17 Novembre 2017, 06:00
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PALERMO – C’è già un accordo. Una intesa di massima, generale. Ma le variabili in gioco ancora sono tante. E così, la suddivisione delle poltrone dell’Ars passa anche dalle vicende della giunta. O, a guardarla dalla parte opposta, la nascita del governo Musumeci passa anche da Sala d’Ercole.
Quanto vale una poltrona dell’Ars
Del resto, gli incarichi di vertice nel parlamento siciliano valgono almeno quanto, anzi più degli stessi assessorati. Incarichi che spesso “blindano” il deputato fino alla fine della legislatura. E che contribuiscono a rimpolpare la “busta paga” dell’onorevole che oggi è pari a 11.100 euro (in parte lordi, in parte netti). Al presidente dell’Ars, infatti, spetta una indennità aggiuntiva netta di 2.700 euro al mese, ai due vicepresidenti vanno 1.800 euro, ai deputati questori 1.622,45, ai deputati segretari, ai presidenti di commissione e ai capigruppo vanno 1.159,14 euro lordi, cifre assai meno alte per i vicepresidenti e i segretari di commissione. Senza contare che ognuna di queste cariche dispone di un plafond che varia da poche centinaia a qualche decina di migliaia di euro disponibile per assunzioni, consulenze, contratti di collaborazione.
Insomma, incarichi che fanno gola. E verso i quali puntano diversi deputati, in qualche caso preferendoli anche a quelli all’interno della giunta, che sono per loro natura meno “stabili” e più sensibili agli scossoni della politica. Basti pensare che nella scorsa legislatura gli assessori sono stati ben cinquanta.
La corsa per la presidenza
E così, come detto, le vicende dell’Ars si intrecciano a quelle della giunta. Non ha fatto mistero, ad esempio Gianfranco Micciché di puntare al vertice di Palazzo dei Normanni. Per centrare l’elezione a scrutinio segreto, però, servirà una maggioranza coesa. Proprio per questo motivo sembra non esserci molta fretta per chiudere la partita della giunta che inevitabilmente potrebbe creare qualche tensione da sfogare nel voto segreto. L’alternativa è quella di trovare un accordo. E una specie di “traccia” in realtà c’è già.
I due vicepresidenti
Se Micciché sarà presidente (ma al vertice dell’Ars punta anche Giancarlo Cancelleri che starebbe cercando sponde nel resto dell’opposizione), un vicepresidente “spetterà” alla maggioranza, e in questo caso il nome più caldo è quello dell’autonomista Roberto Di Mauro, e un altro vicepresidente andrà all’opposizione. Ma quale opposizione? Se il voto dell’Ars eleggerà un uomo del Pd, allora verrà confermato Giuseppe Lupo, se invece toccherà ai grillini, rientrerà il nome di Giancarlo Cancelleri.
I questori di Palazzo dei Normanni
Chi, tra Lupo e Cancelleri dovesse restare fuori dalla presidenza, quasi certamente andrà alla guida del collegio dei questori: all’interno del Consiglio di presidenza sono loro che si occupano sostanzialmente anche della gestione economica del Palazzo. Oltre al presidente, i componenti sono due. E l’accordo di massima di cui si discute in queste ore, prevede una poltrona da assegnare all’Udc e l’altra a Forza Italia. Nel primo caso, i nomi più caldi sono quelli di Vincenzo Figuccia e Margherita La Rocca Ruvolo, anche se quest’ultima – ancora in corsa per un posto in giunta – preferirebbe la presidenza di una commissione importante, come quella della Sanità. Per gli azzurri, invece, i nomi più caldi sono quelli di Marianna Caronia e del catanese Alfio Papale.
