28 Ottobre 2013, 18:37
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PALERMO – “Non escludo di autodenunciarmi”. L’amministrativista Gaetano Armao, uno degli assessori regionali delle giunte targate Raffaele Lombardo finito nel mirino delle polemiche sollevate sabato dal presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese, ci scherza su: “Se gli esponenti di Confindustria continuano a interpretare le attività professionali di un avvocato come un’aggressione a un’associazione che svolge attività antimafia – afferma – e se quindi lasciano intuire che dietro chi lo fa possano celarsi connivenze o ammiccamenti con la mafia non mi resterebbe che autodenunciarmi”.
Albanese dice: “Troppi attacchi a Confindustria”.
“Da cittadino penso che questi attacchi derivino dalla circostanza che l’associazione ha deciso di scendere in campo, a partire dai propri vertici, nella gestione della politica. Questo desta in chi fa politica, penso anche ad Antonello Cracolici e ad altri autorevoli esponenti, qualche perplessità. Ma è qualcosa che si deve chiedere a chi fa politica. Io faccio l’avvocato”.
Beh, però politica l’ha fatta a lungo. È stato assessore regionale per cinque anni.
“Sì, ma c’è un dato: Albanese, al quale sono legato da un’amicizia più che trentennale, mi ascrive un accanimento nei confronti del geometra Cicero per la sua attività all’Irsap. Trovo singolare che una persona come il presidente Albanese, che tra l’altro è da tempo cliente del mio studio, si stupisca che io svolga l’attività di avvocato. Sulla base dei mandati che ho ricevuto ho dapprima impugnato la nomina di Cicero all’Irsap e successivamente ho presentato esposti al Commissario dello Stato su una procedura di nomina che ritengo illegittima. Sono in corso di notifica i ricorsi contro le nomine di Cicero e Andreanò all’Irsap”.
La politica non c’entra?
“Se qualcuno pensa di ricondurre la mia attività professionale alla politica sbaglia di grosso. Il mandato di impugnare le nomine per gravi carenze dei requisiti mi è stato conferito da associazioni di categoria che hanno la stessa dignità di Confindustria. Trovo singolare che proprio Albanese si stupisca che io faccia ricorsi al Tar o al Commissario dello Stato, ma trovo ancor più grave che richiedere giustizia, rivolgersi a un giudice venga ricondotto a scenari di aggressione nei confronti di Confindustria. Soprattutto se si lascia trasparire un’ombra di connivenza con i settori contrastati dalle loro attività – meritorie quanto dovute – di contrasto al racket”.
Non ci sarà un’autodenuncia, insomma.
“È inaccettabile il metodo, tanto di Albanese quanto di Crocetta, di allungare ombre su chi propone in via amministrativa e giudiziaria censure ad attività illegittime. Forse funziona con qualche interlocutore pauroso, ma non con me. Se ne facciano una ragione, poiché loro non sono per partito preso dalla parte della ragione. Lasciateci il diritto di rivolgerci al giudice per chiedere giustizia”.
E qui torniamo al punto di partenza. La legalità.
“Ecco, il punto è proprio questo. Dai detentori della legalità, o quanto meno da quelli che assumono di essere i detentori della legalità, non ti aspetti una critica nei confronti di chi si rivolge a un giudice. Non vorrei che le critiche di Albanese fossero legate al timore che, se si accertasse la carenza dei requisiti del geometra Cicero, sprovvisto di laurea e per alcuni profili in conflitto di interessi, questa riverberi sulla legittimazione di Albanese a presiedere la Società interporti siciliani”.
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28 Ottobre 2013, 18:37