14 Maggio 2016, 15:55
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PALERMO – La nuova social card è pronta a sbarcare a Palermo: 12 milioni di euro che presto saranno a disposizione di quelle famiglie con minori o disabili a carico, in cui nessuno lavori o qualcuno sia stato licenziato. Ecco l’ultima goccia nell’immenso mare del sociale, fatto di ordinarie difficoltà e spesso nascosto, in cui operano volontari ed enti del terzo settore, dove il Comune è alle prese con mille emergenze e con soldi che sembrano non bastare mai.
Un universo eterogeneo e variegato che nel bilancio comunale del 2015 vale 50 milioni di euro, di cui poco meno della metà a carico dei palermitani e il resto provenienti dalla Regione o dallo Stato. Risorse che sembrano ingenti ma che, di fronte al bisogno di migliaia di persone, sembrano non essere mai sufficienti per fronteggiare ogni problema.
E se l’opinione comune è che l’emergenza più impellente sia quella della casa, basta allargare l’orizzonte per capire che invece il problema fondamentale a Palermo è la mancanza di lavoro, di un reddito fisso che consenta di pagare un affitto o di soddisfare i bisogni primari come quello di mangiare, lavarsi o avere una coperta con cui ripararsi dal freddo in inverno. Un mosaico di problemi in cui quello dell’abitazione è solo una delle tessere.
La lista dell’emergenza abitativa, che il Comune compila ogni quattro mesi, allo scorso febbraio contava 1.602 nominativi: si tratta di quelle famiglie che dichiarano di non avere un tetto sulla testa e che, quindi, dovrebbero dormire per strada. Una lista che però va presa con le pinze, visto che non è soggetta a controlli incrociati e in alcuni casi i vigili urbani non trovano le persone lì dove hanno dichiarato di vivere perché, magari, si tratta di giovani coppie che vivono con i genitori, di chi è ospitato da un parente o un conoscente, di chi occupa abusivamente un alloggio o è a rischio sfratto. C’è poi il capitolo morosità incolpevole: fino a 7 mila euro l’anno per affitti arretrati o per rifare il contratto. Nel 2015, con 250 mila euro a disposizione, sono arrivate appena 22 istanze, di cui solo 4 accettate. Nel 2016 i fondi a disposizione saranno 130 mila. “Chi viene a bussare alla nostra porta vuole la casa o il lavoro, non cerca altro”, dicono al Comune.
Il problema più impellente, come detto, è quello dell’assenza di reddito. La vecchia social card, limitata due anni fa alle sole famiglie con reddito basso, ha fatto arrivare al Comune 5 mila istanze, di cui solo 1.500 finanziate con una cifra che vai da 200 ai 400 euro al mese per un anno. Ma col nuovo bando della social card (ribattezzata Sia, Sistema di inclusione attiva), estesa a tutti i comuni e non alle sole 12 città più grandi, si allargherà la platea dei beneficiari anche a chi un lavoro non l’ha mai avuto. I fondi ministeriali ammontano a circa 12 milioni di euro, secondo le previsioni, anche se Palazzo delle Aquile è ancora in attesa del decreto ufficiale di finanziamento e prevede una valanga di istanze. Un’assenza di reddito contro cui il Comune tenta di fare quel che può: il contributo straordinario una tantum per esempio, finanziato con 200 mila euro comunali per acquisti mirati (come per esempio un paio di occhiali), ma che ha ricevuto appena 2.500 istanze che dopo le verifiche sono diminuite del 40% per mancanza dei requisiti. Resta però la questione dei single, che non hanno a carico nessuno: per loro non ci sarà la social card, come lamentano i comuni.
Ma il sociale è fatto anche di minori italiani e stranieri, migranti, malati mentali, anziani. Un esercito spesso invisibile ma che pesa sulle casse comunali, specie se la Regione taglia i fondi. Se nel 2012 i minori palermitani in comunità erano 700, oggi sono calati a 350 ma in compenso sono aumentate le madri e i minori non accompagnati. Un mondo sofferente, i cui problemi vengono acuiti dalla crisi e che proprio in questo momento subisce continuamente tagli e rimodulazioni calati dall’alto.
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14 Maggio 2016, 15:55