04 Aprile 2018, 07:40
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PALERMO – Alcuni elettori sarebbero stati allettati dalla promessa di ottenere un posto di lavoro. Altri ingannati facendo loro credere che stavano votando per Salvino Caputo e non per il fratello Mario. È questo il cuore delle indagini che hanno portato i Caputo, entrambi avvocati, agli arresti domiciliari.
Non a caso, dicono i pubblici ministeri di Termini Imerese, sui manifesti elettorali c’era solo il cognome Caputo. Nessun riferimento al nome di battesimo del candidato e nessuna fotografia. Nella lista, dove era obbligatorio scrivere “Mario”, ecco spuntare quello che i carabinieri definiscono “il falso appellativo ‘detto Salvino’, con il quale era invece conosciuto l’incandidabile fratello Salvatore”.
Salvino Caputo ex sindaco di Monreale ed ex deputato regionale, commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento “Noi con Salvini”, nel 2013 è stato condannato con sentenza definitiva a un anno e cinque mesi per un tentativo di abuso d’ufficio. Si era attivato per cercare di fare cancellare alcune multe. Tra queste, pure quella elevata all’arcivescovo Salvatore Cassisa (nel 2004 all’autista del monsignore era stata contestata un’infrazione da 101,96 euro), ad un assessore e al presidente del Consiglio comunale.
Ai domiciliari è finito anche Benito Vercio, 62 anni, considerato un “procacciatore di voti” nel Termitano. Non c’è la sola ipotesi di voto di scambio. La misura cautelare è stata applicata agli indagati per il reato di “attentato contro i diritti politici del cittadino” per avere i medesimi determinato, con l’inganno, gli elettori all’esercizio del loro diritto politico in senso difforme dalla loro volontà”. L’indagine è coordinata dal procuratore Ambrogio Cartosio e dal sostituto Annadomenica Gallucci.
Salvino Caputo era incandidabile e scelse di puntare sul fratello. Fin qui nulla di illecito. La faccenda si complicherebbe perché i due avrebbero fatto in modo che gli elettori pensassero che il proprio voto servisse a sostenere la candidatura dell’ex sindaco di Monreale. Salvino Caputo se ne andava in giro, sostiene l’accusa, spacciandosi per il vero candidato di “Noi con Salvini”. E c’è chi sarebbe cascato nel raggiro. Nel corso delle indagini, la Procura della Repubblica avrebbe, inoltre, dimostrato dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro o altre utilità in cui sarebbe entrato in gioco Vercio.
Nell’inchiesta sono indagati anche il segretario di Noi con Salvini in Sicilia, Angelo Attaguile, e il neo deputato eletto nell’Isola, Alessandro Pagano, che è anche coordinatore del Carroccio per la Sicilia occidentale: tramite il suo legale, l’avvocato Nino Caleca, Pagano fa sapere che “darà il consenso all’utilizzo delle intercettazioni” e che da coordinatore della Sicilia occidentale della Lega “ha sempre operato in difesa dei principi di legalità e correttezza”.
Sono venti gli indagati nell’inchiesta. Compresi l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese, Loredana Bellavia, il consigliere comunale Michele Galioto e dipendenti comunali fra i quali Agostino Rio, bibliotecario arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di assenteismo. L’indagine è partita da un esposto anonimo dell’aprile 2017 proprio su questa vicenda.
*Aggiornamento ore 12.55
“Salvino Caputo era soggetto aduso ad un’attività sicuramente contra legem il voto di scambio, attività che esercitava in modo sistematico. L’esigenza cautelare per attentato ai diritti politici del cittadino è stata necessaria per impedire la commissione di reati della stessa natura”. Lo ha detto il procuratore capo Ambrogio Cartosio. “Viene contestato a Salvino Caputo anche il voto di scambio – aggiunge il procuratore capo di Termini Imerese Ambrogio Cartosio -. La misura cautelare è stata emessa per attentato ai diritti politici del cittadino. Per voto di scambio è indagato”.
(ANSA)
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04 Aprile 2018, 07:40