04 Dicembre 2015, 16:16
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CATANIA – Ci si oppone alla Buona Scuola, alle guerre, al militarismo e alle sue spesi folli. “Dopo ore di disordini e di attese asfissianti, ufficializziamo che l’Archimede è in stato di occupazione”. Comincia così il comunicato di protesta sostenuto e condiviso da centinaia di studenti dell’Itis etneo di viale Regina Margherita.
Il racconto denuncia. “Dopo aver acceduto ai locali scolastici, la polizia è intervenuta nel cortile della scuola scavalcando la cancellata e subito dopo ha buttato fuori alcune persone, identificandole e dando anche qualche sberla gratuita. Gli studenti si sono barricati dentro, e dopo diverse decine di minuti di minacce tra le guardie entrate e gli studenti barricati, i primi se ne sono andati. La situazione si è normalizzata. Ora gli studenti, dall’interno dell’istituto, dichiarano la scuola occupata: contestano tutto, perché il sistema è marcio dalle sue fondamenta”.
Strutture pericolanti, regolate da un sistema scolastico definito dai ragazzi “obsoleto, inutile, nozionistico, aziendalistico, in mano ai privati, privo di spazi e di libertà d’espressione”, le accuse mosse dal popolo studentesco che non ha intenzione di mollare.
Gli studenti si oppongono, oggi più che mai, ad un sistema che non va più bene in toto, dalle sue basi. Non si tratta più di un governo o un altro: “qui si contesta tutto, e lo si fa con determinazione” dichiarano. Una scelta sposata anche da chi studente lo è stato un tempo, come commenta Riccardo: “Ragazzi Bravi! Sono stato anche io uno studente fiero del Regio ITIS Archimede e anche un rappresentante d’istituto con una riuscitissima occupazione quasi 20anni fa! Fate bene a cercare i diritti che paradossalmente chiedevamo noi allora….non è cambiato nulla! Ma almeno ci abbiamo provato! Continuate così”.
Criticate aspramente anche le forze dell’ordine. “Non conoscete uno stato di polizia, come non lo conosco neanche io – scrive Alessandro sulla pagina Fb gestita dai ragazzi dell’Archimede – Uno stato di polizia lo han trovato i nostri nonni, quello in cui viviamo noi, certo non si può negare che ci sono delle oppressioni e delle ingiustizie, non è uno stato di polizia”.
Il futuro incerto. “L’unico “terrore” è quello di non essere protagonisti delle nostre sorti – spiegano i rappresentanti d’Istituto – ma spettatori passivi di un declino che la nostra società sta vivendo sulla propria pelle; un presente vissuto da numeri e non da persone, e un futuro di precariato. Ecco i nostri unici timori. La repressione del dissenso sta colpendo gli studenti di tutta Italia, e lo sta facendo in modo aggressivo, fulmineo e deciso”. “La polizia utilizza la violenza e il terrorismo psicologico” proseguono i ragazzi nella dura invettiva.
La solidarietà dilaga sui social anche da parte di chi frequenta un altro Istittuo scolastico. “Pur essendo contrario alla logica delle occupazioni e pur essendo sicuro che anche loro commetteranno degli errori, presi dall’entusiasmo o avendo una visione distorta del problema, sono contento che ancora qualcuno lotti contro il potere seguendo i propri ideali. Non come al Boggio Lera – scrive Daigo – dove i rappresentanti organizzano tutto in gran segreto prendendo accordi con la dirigenza e con gli insegnanti, dove si occupa solo per avere dei giorni di vacanza”.
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04 Dicembre 2015, 16:16