26 Gennaio 2021, 19:42
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PALERMO – L’Ars ha approvato il disegno di legge “Intervento correttivo alla legge regionale 13 agosto 2020, n. 19 recante norme sul governo del territorio”, recependo così i rilievi mossi dal Consiglio dei ministri che aveva impugnato il testo originario sulla riforma urbanistica. A favore hanno votato 45 deputati, nessun contrario e 8 astenuti. Il Pd si è astenuto. L’Ars ha anche approvato una legge voto per abolire il numero chiuso all’università.
Un’azione possibile in seguito all’accordo tra il governo Musumeci, per mezzo dell’assessore al Territorio Toto Cordaro, e i ministeri dei Beni culturali, dell’Ambiente, della Giustizia e degli Affari regionali, e che porterà adesso il Governo nazionale a ritirare l’impugnativa determinandone la piena applicazione.
«Si tratta di un risultato storico – commenta l’assessore Cordaro – che il governo Musumeci aveva inserito fra le sue priorità e che, a distanza di 42 anni dalla precedente riforma targata Mattarella-Fasino, pone la Regione Siciliana all’avanguardia. Con questa riforma ribadiamo la filosofia della tutela dell’ambiente in un’ottica di diritto regolamentato che rilanci l’edilizia e l’economia della Regione Siciliana”.
Nello specifico, viene ribadita la centralità del piano territoriale regionale, con valenza esclusivamente urbanistica. Viene confermato il principio del consumo del suolo tendente a zero e della rigenerazione urbana, attraverso il recupero e il riutilizzo dell’edilizia esistente; viene introdotto il Piano urbano generale (Pug) che sostituisce il vecchio Piano regolatore regionale (Prg); sono introdotte le norme di salvaguardia che consentiranno di realizzare opere pubbliche anche quando i vincoli sono scaduti, favorendo così la realizzazione di opere infrastrutturali essenziali per la Sicilia; e viene ripristinata, infine, la possibilità di realizzare impianti e manufatti edilizi nelle zone agricole secondo la normativa nazionale di riferimento.
“Su una materia così complessa e per troppo tempo “dimenticata” , è normale ricevere sempre nuove sollecitazioni e recepirle – commenta Giusi Savarino di Doventerà Bellissima -. È una materia in continua evoluzione, sempre perfettibile. Abbiamo fatto un altro passo in avanti per dare alla Sicilia il miglior testo possibile. Abbiamo perfezionato l’approvazione del Pug (ex piano regolatore) mediante conferenza di pianificazione; il Piano Territoriale Regionale non avrà più valenza paesaggistica, e viene revocata la possibilità per i Comuni di redigere pareri su alcune materie come Commissione Via /Vas. Sono modifiche concordare con il governo Nazionale, grazie alle quali la riforma “Governo del Territorio” varata dal governo Musumeci è pienamente valida ed efficace .
Un altro impegno mantenuto. Avanti così!”
“Al quarto anno di legislatura arriva la prima e attesa riforma del governo Musumeci. Il PD aveva chiesto di inserire alcune norme per adeguarci ai più moderni paesi europei e alle regioni italiane più virtuose. E invece quella votata oggi a Sala d’Ercole è una legge già superata che non risolve le questioni dell’urbanistica siciliana. Per questo motivo il Partito Democratico oggi si è astenuto”. Lo ha detto il deputato e segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, in fase di dichiarazione di voto sull’articolato della legge di riforma urbanistica.
“Questa legge infatti – aggiunge Barbagallo – non snellisce i tempi dei procedimenti per l’approvazione degli strumenti urbanistici e non prevede un adeguato regime transitorio per tutti i piani regolatori in itinere. Di fatto, oggi ci sono circa 200 comuni che – spiega – hanno avviato i procedimenti di approvazione dei piani regolatori ma soltanto 30 sono già stati ‘depositati’ negli uffici dell’assessorato regionale. Ciò vuol dire che, col regime transitorio appena approvato, 170 comuni dovranno ricominciare la procedura da capo”.
Una legge che, appena nata, è già superata – si ribadisce – che non affronta i grandi temi legati al governo del territorio in Sicilia: dai centri storici, alle fasce costiere, dalle aree omogenee agli standard urbanistici che restano ancora ancorate al D.M. 1444/68: “una norma che – fa notare Barbagallo – risale a oltre 50 anni fa!”. Ed ancora: “Il Governo non ha avuto cura di predisporre una disponibilità finanziaria adeguata su un settore così importante per il lo sviluppo del territorio. In questo modo non si potrà far fronte agli scempi legati agli abusi edilizi ne si potrà – conclude – fornire sostegno agli enti locali che devono sostenere i costi legati alle relative demolizioni e alla progettazione dei nuovi strumenti”. Risorse che avrebbero dovuto coprire anche i corsi di aggiornamento professionale e di formazione per il personale dipendente degli enti locali per garantire una pronta applicazione della norma.
“Sono soddisfatto per l’ampio consenso (un solo contrario) con cui l’ARS ha approvato la mia proposta legislativa indirizzata al Parlamento nazionale per l’abrogazione del ‘numero chiuso’ per l’ammissione agli studi universitari.” – lo dichiara il capogruppo dei Popolari-Autonomisti all’ARS, Totò Lentini – “La crisi legata alla pandemia in corso ha mostrato gli effetti negativi di oltre 20 anni di restrizioni all’accesso ai corsi di laurea dell’area sanitaria, con una carenza rispetto al turn-over dei pensionamenti che, nel caso dei medici, raggiunge ormai decine di migliaia di unità all’anno. Una carenza ancora più grave – continua il deputato palermitano – “per una regione come la Sicilia che già vede tantissimi giovani allontanarsi verso altri paesi e dove la carenza di risorse (dovuta anche alla carenza di risorse per la maggiore compartecipazione alla spesa sanitaria imposta rispetto ad altre Regioni) ha ridotto ancor di più lo spazio per le borse di specializzazione dei medici e per il finanziamento del diritto allo studio in genere. Auspico che” – conclude – “il Parlamento nazionale voglia raccogliere questo segnale, che si unisce ad iniziative analoghe promosse in altre Regioni, superando definitivamente un meccanismo distorsivo, che penalizza particolarmente quelle famiglie che non possono sostenere i loro figli in percorsi alternativi o l’onere dei costosi ricorsi per l’ammissione. Abolire il numero chiuso è un atto di giustizia e lungimiranza, che da risposta a migliaia di giovani vorrebbero e potrebbero contribuire con la loro capacità ed intelligenza e col loro entusiasmo a rispondere al ‘bisogno di salute’ di oggi e di domani”.
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26 Gennaio 2021, 19:42