Arabi, cinesi, americani e inglesi | Zamparini e la Babele rosanero

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30 Gennaio 2019, 19:48

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PALERMO – Alzi la mano chi riesce a capire cosa sta succedendo al Palermo calcio. Se ai più ottimisti a dicembre sembrava che tutto fosse chiaro nel giorno dell’annuncio del nome della società inglese nuova proprietaria del club di viale del Fante, ecco che la coda di gennaio riserva l’ennesimo colpo di scena che fa piombare nell’incertezza il popolo palermitano. La Sport Capital Group pare non convincere più nemmeno l’ex (?) patron Zamparini che, dalle stanze di casa ad Aiello del Friuli dove è ai domiciliari, ha fatto trapelare l’intenzione di denunciare per tentata truffa gli inglesi.

Dunque nulla al momento è stato chiarito dal punto di vista della gestione pubblica del nuovo Palermo calcio. Dall’aumento di capitale che è stato annunciato attraverso un comunicato ma che non ha ancora una valenza vera e propria. Dalle nuove nomine in Consiglio di amministrazione che non sono ancora state rese definitive, con il vecchio Cda che sarebbe in teoria ancora operativo. Fino all’apparizione di alcuni personaggi decisamente poco rassicuranti nell’ambito di un nuovo corso societario, come quel Corrado Coen che ha nel curriculum vicende giudiziarie, anche queste, poco rassicuranti. Insomma, il rapporto tra Palermo e i sedicenti acquirenti continua a tingere di giallo l’intera operazione, e di nero le prospettive future del club.

Un club martoriato nella serenità negli ultimi sette anni da una girandola di nomi e potenziali acquirenti provenienti da tutto il globo, una torre di Babele in cui la confusione regna sovrana e l’unica conclusione a cui si può giungere è un duplice scenario: o Maurizio Zamparini, navigato e illuminato imprenditore, nella piena maturità ha perso il fiuto per gli affari e i partner con cui portarli a termine, oppure è decisamente sfortunato. Sono lontani i tempi in cui l’imprenditore friulano riusciva a vendere la catena di grandi magazzini Emmezeta per mille miliardi di lire ai francesi di Conforama tanto per citare una delle operazioni simbolo del successo dell’imprenditore. La domanda che tortura chi ama il Palermo calcio è come mai arabi, messicani, italo-americani, russi, cinesi e, ora, anche inglesi si rivelano inaffidabili appena si avvicinano più o meno a una trattativa per l’acquisto del Palermo calcio? Sfortuna? Superficialità? Si faccia avanti chi ha una risposta plausibile.

Ma riavvolgiamo il nastro di ben sette anni e torniamo indietro fino al febbraio del 2012, quando un gruppo di sedicenti imprenditori provenienti dalla penisola arabica è giunta a Palermo sotto la scorta di Maurizio Zamparini, con l’intenzione di prelevare il club di viale del Fante. Ahmed Zubeidi era il portavoce dell’Ama Group, società saudita di intermediazioni finanziarie. Tante belle parole da parte degli arabi in una conferenza stampa che ribolliva di speranze, con gli occhi dello stesso friulano che brillavano vista la possibilità di poter lasciare il club portato di fatto ai vertici del calcio italiano, con tanto di finale di Coppa Italia disputata poco meno di un anno prima. Tuttavia, quel primo approccio tra Zamparini e una cordata straniera per la cessione del Palermo si è risolta con un nulla di fatto, con lo stesso ex patron che ha candidamente ammesso di recente che si è trattato di un tentativo di truffa.

Dopodiché è stata la volta dei messicani, che esattamente tre anni dopo l’inizio del corteggiamento da parte degli arabi (era l’inverno del 2015) tentarono la scalata al club di viale del Fante. Maurizio Zamparini si era intrattenuto in una serie di scambi di informazioni con la Comex (acronimo per Comercial Mexicana de Pintura), una società che produce vernici, rivestimenti e prodotti per l’edilizia e che vantava un patrimonio superiore al miliardo di euro. Una trattativa che sembrava poter andare avanti in maniera liscia, tanto che l’allora collaboratore di Zamparini, l’amministratore delegato Andrea Cardinaletti, si era detto più volte possibilista sulla bontà dell’operazione. Eppure, poche settimane dopo la pista messicana si è trasformata in maniera graduale in una chimera, per una società che stava tentando di rilanciarsi dopo una stagione in serie B.

Ma non si può parlare di una società di calcio che si rispetti, senza che si faccia riferimento a un abboccamento da parte di imprenditori cinesi per il suo acquisto. E anche per quanto riguarda il Palermo, non si può di certo fare eccezioni. Siamo questa volta nell’autunno del 2016, i rosa sotto la guida di Davide Ballardini si sono salvati per il rotto della cuffia e hanno vissuto un’estate ai confini della realtà, con un mercato ancora una volta deficitario e lo stesso tecnico romagnolo che aveva rassegnato le dimissioni a mercato chiuso. Ovviamente, tra Zamparini e il gruppo proveniente dall’Asia si è parlato di calcio ma anche di infrastrutture, con lo stadio e il centro sportivo che avrebbero affiancato anche la costruzione di un albergo a pochi assi dal centro storico. Tuttavia il “mal di Palermo”, dopo arabi e messicani, affligge anche i cinesi che portano a un nulla di fatto sul piano del passaggio di proprietà. Zamparini resta al timone, ma apre nuovi scenari.

