19 Gennaio 2013, 17:28
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PALERMO – Nella giornata del ricordo della nascita dei magistrati Paolo Borsellino e Rocco Chinnici, Palermo ha ricordato le vittime della Mafia attraverso una mattinata densa di manifestazioni. Presso la Sala delle Capriate del Palazzo Chiaramontano Steri è stato inaugurato il Centro Studi Paolo Borsellino. All’incontro, a cui erano presenti numerosi studenti di diversi istituti e licei della città, hanno preso parte, tra gli altri, gli europarlamentari Rita Borsellino e Luigi Berlinguer, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Luca Bianchi, assessore regionale all’Economia della Regione siciliana, Leonardo Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo e Maria Tomarchio, presidente del Centro. Forgiato su uno “stemma che ci onora e ci impegna”, il Centro Studi Paolo Borsellino propone sul territorio siciliano un’attività volta allo sviluppo della conoscenza, al recupero della memoria storica e alla promozione della ricerca scientifica.
Una mattinata all’insegna della “memoria operante”, fatta non solo di memoria, ma anche di “ricordo” – come ha affermato l’europarlamentare Luigi Berlinguer, sottolineando la radice della parola che trova nel “cuore” la sua base – e di dibattiti. A mediare la giornata Emanuele Villa, del Centro Studi Paolo Borsellino. Atteso ma assente il Rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla, che ha presenziato al cerimoniale di inaugurazione del nuovo anno accademico.
A spiegare finalità e obiettivi del Centro Studi la professoressa Maria Tomarchio, presidente del Centro: “In un momento in cui sentiamo venir meno la presenza delle istituzioni in materia educativa, vogliamo dare un contributo formativo per dar vita ad una cultura che non si ha, ma che è, in quanto si apprende e costruisce durante il percorso di vita”. Il centro diventa uno strumento fondamentale per “sperimentare un’educazione didattica attiva – ha dichiarato Maria Tomarchio – costituire una sezione che fornisca ampio materiale per l’antimafia, coordinare servizi permanenti di partecipazione, muoversi nell’ambito della cooperazione internazionale, fomentare la ricerca sul terreno della scuola e dar vita ad eventi come questo per accrescere il processo di diffusione della memoria”.
“Le attività del Centro studi – ha annunciato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – saranno ospitate presso i locali del convento di Piazza Magione nel cuore della Kalsa, il quartiere e il luogo carico di simboli che ha dato i natali a Paolo Borsellino”. E proprio facendo riferimento alla fierezza e al coraggio di Paolo Borsellino ha esordito Luigi Berlinguer: “La giustizia rende liberi. Serve fierezza, serve coraggio, non basta conoscere i codici”. L’europarlamentare ha poi ha sottolineato la necessità di distinguere il concetto di capire e apprendere, affermando che “il capire è più del sapere, è più di conoscere, capire è costruire una coscienza ed una consapevolezza, che è la forma più evoluta della conoscenza in sé. La scuola italiana è ancora lontana da questa distinzione, e non ha capito che è fondamentale stimolare la capacità di imparare e capire insieme, perché è qui che si fonda il nucleo della democrazia”.
Denso di commozione il ricordo di Paolo nelle parole di Leonardo Guarnotta: “E’ un grande privilegio ricordare per me Paolo, un amico prima che un collega, che mi ha lasciato e ci ha lasciato un testimone importante che si traduce nel messaggio di fare ciascuno di noi il nostro dovere, secondo quei valori di libertà e uguaglianza, senza cui non ci può essere nessuna giustizia, valori che la politica spesso dimentica e calpesta, perdendo credibilità e autorevolezza”.
Presente all’incontro l’europarlamentare Rita Borsellino, che ha voluto ricordare il fratello morto nelle stragi del ’92 rivolgendosi a lui attraverso un commovente dialogo a una voce e ricordando come Paolo abbia sempre “sentito il bisogno di occuparsi degli altri” e quanto fosse cambiato dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone: “Dopo quel giorno ti ho visto sempre meno spesso arricciare i baffi, come facevi ogni volta che sorridevi. E poi, all’improvviso, non c’eri più. Non capivo cosa sarebbe significato non averti più accanto, non vederti più alle feste domenicali insegnare ai miei bambini le parolacce per farmi arrabbiare”. “Ho consegnato il tuo ricordo – ha continuato con gli occhi lucidi la sorella del giudice – a tante persone perché ti volessero bene. L’ho fatto per me, per sentirti vicino oggi che avresti compiuto 73 anni, sono io qui che racconto di te, di te che ti sei fermato a 53 anni, bello come il tuo sorriso”.
A metà mattinata è stato proiettato un video sulla storia del movimento antimafia con immagini e documenti inediti. In una magistrale interpretazione dei giudici Borsellino e Falcone, Marco Antonio Romano e Nino Profico, attori della compagnia teatrale Temènos, hanno recitato una pièce teatrale in tre atti, scritta dal giudice della Corte d’Assise di Lecce Maria Francesca Mariano nell’anniversario dei 20 anni della morte dei colleghi.
Nell’ambito del dialogo interculturale è continuato il dibattito, in quella che è stata chiamata “Sicilia/Europa, Culture in dialogo, memoria operante, processi formativi”. Se Vinicio Ongini, dell’Ufficio integrazione degli alunni stranieri del Miur, ha parlato dell’enorme presenza dei bambini stranieri in Italia (800mila bambini sono studenti delle nostre scuole) e dell’enorme cultura delle donne che giungono nel nostro Paese per fare quei lavori che gli italiani disdegnano, sulla storia dell’integrazione europea si è aperto il lungo intervento di Josè Marìa Porras Ramirez, dell’Università di Granada. Interculturalità, Primavera araba, Mediterraneo e politica sono state le parole d’ordine dell’intervento di Abdelkarim Hannachi, dell’Università Kore di Enna. Intervento di effetto quello di Hannachi, che ha salutato i presenti con una domanda: “Vengo da un Paese in cui è inutile votare e mi trovo in uno in cui si vota inutilmente. Se la democrazia non è alternanza, che democrazia è?”.
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19 Gennaio 2013, 17:28