10 Novembre 2021, 20:10
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PALERMO – L’Ars approva le norme dell’assestamento di bilancio. Il voto sull’intero articolato seguirà a un’incollatura l’approvazione delle variazioni di bilancio il cui esame finale, compresi cinque emendamenti, viene rimandato dalla presidenza tenuta da Roberto Di Mauro a martedì pomeriggio. A sala d’Ercole va in scena la buriana sui conti, con la coda velenosa del dibattito del giorno prima sui tagli, parzialmente recuperati per arrivare a fine anno più due mensilità, cioè bonus di mille euro pro capite per una buona fine d’anno per i lavoratori Asu, e le annunciate ulteriori variazioni di bilancio da fare entro fine mese. A scatenare le prime polemiche è la “richiesta di fiducia” – secondo l’espressione di Danilo Lo Giudice del misto che l’assessore respinge con sarcasmo – di Armao, che indurrebbe l’Assemblea a porre prioritariamente in discussione l’assestamento prima delle variazioni.
Toni caldi, epiteti. “L’assessore è un nemico della Sicilia che fa le capriole come il criceto, per stare sempre in piedi. Questo assestamento non è un atto tecnico come cerca di farci credere Armao, ma un atto falso che non predispone neppure la copertura delle somme evidenziate come maggior disavanzo dalla Corte dei conti, i famosi 9 milioni. Altro che assestamento tecnico, questo è un atto falso”. E ancora: “Oltre alla crescita del disavanzo della Regione rispetto al 2018, emerge infatti che il peggioramento che la giunta aveva previsto in 105 milioni è stato dichiarato fasullo dalla Corte dei conti regionale la quale, nel dare giudizio di parifica, ha evidenziato che il maggior disavanzo da calcolare nel bilancio del 2019 non è di 105 ma di 170 milioni”. Bordate di Antonello Cracolici del Pd, che non è il solo a prodigare critiche, mentre dalla Lega Vincenzo Figuccia dà fattezze a quello che in tanti avevano profetizzato, da qui alle prossime settimane: “Noi – dice – restiamo convinti che l’assestamento sia atto propedeutico e necessario prima delle variazioni. Annunciamo che in sede di variazioni ci saranno modifiche, le tratteremo a suo tempo”. Nuove somme, nuovi capitoli, insomma, dopo la faticosa discussione non solo sull’assestamento corrente ma pure sul disavanzo storico della Regione, che ammonta a oltre 7 miliardi.
Le rassicurazioni di Armao sulla “tecnicità” dell’atto, in attesa dei trasferimenti statali che consentirebbero le variazioni successive, non convincono molti. A margine, il retrogusto amaro delle impugnative, da ultimo quella relativa al rendiconto 2019. L’assessore rimbecca brevemente Cracolici dandogli del “prestigiatore cui cadono le carte e si incarta da sé cadendo in contraddizione” e poi replica anche a Giuseppe Lupo. Il capogruppo dem aveva accusato il governo di “aver lasciato la Sicilia in brache di tela, contribuendo con 1,132 miliardi di disavanzo alla voragine di 7,4 miliardi complessivi”. Armao risponde che “il miliardo in questione non è altro che l’emersione di scostamenti e asimmetrie pluriennali”. Aggiungendo che “abbiamo chiuso i derivati con un risparmio di 48 milioni contro i 90 mila euro del governo che ci ha preceduto. Per tacere dei mutui e sulle anticipazioni di liquidità di 2,6 miliardi dal governo nazionale a condizioni vantaggiose”. In mezzo, le censure di Baldo Gucciardi, sempre del Pd, che evoca “fra l’altro, il pasticcio sul rendiconto 2019”, Luigi Sunseri dei Cinquestelle che, riprendendo Lupo, si chiede “dove siano i 120 milioni da coprire in disavanzo ogni anno”. Marianna Caronia della Lega difende e ripropone come priorità l’emendamento sull’incremento orario per gli Asu, “come concordato in commissione Bilancio” e malgrado il taglio dei 10 milioni inizialmente dedicati ai precari del bacino e poi ridotti a 5 per lo storno a favore del Consorzio idrico agrigentino. Arriveranno dunque i tre milioni che sono venuti a mancare con l’emendamento ritirato dal governo in Commissione Bilancio nelle ultime ore, più altri 4 milioni e 151 mila euro, che Armao promette di erogare a titolo di “una tantum pari a due mensilità per il 2021 in considerazione della pandemia e e le difficoltà di questi lavoratori in coincidenza con il perpetuarsi dello stato di emergenza”.
