Arata, Siri e la maggioranza| “Relazioni ai massimi livelli”

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18 Aprile 2019, 15:37

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PALERMO – Paolo Arata è stato lo “sponsor” di Armando Siri ma anche colui che gli dato una tangente: “Ci è costato 30 mila euro”, diceva al figlio Francesco.  L’ex parlamentare di Forza Italia, docente universitario, uno dei professori che stilò il programma della Lega, ha inciso nella nomina di Siri a sottosegretario nel governo gialloverde. Avrebbe preferito il ministero dell’Economia, ma è finito ai Trasporti.

Arata ha fatto pesare, si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pubblici ministeri di Roma, le sue “molteplici relazioni ancora in atto ai massimi livelli istituzionali”. Prima che oggi finisse sotto inchiesta per i suoi affari con Vito Nicastri, Arata era una voce autorevole a livello internazionale in materia di energia.

Siri si sarebbe così attivato “attraverso la sua azione diretta di alto rappresentante del Governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengono norme ad hoc tese a favorire gli interessi economnici dell’Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto”. Gli investigatori parlano di “stabile accordo corruttivo” che andrebbe dunque oltre il singolo episodio.

È in una conversazione fra Paolo Arata e il figlio Francesco, alla presenza di altre persone, che “si fa esplicito riferimento alla somma di denaro pattuita a favore di Armando Siri per la sua attività di sollecitazione dell’approvazione di norme che l’avrebbero favorito”.

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L’impegno di Siri è stato incessante, come emergerebbe anche dalle conversazioni intercettate di Arata “con collaboratori del Siri e con altre persone coinvolte (con ruolo istituzionale e non) nella redazioni delle stesse”.

I contatti di Arata, dunque, non si limitano a quelli con Siri che tenta di estendere la norma sulle tariffe più incentivanti anche agli impianti i cui titolari, pur avendone diritto, hanno presentato la domanda in ritardo al gestore. Ci rientrano anche gli impianti di Arata e Nicastri. Siamo a luglio scorso, ma dal ministero dello Sviluppo Economico guidato da Luigi Di Maio arriva una bocciatura. 

Siri ci riprova inserendo un emendamento nella legge di bilancio. E stavolta il no arriva dal ministro per i rapporti con il parlamento Riccardo Fracaro del M5s che la blocca con una e mail indirizzata all’ufficio legale non condividendo la retroattività e temendo un aumento dei costi in bolletta.

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno dato mandato agli agenti della Dia di perquisire case, macchine, cassette di sicurezza e aziende di proprietà o riconducibili ad Arata. E di prelevare computer e telefonini. Stessa cosa non è stata disposta nei confronti di Siri che è tutelato dalla guarentigie parlamentari. Gli investigatori cercano la prova del passaggio di denaro. Siri avrebbe intascato trentamila euro da Arata, senza che però sapesse che a beneficiare del suo “impegno” sarebbe stato anche l’imprenditore siciliano Vito Nicastri, già condannato per corruzione e truffa e in carcere dall’anno scorso per concorso esterno in associazione mafiosa. Il re del vento con le sue aziende avrebbe finanziato “l’amico di Castelvetrano”, e cioè Matteo Messina Denaro.

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18 Aprile 2019, 15:37

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