08 Maggio 2015, 13:22
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PALERMO – Il nuovo pentito parla e forse proprio dalle sue dichiarazioni nasce la ricerca di armi o segni di un delitto a pochi passi dal Palazzo di giustizia di Palermo. Sarebbe legato alle prime dichiarazioni di Danilo Gravagna l’intervento eseguito ieri dai carabinieri in un magazzino fatiscente confinante con un’ala dei nuovi uffici giudiziari palermitani. Nulla trapela.
Armi e non solo, dunque. Non ci sono certezze, ma solo ipotesi dettate anche dalla presenza sul posto dei militari del Ris, il Reparto di investigazioni scientifiche. Vi lavorano gli esperti chiamati a cercare e isolare tracce organiche, sangue o altro, e impronte. Una presenza che alimenta il mistero sull’intervento.
I carabinieri sono arrivati assieme ai vigili del fuoco che hanno tagliato parte della saracinesca per accedere al magazzino. Siamo nel cuore del rione Capo, in quella parte di città degradata che confina con l’avveniristica struttura del Palazzo di giustizia. Chi e se qualcuno vi ha nascosto qualcosa o, peggio, vi ha commesso un delitto, non ha temuto di farlo in una zona super controllata.
Nel silenzio assoluto che regna attorno alla vicenda, l’unica cosa che negli ambienti giudiziari viene esclusa per evitare allarmismi è un possibile collegamento con gli attentati più volte annunciati contro alcuni magistrati che lavorano al Palazzo.
Le ricerche potrebbero offrire un primo riscontro alle dichiarazioni di Gravagna, uomo del pizzo al soldo della famiglia mafiosa di Palermo Centro che ha deciso di imboccare la strada della collaborazione. Da giorni vive ormai sotto protezione in una località segreta.
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08 Maggio 2015, 13:22