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Dall’Asia torniamo al continente americano, dove si apre la lunga telenovela che vede come protagonisti Maurizio Zamparini e Frank Cascio. Con sullo sfondo, ovviamente, il Palermo. L’ex manager della superstar del pop Michael Jackson non ha mai fatto mistero di essere interessato a prelevare il club di viale del Fante, tanto da valutare l’ingresso in società di due uomini di sport che vantavano un patrimonio non di poco conto. Il primo è Mike Piazza, ex giocatore di baseball già accostato in passato al Parma. L’altro è John Viola, il quale a suon di post più o meno criptici sui social ha fatto sognare – e non poco – i tifosi del Palermo. Poi venne il giorno dello sbarco di Cascio in città e nessuno aveva dubbi sulla chiusura dell’operazione. Tuttavia, però, quello sbarco in pompa magna non piacque a Zamparini, il quale vide l’offerta di Cascio e decise di lasciar perdere tutto. Il ritorno di fiamma è avvenuto nell’inverno del 2017, con lo statunitense tornato a Palermo per fare da ambassador di Gustoso. Si è inevitabilmente parlato del club rosanero, ma alla fine non c’è stato il lieto fine tanto sperato.

In mezzo alle due stagioni della “fiction” ben interpretata da Cascio e Zamparini, c’è stato un accordo quasi raggiunto prima della fine clamorosa e con aggiunta di colpi di scena, stavolta degni di una soap opera. L’attore principale, questa volta, risponde al nome di Paul Baccaglini. L’ex giornalista con un passato da “iena”, approdato dall’altra parte dell’Oceano per svoltare i propri affari, si era fatto portavoce di una cordata e aveva veramente convinto Zamparini della bontà di questo progetto. Una conferenza stampa annunciava il passaggio di proprietà ma non dava le risposte a chi vi ha assistito. Seguono settimane ricche di dubbi e di perplessità, con lo stesso Baccaglini particolarmente attivo sui social ma incapace di dare risposte concrete a chi l’ha incalzato con domande relative alla solidità economica del suo team. Finchè non si è arrivati alla data fatidica del 1° luglio: Maurizio Zamparini annuncia che è saltato l’accordo a causa della mancanza di garanzie sul piano finanziario. Passano tre giorni e Baccaglini si dimette dalla carica di presidente, facendo scoppiare l’immensa bolla di sapone.

E così si arriva ad Antonio Ponte e Raffaello Follieri, gli ultimi due imprenditori che sono andati alla carica per l’acquisto del Palermo prima dell’avvento della Sport Capital Group. La candidatura dell’italo-svizzero era però da considerare “pro forma”, visto che Ponte non ha mai negato di essere pronto a fare da presidente, dato che non disponeva – e non dispone tuttora – di un ammontare di denaro sufficiente per gestire un club che punta a fare di nuovo bene in serie A. Decisamente diverso l’approccio fatto dall’imprenditore foggiano che ha fatto la spola tra Stati Uniti e Gran Bretagna negli ultimi anni. Follieri ha anche depositato una dichiarazione con tanto di versamento da 40 milioni di euro pronti da immettere nelle casse del Palermo calcio: un modo per esporsi in maniera netta, ma forse non abbastanza. Zamparini, infatti, ha fatto sapere molto presto di non voler continuare a trattare con il pugliese, sostenendo addirittura che quel documento indicante il bonifico da 40 milioni fosse falso.

Ora Follieri è tornato alla carica, facendo leva sul fatto che la Sport Capital Group potrebbe aver trasformato il movimento finanziario e societario più importante negli ultimi 17 anni della storia del Palermo calcio in un bluff. Il tutto dopo due mesi in cui si è passati dall’annuncio preliminare, fornito attraverso una trasmissione diffusa su Pop Economy, a una conferenza stampa in cui si è parlato di tutto ma senza che venisse chiarito niente. Hanno fatto seguito entrate e uscite di scena da parte di diversi attori non protagonisti – tra cui l’ex calciatore David Platt – e alcune comunicazioni da prendere con le pinze. Si passa poi per annunci social subito rimangiati per non creare scompensi emotivi, come nel caso dell’annuncio di Dean Holdsworth come direttore sportivo nonostante ci fosse già Rino Foschi in seno al club. Il tutto mentre la squadra sembra inevitabilmente scossa da tutto il contorno e finora ha collezionato due sconfitte in avvio di 2019.

Ora tutta Palermo trema e non può fare altrimenti, nelle ultime ore l’amministratore delegato Emanuele Facile ha parlato per un quarto d’ora e ha provato a rassicurare i giornalisti e di riflesso i tifosi. Seguiranno giorni difficili, con il mercato che si chiuderà (ancora una volta senza movimenti in casa rosanero) ma darà spazio ad altre situazioni spinose, come il rispetto delle scadenze per pagamenti Covisoc e stipendi. Per ora, tutto è riassumibile in un grosso punto interrogativo.

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30 Gennaio 2019, 19:48

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