01 Luglio 2017, 20:18
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PALERMO – Il centro è tornato mobile. E dopo le aperture di Forza Italia, che hanno incassato un nulla osta romano da Silvio Berlusconi, ora il tema delle alleanze per i centristi è quanto mai di attualità. I partiti centristi che in questa legislatura, chi da subito chi in corso d’opera, sono stati sodali di Rosario Crocetta al governo della Sicilia, potrebbero finire nell’altro campo alle prossime Regionali. Tanto che i salviniani, fiutata la svolta centripeta della coalizione, già minacciano la rottura con il loro leader Angelo Attaguile.
Il pendolo del piccolo centro, insomma, è tornato a muoversi. E la giravolta di fine legislatura potrebbe materializzarsi da qui a breve. Con il viaggio di ritorno da sinistra a destra, ultima mossa di una lunga contradanza.
La mano tesa da Miccichè ad Angelino Alfano e i suoi ha fatto registrare un segnale di risposta da Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale di Alternativa popolare. Gli alfaniani dal canto loro pensano a proporre una candidatura “moderata”. “Noi riteniamo di avere candidati autorevoli, Giovanni La Via in testa – dice il deputato regionale Piero Alongi -. Lavoreremo per aggregare perché da soli non si va da nessuna parte. Abbiamo le carte in regola per giocarci una partita con un nostro candidato”. Aggregare a destra o restando a guardare agli attuali alleati? “Il Partito democratico? Crediamo che ci voglia rispetto per gli interlocutori”, dice Alongi.
I centristi sono insofferenti per il silenzio e l’inerzia dei dem. I casiniani ex Udc dei Centristi per l’Europa, altra gamba di quel centro moderato che potrebbe spostarsi alle prossime elezioni, al momento attendono. Più legati al Pd (sono alleati con i dem dall’inizio della legislatura) gli uomini di Gianpiero D’Alia sono usciti dalla giunta Crocetta, chiedendo ai democratici di rompere con il governatore e di dichiarare chiaramente che non sarà il governatore attuale il prossimo candidato. “Il Pd dovrebbe presto fare chiarezza attorno alle ineffabile azione del presidente Crocetta. Oggi i siciliani ci chiedono discontinuità e di porre fine a questa triste legislatura”, dice Marco Forzese, capogruppo dei Centristi per la Sicilia all’Ars. Le parole di Fausto Raciti, segretario dem, che a La Sicilia ha detto che Crocetta ha fatto bene ma non è il futuro forse non sono state sufficienti. “Le decisioni e i rilievi della Corte dei Conti confermano le ragioni per cui abbiamo lasciato la giunta Crocetta. Mi auguro che adesso anche il Pd gli altri alleati ne traggano le dovute conseguenze”, ha detto ieri il coordinatore regionale dei Centristi Adriano Frinchi.
L’attendismo dei democratici, che ancora sperano in un ripensamento di Piero Grasso, preoccupa i centristi. Che non vogliono rivedere un film già visto a Palermo. Quando l’alleato Pd sparava a zero su Orlando, voleva cacciarlo dall’Anci, gli votò una legge elettorale per fargli le scarpe (e grazie alla quale invece il Professore è stato eletto senza ballottaggio) e alla fine il partito non riuscendo a esprimere un candidato è finito a portare voti al sindaco, mentre i centristi perdevano pezzi, da Totò Lentini a Francesco Cascio passando per Marianna Caronia.
E così oggi Centristi e Ap si sentono con le mani libere e si guardano attorno in fiduciosa attesa della migliore offerta politica. Questo malgrado la paradossale circostanza che gli alfaniani abbiano ancora formalmente un assessore in giunta, quel Carlo Vermiglio che è ancora oggi sulla sua poltrona ai Beni Culturali. Un dettaglio che non impedisce di guardare a destra e a sinistra con una buona dose di spregiudicatezza, senza ancora però tagliare i ponti col Pd, perché non si può mai sapere.
Tra il dire e il fare, infatti, c’è di mezzo una certa confusione che alberga nel centrodestra tra il tirare dritto di Musumeci – che ieri ha lanciato il suo nuovo sito e che tra i centristi ha anche qualche estimatore di peso – e le frenate di Forza Italia. “Se riesco a fare una coalizione del 40 per cento con Musumeci candidato ho fatto bingo”, ha detto Miccichè.
Saverio Romano, leader del Cantiere popolare, dice di non avere preclusioni su Musumeci: “Dobbiamo parlarne insieme. Per ora stiamo cercando di ricostruire il centrodestra che fu. Anche se a qualcuno non piace”. Il riferimento è appunto ad Attaguile, che ripete ‘mai con gli alfaniani’. Ma dovendo scegliere tra leghisti e centristi di ritorno sembra che Forza Italia e Cantiere popolare abbiano una chiara preferenza. E questo malgrado gli screzi anche recenti tra gli ex compagni di partito dell’Udc che oggi stanno su sponde opposte. I problemi con D’Alia? “Già è difficile fare la politica coi sentimenti, è impossibile farla con i risentimenti”, commenta Romano. Tra conciliaboli informali già in atto da giorni, è insomma nell’aria l’abbraccio democristiano, aspettando la prossima oscillazione del pendolo centrista.
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01 Luglio 2017, 20:18