Cultura e Spettacolo

Archeologia subacquea alle Egadi, riprendono le ricerche

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27 Ottobre 2020, 18:54

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Con l’arrivo della nave oceanografica Hercules della RPM Nautical Foundation, sono riprese il 24 ottobre le attività di ricerca sottomarina nell’ambito della campagna ArcheoEgadi 2020 condotta dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Nonostante l’assenza dei partner statunitensi, ai quali è stato impedito di partecipare a causa delle restrizioni anti-Covid, la campagna si potrà effettuare, dal momento che la nave della RPM possiede una dotazione tecnologica e un equipaggio composto da tecnici europei in grado di continuare la mappatura di nuovi tratti al largo di Capo Grosso di Levanzo.

“Ci troviamo – dice l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – in un contesto ambientale incontaminato che è rimasto immutato nel tempo e che custodisce un patrimonio archeologico sommerso molto ricco e ancora non del tutto rivelato. Lo specchio d’acqua delle isole Egadi è stato teatro della decisiva Battaglia delle Egadi che ha visto la vittoria dei romani sui cartaginesi nella I guerra Punica cambiando, così, il corso della storia”.

“Continuiamo la ricerca seguendo la rotta di Sebastiano Tusa – sottolinea l’assessore Samonà – poiché essa ha aperto una nuova stagione nella ricerca archeologica subacquea, ed è stata al centro di un’ampia e diversificata programmazione di studi e ricerche che vede impegnata la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana in una serie di attività che mirano a rendere sempre più leggibile il dato storico e a conoscere l’ampio patrimonio sommerso al largo delle nostre coste”.

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Sorprendente è l’attività programmata ad oggi: una prima campagna di ricerca e di recupero, svoltasi dal 26 luglio all’8 agosto, a circa 100 metri di profondità, con l’ausilio degli esperti altofondisti della Global UnderwaterExplorers (GUE) e con il supporto navale della Guardia di Finanza e logistico dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, del nostro navale Egadi 17, di una spada in ferro, di monete, elmi e paragnatidi in bronzo che appartenevano a componenti della flotta romana del III secolo a.C; seguita dalla Seconda Summer School Archaeometry and Underwater Archaeologi “Sebastiano Tusa” che si è tenuta a Favignana, in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo e Laborartis Cr Diagnostica, dal 6 al 12 settembre; concludendo con l’annuale ArcheoCamp di Archeologia Subacquea della sezione italiana della GUE svoltasi, dal 5 al 10 ottobre, per la parte pratica, sul sito del Relitto di Cala Minnola, una nave oneraria di età romana perdutasi col suo carico di anfore vinarie a poca distanza da Levanzo.

Il sito permette, ad appassionati subacquei, di esercitarsi nelle tecniche di immersione e nel rilievo tecnico dell’areale ma anche di effettuare un puntuale monitoraggio dello stato di conservazione del carico per scoraggiare eventuali tentativi di depredazione.

La soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni, dichiara che “malgrado le innumerevoli difficoltà, epidemiologiche ed economiche, si prosegue a lavorare con impegno nel solco tracciato da Sebastiano Tusa. Il nostro obiettivo resta quello di riuscire a programmare quanto prima una nuova stagione di ricerca che consenta di sviluppare programmi per accrescere la conoscenza e provvedere alla tutela e valorizzazione dei luoghi che custodiscono il nostro patrimonio sommerso”.

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27 Ottobre 2020, 18:54

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