05 Settembre 2011, 19:52
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“Faraone candidato a sindaco per il Pd? Vedremo. Si sottoponga alle primarie del partito, e poi, eventualmente, all’accordo con le altre forze di coalizione”. Il deputato regionale Pino Apprendi “smorza” le velleità del “compagno” Davide Faraone per la corsa a primo cittadino di Palermo. E aggiunge: “La sua sarebbe anche una candidatura credibile, ma dovrebbe smetterla di affiancarsi a personaggi come il sindaco Renzi”.
Insomma, il Pd sarà in grado di proporre un proprio candidato a sindaco per Palermo?
“Il Pd deve essere in grado di cercare e trovare al proprio interno le risorse in grado di svolgere questo ruolo”.
E qual è lo strumento per trovare “la persona giusta”?
“Credo possa essere solo uno: le primarie. Chi aspira a ‘immolarsi’ in quel ruolo deve sottoporsi al giudizio del nostro elettorato. Favorendo, così, la mobilitazione e il coinvolgimento dei militanti”.
Per la verità, nel suo partito c’è già chi è andato un po’ oltre: Davide Faraone ha, di fatto, iniziato da un po’ la sua campagna elettorale…
“Quella di Faraone potrebbe anche essere una buona candidatura. Ma non può pensare di scegliere lui, a tavolino, chi sarà il candidato del Pd. Come detto, saranno le primarie a decidere”.
E se invece Faraone decidesse di correre da solo, a prescindere dal sostegno del partito?
“Credo che per lui sarebbe un autogol. Faraone non può vincere fuori dal Pd. Sarebbe una falsa partenza. Dovrebbe, invece, accettare di intavolare un’ampia discussione all’interno del partito”.
Insomma, lei mi pare un po’ scettico su questo nome…
“No, non è questo. Certo, penso che Faraone debba rivedere alcuni suoi comportamenti. Mi riferisco ad esempio all’eccessiva vicinanza con personaggi come Matteo Renzi. Certi atteggiamenti del sindaco di Firenze, come la cena ad Arcore o le critiche alla Cgil, a me non sono piaciute affatto”.
Lei non crede ai rottamatori, alla necessità di rinnovare dalle fondamenta la politica siciliana?
“Bisogna vedere cosa si vuole rottamare. Io penso che la rottamazione vada fatta nei confronti delle pessime persone e dei pessimi politici. Di chi non ha amore per questa città. Ma non può ridursi a un semplice problema d’età. Tanti politici si sono spesi, anche in età ‘matura’ facendo l’interesse della Sicilia. Mentre alcuni ‘giovani’…”.
A cosa si riferisce?
“Mi riferisco ai tantti Robespierre che vivono nelle segreterie politiche di partiti e di parlamentari “nutrendosi’ degli effetti positivi della politica e si fingono di rappresentare una società civile; altri, invece, a Palermo fanno i rivoluzionari, mentre a Roma si comportano in maniera alquanto servile e danno voti come i maestri intransigenti, lontani dal mondo politico”.
Come si lega la vicenda della corsa a sindaco di Palermo con gli equilibri della maggioranza alla Regione?
“Guardi, proprio su questo punto devo dire che Faraone oggi è co-protagonista di quel fenomeno di rottamazione (ora sì che è il caso di usare il termine…) del centrodestra siciliano. Lui fa parte di un progetto politico e per questo non può pensare di decidere a tavolino o compiere corse in avanti che non converrebbero a nessuno”.
I vostri alleati alla Regione però vorranno proporre un sindaco a loro volta. Francesco Musotto ha già manifestato la sua intenzione di provarci. Fli continua a proporre Giulia Bongiorno…
“Le candidature non si escludono. Il Pd prima deve trovare il proprio candidato attraverso le primarie interne. Poi, portare questo candidato alla coalizione, e lì si discuterà di quale sia il migliore per correre verso la carica di primo cittadino”.
Primarie interne, primarie di coalizione… ma quanto tempo vi servirà?
“Se ci sbrighiamo, il tempo c’è, eccome”.
Come si posizione, in quest’ottica, la candidatura di un personaggio forte come Leoluca Orlando?
“Chi mi conosce sa bene che io sono stato un orlandiano della prima ora. Ma oggi gli consiglierei di non candidarsi. La sua candidatura significherebbe che negli ultimi dieci anni, in Sicilia, non è cambiato nulla. Che non c’è stata la capacità da parte dei partiti di creare una nuova classe dirigente. Da parte di tutti i partiti. Anche dell’Italia dei valori”.
Un’occhiata dall’altra parte. Che ne pensa delle polemiche sulla candidatura prima lanciata poi apparentemente “stoppata” del rettore Lagalla?
“Io penso che alla fine si candiderà. Ma credo che in quel caso dovrebbe dimettersi dalla carica di rettore. A proposito del suo attuale ruolo, però, ricordo che Lagalla fu eletto anche grazie ai voti di molti professori ‘radical chic’… voti del centrosinistra, insomma. Mi chiedo: nel caso in cui dovesse candidarsi a sindaco, Lagalla potrà contare anche su quei voti?”
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05 Settembre 2011, 19:52