29 Novembre 2016, 12:48
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PALERMO – Il tribunale del riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per estorsione nei confronti dell’avvocato Giuseppe Arnone, ex consigliere comunale di Agrigento e leader degli ambientalisti. Arnone era stato arrestato il 12 novembre con l’accusa di estorsione a una collega.
Il Riesame depositerà nei prossimi giorni le motivazioni. L’ordinanza di custodia cautelare era stata firmata dal Gip di Agrigento Francesco Provenzano. Appena ieri l’avvocato Arnone era stato sentito dai giudici dopo che lui stesso aveva avanzato un’istanza per essere ascoltato. Il provvedimento del Gip era stato, dunque, ridiscusso in contraddittorio fra le parti. Erano presenti all’udienza del Tribunale della libertà anche i titolari del fascicolo d’inchiesta: i Pm Carlo Cinque e Alessandro Macaluso. La difesa di Arnone è composta dagli avvocati Arnaldo Faro e Carmelita Danile. L’avvocato ambientalista era stato arrestato, con l’ipotesi di estorsione, lo scorso 12 novembre. A fermarlo, all’uscita dello studio della collega Francesca Picone dove – secondo l’accusa – avrebbe intascato due assegni per un importo di 14 mila euro, sono stati i poliziotti della Mobile di Agrigento. Secondo la Procura, quei soldi sarebbero state “le prime due rate di una tangente di 50 mila euro che Arnone avrebbe chiesto a Picone per non alzare clamore mediatico su una pregressa vicenda giudiziaria che vede la donna imputata per irregolarità nei confronti di una sua cliente, successivamente assistita proprio da Arnone. Dopo qualche giorno in carcere, il Gip ha convalidato l’arresto di Arnone e applicato la misura dei domiciliari con il divieto di comunicazione; ma lo scorso martedì, recandosi al tribunale per costituirsi parte civile e per presenziare a un procedimento dove risulta indagato, Arnone ha indossato la toga e difeso un suo cliente. Un comportamento che ha portato la Procura a chiedere e a ottenere l’aggravamento della misura a suo carico: l’avvocato è tornato in carcere venerdì scorso. Il Gip che ha accolto la richiesta di aggravamento della misura lo ha descritto come “refrattario a rispettare la legge”. Stamani, però, i giudici del Riesame hanno annullato la misura cautelare.
“Ho affermato subito dopo l’arresto di Peppe Arnone, uscendo dalla Questura, che la vicenda mi appariva inquietante. Ancora di più questa convinzione in me si è radicata dopo avere letto le carte che lasciano trasparire all’evidenza che l’avvocato Arnone sia stato vittima di una imboscata”. Lo scrive Arnaldo Faro, difensore del leader ambientalista ed ex consigliere comunale. “Ho rilevato all’indirizzo del tribunale del riesame come l’ordinanza a carico di Arnone – spiega Faro – fosse non soltanto gravemente erronea in diritto: erronea valutazione degli indizi, contraddittorietà, omessa considerazione della circostanza che la sua accusatrice avesse una grave conclamata inimicizia con Arnone e fosse pertanto teste incompatibile, ma del tutto abnorme nel punto fondamentale in cui aveva valutato le esigenze cautelari con riguardo al pericolo di inquinamento della prova, correlandone la durata alla definizione di altro processo. Mi compiaccio che a Palermo esista un tribunale, presieduto in maniera ineccepibile, assolutamente imparziale ed equidistante”.
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29 Novembre 2016, 12:48