23 Giugno 2019, 06:05
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PALERMO – Sembrava cosa fatta. Paolo Arata se ne andava in giro per gli assessorati siciliani ad annunciare che stava per essere nominato alla guida dell'”Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti (Arera)”.
Incontrava funzionari e politici per ottenere il via libera ai suoi impianti di energie alternative e contemporaneamente faceva sapere ai suoi interlocutori che il governo aveva deciso di piazzarlo nell’ente pubblico che gestisce e detta le regole per il mercato libero e tutelato dell’energia elettrica e del gas. Un posto super strategico per il professore genovese che, secondo la Procura di Palermo, era socio in affari di Vito Nicastri, già condannato per truffa, arrestato per mafia e con un patrimonio miliardario confiscato. Arata e Nicastri sono stati entrambi arrestati.
Il leghista Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture “dimissionato” appena si è saputo che la Procura di Roma lo indaga per corruzione, era stato scelto per il posto di sottogoverno grazie alla sponsorizzazione di Arata. Siri avrebbe cercato di ricambiare lanciando la proposta di nominarlo prima come commissario nazionale per l’emergenza infrastrutture e poi all’Arera.
In entrambi i casi non se ne fece nulla. Il Movimento 5 Stelle si mise di traverso. Arata però, nella primavera del 2018, era certo della sua nomina e la dava per cosa fatta durante le visite in assessorato per perorare la sua causa di imprenditore in attesa dell’autorizzazione agli impianti che aveva deciso di attivare in Sicilia con un socio parecchio ingombrante, Vito Nicastri. “Appena mi nominano…”, ripeteva. Adesso il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo stanno cercando di capire se la nomina di Arata, sfumata all’ultimo, rientrasse nel piano illecito messo a punto con Nicastri.
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23 Giugno 2019, 06:05