31 Ottobre 2014, 12:01
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PALERMO – Aps, adesso tocca alla Regione. La Prefettura ha infatti accordato una proroga fino al 6 novembre, evitando così i licenziamenti che sarebbe scattati a mezzogiorno di oggi, per garantire il servizio e i livelli occupazionali mentre la conferma sulla proroga fino al 31 gennaio, chiesta da curatela e sindacati, non è ancora giunta. Secondo alcune voci di corridoio, la Prefettura sarebbe pronta a concederla solo dopo aver verificato la buona volontà della Regione che martedì, a Palazzo Reale, discuterà l’emendamento che stanzia 2,6 milioni di euro per il 2014 e 8,4 per il 2015. Emendamento già approvato in commissione Bilancio ma dichiarato inammissibile dalla Presidenza di Sala d’Ercole.
Il vertice capitolino con il sottosegretario De Angelis ha certificato che il problema è e resta siciliano: è la Regione a dover reperire le somme per la continuità, avendo anche tutti gli strumenti normativi per farlo. Giace ancora in un cassetto il disegno di legge di riforma del settore e comunque, una volta stanziati i fondi, bisognerà decidere se proseguire con la gestione dell’Ato o ricorrere all’Amap nelle more di costituire una società consortile.
Martedì sarà il giorno della verità, dunque, e non solo per gli 11 milioni in ballo: il governo dovrà anche decidere se confermare gli attuali commissari delle Province (e degli Ato idrici) oppure no. Bisognerà capire, per Palermo, se sarà Domenico Tucci a continuare a condurre la partita o se dovrà passare la mano.
“Una soluzione tampone arrivata in extremis per salvare i 202 lavoratori di Aps e il servizio nei 42 comuni della provincia di Palermo – dicono Maurizio Terrani e Vittorio Sermini della Uil – occorre subito mettere in atto la nuova legge nazionale di riordino, la nuova legge regionale e un progetto di gestione pubblica a carattere industriale che preveda la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali di Aps. Un ringraziamento alla Presidenza della Regione, alla Prefettura di Palermo e ai deputati per quanto faranno”.
“Noi sindaci siamo stati a Roma – dice il sindaco di Piana degli Albanesi Vito Scalia – il governo ci ha detto che ci sono le condizioni giuridiche ed economiche perché la Regione provveda da sola. L’Ars deve intervenire recuperando le risorse necessarie per una transizione di almeno sei mesi e il governatore Crocetta deve immediatamente dopo intervenire sulla scadenza del commissario dell’Ato idrico. Ma la grande assente è proprio la Regione. Un ruolo fondamentale lo svolge però anche il presidente dell’Assemblea regionale: qualche giorno fa c’è stato il tentativo di approvare un emendamento in Aula ma Ardizzone l’ha dichiarato inammissibile per problemi di natura politica, si stava parlando infatti di Forestali. Ma questa è un’emergenza che riguarda mezzo milione di cittadini, che va al di là di qualche giornata di lavoro di una categoria”.
“La curatela ha comunicato all’autorità d’ambito Aato Palermo 1 di non essere disponibile a proroghe di pochi giorni ma di essere disponibile ad affittare il ramo azienda di Aps per almeno 3 mesi – dichiarano i segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl, Ugl Chimici e Cisal Federenergia Franco Lannino, Giovanni Musso, Margherita Gambino e Raffaele Loddo, che condividono la posizione della curatela – nonostante le azioni di mobilitazione, i 18 giorni di sciopero dal 14 al 31 ottobre, incontri a tutti i livelli per sensibilizzare la classe politica, alla soluzione del problema si arriva all’ultimo minuto. Con il risultato di una nuova ordinanza in emergenza. Invece è assolutamente fondamentale tornare a una gestione ordinaria del servizio idrico della Provincia di Palermo per garantire un servizio di qualità ai cittadini e la stabilità occupazionale dei lavoratori”.
“Il servizio idrico integrato di 52 comuni della Provincia di Palermo e il destino di 202 lavoratori ex Aps sono tutti nelle mani delle istituzioni regionali: all’Ars toccherà trovare i soldi per sostenere l’Ato idrico e al governo impegnarsi per una soluzione della vertenza. Troppi cittadini e troppi lavoratori attendono risposte chiare, che garantiscano anche che l’acqua resti pubblica così come chiesto da Idv e dal referendum votato dagli italiani. La proroghe sono solo un palliativo che risulterà inutile senza un’azione decisa della politica”. Lo dice Paolo Caracausi, vicesegretario regionale di Idv.
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31 Ottobre 2014, 12:01