L'architetto, Messina Denaro e i bolli auto non pagati divenuti prova

L’architetto, Messina Denaro e quei bolli auto non pagati divenuti prova

La condanna per mafia di Massimo Gentile

PALERMO – Solo la motivazione della sentenza chiarirà se la nuova prova avrà avuto un peso nella condanna a 10 anni per mafia dell’architetto Massimo Gentile. L’accusa ha trovato le cartelle esattoriali per i bolli – 720 euro – non pagati della macchina e della moto che risultavano intestati a Gentile ma venivano utilizzati da Matteo Messina Denaro.

La carta d’identità falsa con la sua foto ma con le generalità di Gentile – così hanno ricostruito i pm Bruno Brucoli, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova – fu usata da Messina Denaro nel 2014 per comprare una Fiat 500 e prima ancora, nel 2008, una moto Bmw.

La difesa

L’architetto si è difeso ipotizzando che l’operaio comunale Andrea Bonafede, pure lui finito nei guai giudiziari, possa avergli rubato il documento quando ha lavorato per la sua azienda agricola.

“Non è vero. Non ho mai sottratto documenti a Gentile – aveva detto Bonafede -. Ho avuto in uso la fotocopia per metterlo in regola, per la posizione Inps quando raccoglievamo le olive, questo sì è vero non lo posso negare. L’ho data al consulente nel 2017 (la moto e la macchina sono stati comprati in epoca antecedente ndr)”.

Gentile non ha escluso che il “furto di documenti” possa essere avvenuto nel periodo in cui anch’egli ha lavorato al Comune di Campobello di Mazara.

Sull’architetto, del quale è stato compagno di liceo, Bonafede non ha avuto dubbi: “Non credo che Massimo Gentile fosse a conoscenza di tutta questa situazione, magari è stato raggirato sì”. Raggirato in che senso? “Che magari era ignaro di tutta questa cosa“.

Ma questo documento come viene fuori? “Questo non glielo so dire, siamo tanti gli attori di questa storia, non glielo so dire. Credo che non fosse a conoscenza di tutta questa situazione”, ha detto nel corso di un recente interrogatorio.

Le cartelle esattoriali

Ed ecco spuntare le cartelle esattoriali notificate a Gentile per il mancato pagamento. Secondo la Procura sarebbero la prova che, al contrario di quanto avesse affermato, l’architetto Gentile fosse perfettamente cosciente di chi avesse comprato macchina e moto.

Non lui che dal 2019 era un insospettabile dipendente comunale in Lombardia, ma il padrino trapanese che l’11 novembre del 2014 acquistò la macchina con mille euro in contanti e un assegno circolare da 9 mila euro ottenuto in una filiale dell’Unicredit di corso Calatafimi. Allo sportello disse che la somma era il provento di “attività di vendita al dettaglio di capi di abbigliamento”.


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