vertenza dopo la misura di prevenzione. Lo scenario è mutato in maniera repentina nel giro di una manciata di settimane. La notizia dell’affidamento all’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche, disposta dal Tribunale etneo, per Tecnis, Cogip Holding e Artemis Spa e il sequestro delle relative quote ed azioni trasforma ulteriormente il quadro. I principali nodi da sciogliere riguardano il proseguimento dei lavori nei cantieri della metropolitana di Catania e dell’Ospedale San Marco. Senza dimenticare che il colosso dei Costanzo è titolare di altre importanti commesse a Catania: la darsena del porto, la riqualificazione strutturale della pista di volo a Fontanarossa, ammodernamento della SS 284- Bronte, la ristrutturazione del canale Cavazzini, l’interporto logistico etneo e la strada di collegamento Ragusa-Catania. In ballo c’è il futuro lavorativo di oltre trecento dipendenti, che con l’indotto superano i cinquecento addetti.

La misura patrimoniale adottata dall’autorità giudiziaria è un provvedimento, previsto dall’articolo 34 del codice antimafia, “che deve essere adottato quando siano acquisiti elementi che facciano ritenere che un’attività imprenditoriale sia asservita agli interessi di persone inserite in associazioni a delinquere di stampo mafioso”. “L’amministrazione giudiziaria dei beni – si legge nel codice antimafia- è adottata per un periodo non superiore a sei mesi e può essere rinnovata, per un periodo non superiore complessivamente a dodici mesi, a richiesta dell’autorità proponente, del pubblico ministero o del giudice delegato, se permangono le condizioni in base alle quali è stata applicata”.

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L’amministratore giudiziario insomma assume i poteri dei vecchi amministratori per gestire e risanare l’azienda. Per assolvere questo compito è stato nominato il professore Saverio Ruperto, che prenderà il posto degli amministratori per sei mesi, incarico per risanare e reimmettere nel mercato l’azienda nel rispetto delle regole e “al riparo da interventi della criminalità organizzata”. In caso contrario ci sarà la confisca dell’azienda da parte dello Stato. Il nome di Ruperto non è nuovo nella vertenza Tecnis. Il noto giurista, infatti, era già stato nominato commissario dalla Prefettura in seguito all’interdittiva antimafia che ha riguardato l’azienda. Adesso il suo ruolo cambia e si arricchisce di nuove competenze.

Una figura, quella dell’amministratore giudiziario, che secondo i sindacati potrebbe “offrire maggiori tutele” ai lavoratori proprio in virtù della gestione di tutte le attività del gruppo e dell’incarico di reinserire l’azienda nel mercato. L’auspicio è che “adesso si trovi la strada per fare ripartire i cantieri, che riguardano importanti opere, e salvaguardare l’occupazione”. Un altro aspetto salutato in modo positivo dalle sigle confederali riguarda la possibilità, esclusa nel caso dell’interdittiva, di potere “acquisire nuovi appalti pubblici”. Questa volta, però, sotto il rigido controllo dello Stato. Lo scossone causato dalla misura di prevenzione, tra le altre cose, arriva alla vigilia di un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico che potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti dei lavoratori del gruppo.

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24 Febbraio 2016, 05:02

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