Il testamento svelò la mala gestio | Le accuse al prof e all’avvocato

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01 Dicembre 2017, 18:25

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PALERMO – Il banco è saltato quando gli eredi di un ricco possidente hanno impugnato il testamento e il Tribunale lo ha annullato. A quel punto sono emerse le irregolarità nella gestione del patrimonio di Bartolomeo Sapuppo che hanno portato all’arresto per peculato del professore di Diritto privato Luca Nivarra e dell’avvocato Fabrizio Morabito.

Erano stati loro, infatti, ad essere incaricati nel 2006 dal Tribunale civile di gestire una settantina di appartamenti. Nel 2014 il testamento di Sapuppo fu annullato per “incapacità del testatore” e ordinato all’amministratore provvisorio di rilasciare i beni agli eredi.

Nivarra, in carica fino al 2014 aveva nel frattempo passato il testimone a Morabito, nominato dal Tribunale su indicazione dello stesso docente universitario. Erano amici e collaboratori.

Nonostante le richieste e le diffide degli eredi, Morabito non ha consegnato la documentazione e i rendiconti del patrimonio. E così nel 2016 il Tribunale ha chiesto a un consulente contabile di ricostruire la situazione patrimoniale. È venuta fuori quella che il Gip Nicola Aiello definisce “mala gestio”. Una volta emerse le anomalie, il fascicolo è passato alla Procura della Repubblica. L’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Francesca Dessì e Claudia Ferrari si sono affidata ai finanzieri della Polizia tributaria. guidati dal colonnello Francesco Mazzotta.

Alla fine è emerso che i due legali si sarebbero appropriati di oltre trecento mila euro di affitti pagati in contanti dagli inquilini e mai versati sul conto corrente. Per coprire gli ammanchi Nivarra avrebbe presentato “relazioni ideologicamente false”. Morabito, invece, si è difeso sostenendo che la colpa era degli inquilini morosi. Circostanza smentita dagli interrogatori e in contrasto con le relazioni in cui Nivarra per anni ha certificato l’andamento regolare della gestione del patrimonio.

Nel corso delle indagini Morabito ha prima restituito 67 mila euro che, così ha detto, aveva trovato tra i carteggi della gestione, e poi ha effettuato diversi bonifici sul conto corrente della procedura per quasi 99 mila euro. Un modo, dicono gli investigatori, per rendere meno pesante il buco finanziario.

Il fascicolo era stato inizialmente trasmesso da Palermo a Caltanissetta quando emerse la figura di Tommaso Virga, magistrato allora in servizio nel capoluogo siciliano e poi trasferito a Roma dopo essere stato coinvolto nell’indagine che ha travolto le misure di prevenzione palermitane. Tommaso Virga è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio nello stesso processo dell’ex presidente Silvana Saguto.

La nomina di Nivarra ad amministratore provvisorio dell’eredità Sapuppo era stata disposta, nel 2006, dal collegio presieduto da Tommaso Virga. Da qui l’ipotesi che ci fosse “un accordo corruttivo” tra il magistrato e il professore Nivarra, che in cambio avrebbe favorito la carriera accademica di Walter Virga, figlio di Tommaso. Nivarra aveva dapprima nominato Walter Virga “cultore della materia nel 2003”, poi era stato relatore della sua tesi di dottorato nel 2007 e infine era stato membro interno nella commissione aggiudicatrice del titolo di ricercatore assegnato a Virga jr nel 2014. sempre nel 2014 Virga jr, nominato da Saguto amministratore giudiziario del patrimonio Rappa, scelse Nivarra per alcune consulenze che ora sono costate ad entrambi un’incriminazione per falso e truffa

Il punto è che la nomina di Nivarra nella gestione dell’eredità Sapuppo risale al 2006. Se reato fosse stato commesso sarebbe ormai prescritto. Da qui la mancata contestazione dell’ipotesi di corruzione.

 

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01 Dicembre 2017, 18:25

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