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Sicilia, la rincorsa dei conti ma Armao rassicura: ‘Stipendi in sicurezza’

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29 Dicembre 2021, 05:58

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Allarme rinvio: scattato. Allarme stipendi: in caricamento, da disinnescare già a partire dalla mattinata, nell’incontro fra Riccardo Savona, presidente della  Commissione Bilancio all’Ars, e l’assessore all’Economia Gaetano Armao. Lo stesso Armao, intanto, informalmente rassicura: “Tutte le spese obbligatorie e relative ai contratti sono state rimpinguate, non esiste alcun pericolo”. Sul rinvio, più che rischio, si tratta di pratico scenario: non c’è più tempo per approvare l’esercizio provvisorio di quattro mesi che la Regione ha varato a fatica la vigilia di Natale, entro il termine di legge del 31 dicembre. Si andrà in Aula, in quel caso, ai primi di gennaio, alla ripresa dei lavori. Ma, in tanti dentro l’Ars e particolarmente dentro la Commissione Bilancio ne sono convinti, il problema non è solo il ritardo su una provvisorietà che si rinnova stabilmente da cinque annate finanziarie: a preoccupare, piuttosto, sarebbero i tanti capitoli senza copertura, inclusi quelli che, soprattutto in ordine a rapporti “indiretti” della Regione ma pure per quanto riguarda l’attuazione dei rinnovi contrattuali, riguardano il personale. “Non si può certo rischiare di restare senza soldi per pagare anche uno solo degli stipendi”: lo dice a Livesicilia il presidente della Commissione Bilancio, il deputato di Forza Italia Riccardo Savona, che sa di rappresentare, in questo snodo di indispensabile controllo parlamentare, un baluardo di garanzia, e in mattinata incontrerà Armao per trovare le pezze per ciascuna falla. Savona, come del resto Armao, si dichiara tuttavia fiducioso: “Le coperture saranno trovate, il senso di responsabilità istituzionale è valore più che condiviso”. E poi conferma, parlando a tre giorni da San Silvestro, che “la Commissione sarà convocata dopo l’interlocuzione necessaria con l’assessore”. Sforando ovviamente i tempi e il 2021: se c’è chi fa spallucce, però, non è tra le opposizioni, che censurano “il ricorso ormai certo alla gestione provvisoria”. 

ENTRATE, USCITE: I CONTI NON TORNANO

In questa corsa contro il tempo nella quale Armao è impegnato a testa bassa, sono i conti complessivi della Regione ad ansimare, nel rapporto fra entrate e uscite. L’assessore ha salutato con giusto orgoglio l’upgrade della Sicilia da parte dell’agenzia internazionale di rating Finch, e con altrettanta consapevolezza ha giustificato il ricorso all’esercizio provvisorio con gli effetti ritardati a qualche mese del prezioso accordo con lo Stato che alleggerisce gli impegni finanziari della Regione e, soprattutto, le riconosce rilevanti voci nuove d’entrata, dagli F24 al bollo auto, allo split payment, per tacere della madre d’ogni questione, quella delle accise. Lo ripete ancora a Livesicilia, che la chiave è tutta lì, nelle nuove norme di regolazione dei rapporti finanziari con Roma, che oltre alle nuove voci di entrata dà un colpo di mannaia al contributo obbligatorio di concorso alla finanza pubblica di 200 milioni di euro – 800 milioni euro all’anno rispetto al miliardo di euro imposto sino al 2021 (nel 2017 sfiorò il miliardo e trecento milioni), concede alla Regione 100 milioni di euro all’anno come primo riconoscimento degli oneri connessi alla condizione di insularità: “Il tema si risolve – dice Armao – definendo il negoziato con lo Stato secondo quanto previsto nell’accordo firmato il 18 dicembre, che fa esplicito riferimento al termine d’attuazione: entro e non oltre il 30 giugno 2022”. Nelle scorse ore avevamo sommariamente anticipato il divario in alcuni capitoli, fra i quali i quasi 3 milioni relativi ai fitti di locali adibiti a uffici, e a sedi di Cga e Corte dei conti, oltre agli alloggi per le forze dell’ordine. Qui pesa, negli stanziamenti richiesti dall’amministrazione, lo spostamento di alcuni uffici dalla sede di via degli Emiri a Palermo, che costerà, nel 2022, l’aumento da 38,8 milioni del 2021 ai 39,5 milioni del 2022.

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IL NODO DEL PERSONALE

Dal Promemoria inviato dagli uffici all’attenzione dell’assessore, vengono spiegate le cifre del divario fra entrate attese e uscite allo stato attuale, senza i soldi freschi dell’accordo. Eccole, giusto per pesare: se nel 2022 e nel 2024 la differenza complessiva si aggira intorno ai 450 milioni di euro, nel 2023 sfiora il miliardo. A pesare come un macigno, sono i numeri grossi delle spese per il personale, molte delle quali tecnicamente “obbligatorie” dove la distanza viene calcolata rispettivamente in 108 milioni 505 mila 868 euro e 32 centesimi per il 2022, 108 milioni 701 mila 857 euro e 57 centesimi per il 2023, e per il 2024 in 111 milioni 663 mila 205 euro e 73 centesimi. Le voci più “rosse” riguardano quiescenza e previdenza (obbligatoria), le pensioni praticamente, con un divario che si avvicina ai 42 milioni per il 2022 e sfiora i 45 per i due anni successivi; le indennità di buonuscita (obbligatoria), con un meno 20,5 milioni per tutti e tre gli anni; e gli stipendi “vivi” (obbligatoria) – ed escluso il personale dirigenziale che ha appena rinnovato il contratto con ulteriore dotazione finanziaria – che secondo Armao sono già messi in sicurezza: qui mancherebbero quasi 14 milioni di euro per il 2022, 25 per il 2023, quasi 24 per il 2024. Ad altre somme a titolo di pensione, gravanti sempre sull’omologo Fondo, mancano 6,5 milioni per 2022 e 2024 e 9,5 milioni per il 2023; sui Tfr, la differenza è di 12 milioni una tantum; anticipazioni di buonuscita, 2,5 milioni per ciascun esercizio finanziario; Irap (obbligatoria) fra i 2 e i 3 milioni ad annata; utenze telecomunicazioni ed energia elettrica, 4,2 milioni per il 2022 e 1,7 milioni sia per il 2023 che per il 2024.

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29 Dicembre 2021, 05:58

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