Ars: soldi per auto, pasti e messe | ‘Spese pazze’, Maira condannato

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20 Gennaio 2017, 12:49

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PALERMO – Le spese andavano giustificate. Una per una. È vero che i capigruppo all’Ars avevano ampio margine di manovra e nessun obbligo di rendicontazione, ma erano tenuti a dimostrare di avere utilizzato i fondi dell’Assemblea regionale siciliana per fini politici, come il funzionamento del gruppo e l’attività di rappresentanza.

Tutto ciò non è avvenuto nel caso di Rudy Maira. L’ex capogruppo di Udc e Pid, come altri suoi colleghi in carica nella scorsa legislatura, è stato condannato a risarcire la Regione con 407 mila euro. Una sentenza in appello, dunque definitiva, emessa dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, presieduta da Giovanni Coppola. L’indagine contabile è quella per le cosiddette ‘spese pazze’ con i fondi dei gruppi parlamentare regionali su cui hanno indagato la Procura contabile e i finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria di Palermo. Maira è stato anche rinviato a giudizio in sede penale.

Tra le spese contestate a Maira c’erano 90 mila euro per il noleggio di tre Audi A6 Audi (modello V6 3.0 Fap quattro Tiptronic). Il politico, però, non è riuscito a dimostrare che servissero al gruppo. I giudici spiegano che i deputati avevano diritto all’indennità di trasporto su gomma. Quando andavano in trasferta spettava loro pure la diaria, ma certamente non avevano diritto ad una macchina sempre a disposizione. Macchina che, nel caso di Maira, non poteva neppure essere considerata un’auto di servizio, ma una lussuosa vettura di rappresentanza. Come quella che spetta al solo presidente dell’Assemblea.

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Alla voce “spese di rappresentanza” il gruppo presieduto da Maira ha giustificato anche i 15 mila euro spesi alla buvette. I finanzieri hanno scoperto che gli onorevoli, i quali avevano diritto al buono pasto, si facevano fatturare anche i pasti consumati dagli ospiti. A questo punto, secondo il collegio presieduto da Coppola, per giustificare le spese come “rappresentanza” Maira avrebbe dovuto dimostrare che i deputati del suo gruppo avessero invitato qualcuno che poteva accrescere il prestigio pubblico dell’Assemblea. Ed invece si trattava di “ordinari” pasti consumati al bar.

Stesso ragionamento per i 200 euro spesi per alcune messe di suffragio che hanno un grande valore religioso, ma di certo non servono a fare funzionare bene il gruppo parlamentare.

Maira ha provato a difendersi sostenendo che al massimo gli si potesse contestare di non avere vigilato, ma non si sarebbe trattato né di colpa grave né di dolo. Tesi respinte dalla Corte d’appello, secondo cui al capogruppo non si contestava la mancata rendicontazione annuale delle somme spese, ma il fatto di avere sottoscritto le richieste di rimborso per i deputati all’Ars senza controllare le pezze d’appoggio e verificare che gli onorevoli spendessero il denaro per fini politici.

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20 Gennaio 2017, 12:49

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