20 Giugno 2018, 18:53
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SIRACUSA – È arrivata la ratifica da parte del plenum del Csm: il procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano lascia, dunque, la guida della procura di Siracusa per andare alla Procura generale di Catania con il ruolo di sostituto. Sul capo della Procura siracusana pendeva la richiesta della Prima Commissione di un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. Anticipando la decisione sul punto, lo scorso 16 maggio Giordano aveva fatto domanda di trasferimento alla Terza commissione: in via principale chiedeva di essere trasferito alla Direzione nazionale antimafia come sostituto procuratore, in linea subordinata alla Procura generale di Catania come sostituto procuratore generale. La richiesta aveva sospeso la procedura di trasferimento d’ufficio, come dettato dall’ex art. 2 della circolare apposita del Csm.
La Terza commissione una settimana fa aveva accettato la richiesta in subordine del procuratore Giordano. L’incartamento era passato al plenum del Csm che oggi doveva pronunciarsi: accettare la delibera della Terza commissione e estinguere la procedura sul trasferimento d’ufficio, o riaprire quest’ultima. Il plenum ha deciso per la prima strada, linea più morbida che permette al procuratore Giordano di lasciare Siracusa senza la macchia del trasferimento d’ufficio. La Prima Commissione aveva ritenuto che Giordano avesse perso “irrimediabilmente” la fiducia dei suoi sostituti: quegli stessi che due anni fa avevano mandato un esposto al Csm, al ministro della Giustizia e alla procura di Messina, da cui è scaturita l’inchiesta che nel febbraio scorso portò all’arresto di un ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, accusato di aver pilotato fascicoli di indagine per favorire clienti di peso di due avvocati, in cambio di soldi e viaggi di lusso. Secondo la Commissione Giordano avrebbe minimizzato le anomalie sull’operato professionale di Longo e di altri magistrati dell’ufficio che i firmatari dell’esposto gli avevano segnalato; e avrebbe disincentivato, se non ostacolato, la formalizzazione di quei rilievi. La richiesta della Prima commissione arrivata al plenum lo scorso 20 febbraio dopo nove mesi d’istruttoria, si fondava soprattutto sull’”irrimediabile frattura del rapporto fiduciario” determinatosi tra Giordano e i suoi sostituti, ma sottolineava “pur in assenza di responsabilità penale”. Giordano nell’istruttoria si era difeso strenuamente, rappresentato dal procuratore capo di La Spezia, Antonio Patrono: aveva presentato due corpose memorie e oltre mille pagine di allegati.
Rivendicando di aver “aperto cinque segnalazioni disciplinari contro il dottor Longo”, trasmettendo gli atti alla Procura di Messina “quando era doveroso”, e disponendo l’esonero dello stesso dall’assegnazione di nuovi procedimenti e dalla partecipazione a turni e udienze dopo l’apertura dell’indagine a Messina”. L’impressione che si evince dalle carte dell’istruttoria aperta dalla Prima commissione è che Giordano si sia trovato a fare l’arbitro al centro di fazioni. All’accusa di aver dedicato troppo tempo al colloquio nel suo ufficio con uno dei legali finiti dopo agli arresti nell’inchiesta “Sistema Siracusa”, Giordano rispondeva “In un piccolo centro come Siracusa tutti i magistrati hanno rapporti amicali, per essere stati compagni di università o di scuola, e per avere stretto rapporti di frequentazione con avvocati. C’è tuttora, al Palazzo di giustizia, una ragnatela di rapporti di parentela, coniugio e di amicizia fra magistrati, avvocati, politici e amministratori e imprenditori che certamente non giova alla trasparenza dei rapporti, essendo tra l’altro Siracusa un piccolo centro. Questi rapporti potrebbero e dovrebbero essere messi a fuoco da codesto alto consesso, non le visite o la durata delle stesse al mio ufficio da parte dell’avvocato Calafiore”.
Anche da queste dichiarazioni, però, per la Prima commissione si sarebbe evidenziato “una situazione di assoluta e non più riparabile incompatibilità ambientale”. Se ne farà carico il prossimo procuratore capo. Giordano va dunque a fare il sostituto alla Procura generale di Catania. Appena gli è giunta la notizia della decisione del Plenum, ha detto: “Non ho nulla da commentare se non che mi sia avvalso di una facoltà concessa dall’ordinamento – ha detto riguardo alla sua richiesta di trasferimento che ha estinto la procedura d’ufficio – per chiudere una vicenda nella quale lo stesso Csm ha riconosciuto che io non ho mai avuto alcuna responsabilità né penale né disciplinare”. Alla figura di Giordano rimarranno legate, in un territorio come quello siracusano, le due inchieste sull’inquinamento ambientale, una delle quali con risultati epocali: sequestro degli impianti Isab e Esso e otto vertici dei due colossi indagati per disastro ambientale. La seconda inchiesta, sul rapporto malattie/inquinamento, partita tre anni fa si è avvalsa di superconsulenti, ricercatori Cnr, che hanno già finito le relazioni: si aspetta solo che la Procura si metta adesso alla ricerca dei profili di responsabilità. “Le grandi inchieste ambientali – ha detto a questo punto Giordano – sono condotte da un pool di magistrati che penso vorrà proseguire le indagini anche senza il mio coordinamento, data l’importanza strategica per Siracusa e il suo territorio della tutela dell’ambiente”.
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20 Giugno 2018, 18:53