I segretari
Infine, ecco i segretari. In questo caso lo schema prevede una poltrona a #DiventeràBellissima (il nome in pole è quello di Giorgio Assenza, ma è caldo anche quello di Alessandro Aricò), una agli uomini di Sicilia Futura che si iscriveranno però al gruppo misto (in questo caso, la carica andrà a Nicola D’Agostino), una a Fratelli d’Italia-Noi con Salvini (il nome indicato è quello di Tony Rizzotto, nonostante le recenti notizie sull’inchiesta relativa alla formazione professionale), infine un posto tra i segretari potrebbe andare a Claudio Fava, unico eletto per i “Cento passi”, anche se in questo caso non è escluso che il parlamentare nazionale e neodeputato regionale possa andare a presiedere la Commissione antimafia.
Pronti gruppi e capigruppo
La corsa alle cariche del Consiglio di presidenza a sua volta si intreccia con la nomina dei capigruppo. Forza Italia avrebbe già scelto Giuseppe Milazzo, mentre per l’Udc Eleonora Lo Curto dovrebbe avere scalzato Cateno De Luca dopo gli ultimi guai giudiziari. Per #DiventeràBellissima la corsa è tra Giusy Savarino e uno tra Assenza e Aricò. Tra i Popolari e autonomisti, invece, se Di Mauro sarà vicepresidente dell’Ars, il capogruppo sarà Toto Cordaro. Se la carica nel Movimento cinque stelle quasi certamente sarà “a tempo”, come accaduto nella scorsa legislatura, più incerta la questione all’interno del Pd. Il deputato catanese Luca Sammartino, infatti, è pronto a far “pesare” i suoi 32 mila voti ottenuti alle ultime regionali. Una affermazione da record. Ma per diventare capogruppo serve la maggioranza all’interno del gruppo Pd al momento composto da 11 deputati. Sammartino fa parte dei “nuovi” renziani che però sarebbero in minoranza: cinque contro sei di altre aree. E così, ecco che nella distribuzione delle poltrone dem rientrano anche i nomi dell’eterno Antonello Cracolici, di Giuseppe Arancio e di Nello Dipasquale. Si vedrà.
La giunta: Rizza alla Sanità
Come detto, la corsa alle poltrone dell’Ars incrocia quella per i posti in giunta. Salgono le quotazioni di Mimmo Turano alla Famiglia e di Ruggero Razza, fedelissimo del governatore Musumeci, alla Sanità, mentre Forza Italia oltre a Gaetano Armao e Vittorio Sgarbi dovrebbe indicare Nino Germanà, Giuseppe Guaiana e Marco Falcone. Quest’ultimo non sarebbe ancora “fuori” dalla corsa per l’assessorato alla Sanità, ma in alternativa per lui sono pronti quello all’Agricoltura o alle Infrastrutture. Per Toto Cordaro, più vicina invece la delega alle Attività produttive, mentre Lombardo continua a spingere in giunta Mariella Ippolito, ma perché la presidente dell’ordine dei farmacisti nisseno entri in giunta è necessario che Roberto Lagalla – che andrà alla Formazione – venga considerato esterno ai partiti della coalizione.
La danza dei segretari generali
Intanto, la nuova legislatura porterà probabilmente due nuovi segretari generali: sia a Palazzo d’Orleans che a Palazzo dei Normanni sono previsti infatti degli avvicendamenti. Alla Regione, Patrizia Monterosso andrà via e al suo posto potrebbe arrivare Maria Mattarella, figlia di Piersanti e attualmente Avvocato generale. Al posto di Mattarella, ecco avanzare il nome dell’ex pm Massimo Russo: potrebbe andare lui a guidare l’Ufficio legislativo e legale. All’Ars, invece, Fabrizio Scimè potrebbe essere sostituito dalla consigliera parlamentare Patrizia Perino. Mentre traballa anche la poltrona di Francesco Forgione alla guida della Fondazione Federico II: al suo posto potrebbe arrivare Antonio Purpura. Inizia la nuova legislatura. E nei palazzi del potere siciliano cambiano facce e nomi.
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17 Novembre 2017, 06:00