Ardizzone smonta la manovra | Articoli stralciati, dubbi sui soldi

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24 Giugno 2014, 16:35

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PALERMO – Smontata. La Finanziaria ter di Crocetta è uscita pesantemente mutilata dai lavori dell’Ufficio di presidenza dell’Ars. Che, oltre a stralciare il tanto discusso articolo sull’equiparazione degli stipendi dei dipendenti dell’Ars a quello dei regionali, ha “cassato” un’altra decina di norme. Che, secondo la presidenza dell’Assemblea, andranno trattate in distinti disegni di legge. Ma non solo. Secondo Ardizzone e i funzionari della presidenza, la manovra avrebbe anche qualche “difetto” relativo alla copertura finanziaria individuata. Il governo, infatti, prevede di utilizzare il “risparmio sul disvanzo” (sostanzialmente, il disavanzo registrato dalla Regione è inferiore a quello inzialmente previsto) per coprire parte del Fondo rischi. Ma quelle cifre – spiega la Presidenza in una nota inviata a tutte le commissioni legislative dell’Ars – non sono ancora state oggetto né di parifica della Corte dei conti, né di approvazione dell’Ars. Cifre, insomma, al momento solo “virtuali”.

Anche per questi motivi, la Commissione bilancio che avrebbe dovuto dare il via all’esame, ha rinviato a domani l’appuntamento. Ma come detto, il testo che arriverà in seconda commissione, e nelle commissioni di merito sarà fortemente diverso da quello presentato dal governo.

La presidenza, infatti, ha intanto previsto lo stralcio dell’articolo 36 del ddl. Un articolo che prevedeva l’istituzione del “Consiglio regionale per i beni culturali ed ambientali e l’identità siciliana”. Un organismo che sarebbe stato composto dal Presidente della Regione (che lo avrebbe presieduto), dall’Assessore regionale per i beni culturali e l’identità siciliana e dall’assessore per il Turismo, da quattro membri eletti dall’Assemblea regionale anche fra i suoi componenti, da un membro designato dall’Anci, da quattro docenti universitari scelti dal Presidente della Regione, da un esperto designato dalla Conferenza episcopale siciliana, da un rappresentante dell’associazione “Italia Nostra”, da un rappresentante della sezione regionale siciliana dell’Associazione italiana biblioteche, da un rappresentante della Commissione nazionale per l’Unesco, infine da un esperto scelto dall’Assessore regionale per i beni culturali e l’identità fra esperti nelle materie concernenti le funzioni attribuite al Consiglio”.

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Stralciato anche l’articolo 42 della manovra. Questo prevedeva lo “spostamento” alla Segreteria generale della gestione degli interventi rivolti alle vittime di mafia e della criminalità organizzata. Inoltre, bocciati altri sette articoli. Che fanno capo a un unico argomento. L’ultima parte della manovra ifatti riguarda la copertura dei sinistri derivanti da responsabilità civile degli enti del Servizio sanitario regionale. Se ne sarebbe occupato – stando all’idea del governo – direttamente la Regione, anche attraverso l’istituzione di una Commissione regionale di valutazione per la composizione delle vertenze in via “stragiudiziale”. Per sostenere questo intervento la Regione aveva previsto un apposito Fondo che sarebbe stato “riempito” dall’accantonamento di una parte delle quote destinate al Servizio sanitario regionale. L’entità delle quote e quindi della somma da traferire nel fondo sarebbe stato determinato ogni anno dalla giunta. Anche queste norme dovranno far parte di un ddl autonomo.

Infine, ecco i dubbi su parte della copertura di questa manovra. Quella che prevede il “ripianamento del disavanzo”. Secondo il testo del governo, infatti, il disavanzo scende, per l’esercizio 2013 a 463 milioni (era previsto invece un disavanzo di oltre 600 milioni). In questo modo, il governo avrebbe potuto contare su circa 111 milioni per il 2014 e una somma molto simile per il 2015 da destinare al Fondo rischi sui cosiddetti “residui attivi” che sarebbe salito a circa 217 milioni di euro. Secondo gli uffici della presidenza dell’Ars, però, “stante la sua formulazione che prevede la ‘determinazione del disavanzo finanziario di gestione 2013’, le relative modalità di copertura finanziaria e l’appòlicazione, nell’ambito della manovra, del minore onere ripetto alle previsioni di bilancio, tale disposizione non può essere approvata prima che il rendiconto generale della regione per l’esercizio finanziario 2013, sia stato parificato dalla Corte dei conti ed il relativo disegno di legge sia stato approvato, da parte dell’Ars, come previsto dall’articolo 19 dello Statuto della Regione”. Quelle somme, insomma, non possono essere iscritte in bilancio prima dell’ok della Corte dei Conti. Somme virtuali, insomma. Sulle quali poggia la manovra già mutilata dall’accetta di Ardizzone.

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24 Giugno 2014, 16:35

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