01 Agosto 2018, 06:00
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PALERMO – Ossido di azoto oltre i valori limite nell’aria nelle città di Palermo e Catania e nelle aree industriali, nonostante la procedura d’infrazione cui è sottoposta la Regione da parte della Commissione europea dal 2016. E ancora, novità preoccupanti sul fronte ozono: crescono, rispetto al 2016, sia gli sforamenti, sia il numero di stazioni interessate. Diminuiscono, infine, le polveri sottili, pur con qualche deficit nella copertura di dati del monitoraggio in aree significative. Sono questi, in sintesi, i risultati della relazione annuale di Arpa Sicilia sullo stato della qualità dell’aria nell’isola.
Ossido d’azoto oltre i limiti
È il frutto del monitoraggio per il 2017 di 38 centraline fisse su tutto il territorio regionale, 8 dell’Arpa e il resto dei comuni e dei Liberi consorzi. Convivono lievi miglioramenti e criticità persistenti. Riguardo agli ossidi di azoto, per la presenza dei quali la Regione è sottoposta a procedura di infrazione (la numero 2015/2043) da parte della Commissione europea, Arpa si esprime così: “Sebbene sia presente un trend di riduzione delle concentrazioni medie annue su tutto il territorio regionale, si rilevano, analogamente agli anni precedenti, superamenti del valore limite nelle stazioni da traffico ubicate negli agglomerati di Palermo e Catania e nelle aree industriali”.
Il valore limite espresso come media annua (40 mg per mc) è stato superato in tre stazioni da traffico urbano negli agglomerati di Palermo e di Catania e nelle aree industriali. In particolare, il superamento è stato registrato in una stazione dell’agglomerato di Palermo (Palermo Di Blasi), in una stazione dell’agglomerato di Catania (V.le Veneto) e in una stazione delle aree industriali (Gori, Niscemi). Sono stati registrati alcuni superamenti del valore limite orario (200 mg per m3) in una stazione dell’agglomerato di Messina (Messina Boccetta) e in una stazione della zona industriale di Siracusa (Scala Greca).
L’ozono e i rischi per la salute
Nessuna procedura d’infrazione, ma appaiono inquietanti i dati che riguardano la presenza di ozono nell’aria siciliana, specie in aree industriali come Melilli e Gela. Registrati superamenti del valore obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana, fissato dal decreto 155/2010, in 11 delle 18 stazioni in cui viene monitorato questo inquinante. Il maggior numero di questi superamenti è stato registrato nelle stazioni di Melilli, Gela Biviere e Enna. Il decreto 155 prevede che il numero dei superamenti debba essere mediato su 3 anni: con questa prerogativa le stazioni messe peggio sono 2 in aree industriali (Melilli e Gela Biviere) e una no (Enna). Durante il 2017 otto volte nella stazione di Melilli e una in quella di Scala Greca nel centro abitato di Siracusa vicino alla zona industriale, i valori di ozono hanno superato la soglia di informazione.
Per soglia di informazione si intende il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione: il suo raggiungimento impone di assicurare informazioni adeguate e tempestive. Una volta, a Trapani, hanno superato la soglia di allarme (240 mg per mc). La relazione Arpa Sicilia suggerisce anche la soluzione: “Poiché l’ozono è un inquinante secondario, le politiche di risanamento devono necessariamente riguardare la riduzione delle emissioni degli inquinanti precursori ed in particolare degli ossidi di azoto e dei composti organici volatili”.
Gli idrocarburi
Alti e bassi riguardano un’altra criticità, quella degli idrocarburi non metanici, tra le sostanze “non normate” che costrinsero Arpa Sicilia a chiedere, nel 2016, un adeguamento normativo al ministero dell’Ambiente e uno sanitario all’Istituto superiore della sanità. “Rispetto al 2016 nel corso del 2017 si è registrata, in quasi tutte le stazioni, una riduzione della concentrazione media annua, del valore massimo di concentrazione media oraria e del numero di concentrazioni medie orarie superiori a 200 mg per mc (valore soglia scelto come riferimento indicativo per la valutazione della qualità dell’aria)”, dice Arpa. Che però aggiunge: “Seppure tali superamenti risultino sempre molto significativi”. Si tratta dei superamenti nelle tre Aree a elevato rischio di crisi industriale (Siracusa, Gela e comprensorio del Mela).
Per il benzene, altra criticità, “nel 2017 – dice Arpa – si è registrata una riduzione delle concentrazioni medie annue sia nelle aree urbane che nelle aree industriali, mentre permangono nelle aree industriali concentrazioni medie orarie di picco molto elevate”. Nelle stazioni da traffico urbano degli agglomerati di Palermo e Catania registrati picchi molto elevati, così come alla stazione Messina Boccetta. Diversi i casi nelle stazioni di monitoraggio delle aree industriali, come nella stazione di Pace del Mela (Milazzo). Mentre nella stazione di Termica, Milazzo non si registrano tali picchi, “probabilmente per la posizione della stazione rispetto ai venti dominanti nell’area industriale milazzese. Benzene alto anche nell’area di Siracusa.
Ma oltre agli allarmi, ecco anche qualche buona notizia.“In nessuna delle stazioni esistenti a eccezione della stazione di contrada Marcellino a Siracusa – dice la relazione Arpa – si sono registrati, nel periodo preso in esame 2012-2017, superamenti del valore limite espresso come media annua (5 mg per mc)”. Insomma, qualcosa si inizia a fare: “Le misure di contenimento delle emissioni sia convogliate che diffuse di idrocarburi non metanici provenienti dagli impianti presenti nelle aree industriali (raffinerie, centrali termoelettriche e cementerie) rivestono particolare importanza, oltre che per la riduzione dell’ozono, per la protezione della salute della popolazione residente in tale aree e, considerato che tali composti hanno un impatto in termini di odori percepiti, per il miglioramento della qualità dell’aria a livello locale”. Qualcosa si muove. Ma l’aria di Sicilia è ancora “sporca”. E in molti punti, pericolosa.
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01 Agosto 2018, 06:00