Sugli Asu fa il punto l’assessore al Lavoro Antonio Scavone: “Nessuna risorsa è stata mai sottratta. Le variazioni ai capitoli di bilancio riguardanti i Pip e gli Asu, di 823 milioni per i primi e di 3 milioni per i secondi, sono realtà per arrivare a fine anno. Poi impegneremo le nostre energie per ottenere ascolto dal governo nazionale e, finalmente, la stabilizzazione, come accaduto per gli Asu nazionali nel 2015, Ciò, in attesa dell’esito del ricorso avverso l’impugnativa dell’articolo 36 della legge regionale 9/2021 da parte del governo nazionale”. Affermazioni condite da riferimenti al ministro del Lavoro Andrea Orlando, vibratamente respinte dal dem Nello Di Pasquale, che accusa Scavone di “mancanza di iniziativa e di mancata assunzione di responsabilità. Gli ricordo che l’impugnativa l’ha proposta Palazzo Chigi, non Orlando”. Danilo Lo Giudice si dichiara contrario alla “variazione insignificante sugli Asu”, contro la quale voterò. Lupo lamenta “la mancanza di una parola chiara sulla stabilizzazione e la sostituzione della integrazione oraria con un bonus. Il Partito democratico si opporrà con fermezza alla proposta del governo Musumeci di tagliare i fondi destinati alla stabilizzazione dei lavoratori Asu per gli anni 2022-2023, inaccettabile la proposta del governo di azzerare lo stanziamento di 10 milioni per gli anni 2022-2023 previsto in finanziaria”. Per Totò Lentini (Popolari e Autonomisti) invece, “bacchettare il governo proprio quando cerca soluzioni, è un errore”. Da sponda Lega, Vincenzo Figuccia ascrive al proprio gruppo una fetta di merito: “Avevamo preso l’impegno di non abbandonarli e mai saremmo stati disposti a votare la variazione se prima non fosse stata chiara la sorte di questa platea di lavoratori. Ci siamo battuti e alla fine quei 4 milioni e mezzo per il bonus, li abbiamo trovati. Però questi lavoratori non aspettano cadeaux, ma l’integrazione. Oggi va ribadito l’impegno per la stabilizzazione, senza che siano i loro avvocati, già in movimento, e poi i tribunali a sanare una ingiustizia durata 25 anni. E questo vale anche per il bacino ex Pip”. Ad Aula semideserta, Nuccio Di Paola del Movimento 5 Stelle si chiede “da quale capitolo siano stati presi i soldi per i bonus, perché lo scopriamo dall’assessore in Aula senza che si passi per le commissioni. Soldi come funghi e poi ci si meraviglia dei disavanzi. Ma basta un bonus per ripagare la dignità di questi lavoratori? La Lega difende l’indifendibile, è l’ennesima illusione da campagna elettorale da parte di un governo litigioso”. Conclude la capogruppo di Fratelli d’Italia Elvira Amata, che rivendica la “serietà del governo e in particolare di Scavone nel trattare il problema, grazie all’articolo 36 e a un lavoro certosino. L’impugnativa di Andrea Orlando è un fatto quasi scontato: quello di Roma è il governo del reddito di cittadinanza, della schiavitù permanente”.
Un po’ forche caudine, molto preview del piatto forte previsto per domani – l’incontro plenario in assessorato con tutte le Srr – l’assessore Daniela Baglieri ribadisce in mattinata in Aula il tracciato della road map, a discariche ricolme, sull’emergenza rifiuti. La faccenda è trita, più delle tonnellate di grossolano indifferenziato che non entrano più in discarica. Baglieri va al punto e ribadisce le tappe dell’ultimatum ai Comuni inadempienti sulle quote di differenziata: “Abbiamo inizialmente tamponato l’emergenza anche grazie alla disponibilità di Sicula Trasporti, convogliando i rifiuti destinati a Lentini, nelle discariche di Gela, Siculiana e Oikos. Ora il principio di autonomia bacinale va riaffermato definitivamente. Il 14 settembre abbiamo dato alle Srr disposizione per il trasporto altrove, anche fuori Regione. Da quella data decorrono i due mesi di termine utile per esperire le relative procedure e siglare i contratti. Domani vedremo tutte le Srr sullo stato dei loro progetti e iniziative soprattutto sull’impiantistica. Ricordiamoci che la legge impone il 65% di differenziata e siamo fermi al 42% di media. Solo 167 Comuni – continua la Baglieri – hanno raggiunto l’obiettivo, mentre gli altri 199 trovano difficoltà. Proprio sulle capacità progettuale delle Srr suscitano timori, estesi anche alla forza di intercettazione delle risorse del Pnrr. Il tema in merito all’emergenza rifiuti non sono le risorse, sono i progetti: domani ascolterò le Srr spero che mi daranno soluzioni sempre nella logica del supporto e del miglioramento. Ribadisco che effettivamente serve una collaborazione, locale, provinciale, regionale ma anche qui in Ars con tutte le forze politiche. Chiudo – ancora l’assessore – dicendo che faccio parte del governo, ma non sono scudo di nessuno”. Per tre mesi i Comuni in affanno saranno aiutati: “Ora è chiaro a tutti che il vero problema sono le città metropolitane. Quindi in un’ottica di solidarietà bisogna sì aiutare chi è indietro, ma nello stesso tempo non possiamo danneggiare comuni virtuosi in merito alla differenziata. Quindi noi per i primi tre mesi sosterremo le finanze dei Comuni. Ma non daremo risorse a pioggia – conclude – ma sulla base di impegni che assumiamo con ogni singole Srr, alla luce dei proprio fabbisogni”.
Al centro degli interventi, appunto, i due temi portanti dell’impiantistica e della capacità non solo materiale ma pure giuridica delle Srr. Il capogruppo di Forza Italia Tommaso Calderone evoca per il Messinese “insuperabili vincoli paesaggistici, urbanistici e ambientali per i termovalorizzatori, con la necessità di valorizzare, invece, la biostabilizzazione attraverso l’impianto di Mazzarrà, capace di risolvere i problemi della provincia”. Giampiero Trizzino del M5S esprime invece il “timore di perdere i fondi del Pnrr per il cambio di statuto giuridico delle Srr: il ddl 290 è chiaro, nella individuazione dei soggetti gestori e della loro natura giuridica”. E probabilmente ci saranno aggiustamenti, con le modifiche che ci sono nell’aria sulla legge di riforma. E oggi, il piatto forte in assessorato.
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10 Novembre 2021, 20:10