08 Ottobre 2013, 21:06
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PALERMO – Con l’approvazione della bozza di legge sulla spending review, all’Assemblea regionale è scoppiato il caso dei cosiddetti stabilizzati. Sono 85, costano circa 4 milioni e mezzo di euro all’anno e sono tutti dipendenti che lavorano nei gruppi parlamentari svolgendo mansioni che rientrano nell’attività istituzionale: preparano disegni di legge, interrogazioni, si occupano di comunicazione. “Un’anomalia siciliana”, li ha chiamati il presidente della commissione che ha esitato il testo sui tagli Riccardo Savona, per cui questi lavoratori non sono dipendenti dell’Ars, ma neanche ‘esterni’: sono, invece, ‘riconosciuti’ dall’Assemblea, e per questo ogni mese i gruppi ricevono un contributo specifico che serve a pagare i loro stipendi. Non il contributo ‘ordinario’ per le spese di funzionamento del gruppo come le spese telefoniche, materiale di cancelleria o computer e per i quali ogni deputato riceve attualmente 2400 euro al mese, ma un contributo a parte, che l’Assemblea garantisce ai gruppi per pagare gli stipendi agli 85 stabilizzati.
Solo che fino ad oggi, in realtà, i gruppi hanno integrato con i fondi del contributo ordinario quelli utilizzati per le retribuzioni di questi dipendenti ‘para-assembleari’, una pratica che con il decreto Monti sarebbe scomparsa. Tant’è che alcuni gruppi parlamentari si erano già adeguati riducendo, di fatto, gli stipendi ed evitando così di attingere al contributo ordinario. Ma con l’approvazione della bozza in commissione Spending review e il mancato recepimento del decreto Monti, che avrebbe previsto, tra l’altro, che il contributo ordinario diminuisse dagli attuali 2400 euro mensili per deputato a circa 700 euro come avviene nei consigli regionali di tutta Italia, si è andati in tutt’altra direzione. “Si è fatto il tentativo – ha detto Giovanni di Giacinto, capogruppo del Megafono – di ridurre i tagli alle indennità dei parlamentari ‘spalmandoli’ su altre voci come i fondi ai gruppi e quelli per i dipendenti”. Un taglio giustificato dalla volontà di “salvaguardare i cosiddetti stabilizzati – come spiegato dal presidente della commissione, Riccardo Savona – che altrimenti avrebbero rischiato il licenziamento”.
Per Di Giacinto, però, si è trattato di un “nascondersi dietro finte logiche di spending review, quando invece questi lavoratori, che a loro favore hanno delibere di assunzione varate dal parlamento regionale attraverso il Consiglio di presidenza, non possono e non devono rientrare nella logica dei tagli”. E per i corridoi di Palazzo dei Normanni, intanto, si vocifera già di una possibile marcia indietro di Savona, mentre qualche deputato lamenta: “Attendiamo ancora che sull’argomento prenda una posizione chiara il presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone”.
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08 Ottobre 2013, 21:06