Ars vuota e governo nel caos | Il triste, inutile finale del film - Live Sicilia

Ars vuota e governo nel caos | Il triste, inutile finale del film

A Sala d’Ercole si è lavorato 4 ore in due mesi. Ed è mancato spesso il numero legale.

A quattro mesi dal voto
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PALERMO – Il parlamento non legifera. Il governo non governa. La maggioranza fa opposizione. È il triste, inutile finale di una legislatura da dimenticare. La naturale, prevedibile conclusione di una parentesi fallimentare, di una stagione da archiviare al più presto.

Con candore, ieri durante la seduta d’Aula, il deputato di Alternativa popolare Enzo Fontana ammetteva: “Dal 30 aprile non siamo in grado di approvare nulla, nemmeno leggi di un solo articolo”. E dire che almeno lui, ieri, in quell’Aula c’era. Attorno a lui, però, una Sala d’Ercole drammaticamente vuota. Vuota. I presenti, stavolta, non giungevano nemmeno alle già deprimenti cifre registrate il giorno precedente: 23 a votare un articolo del cosiddetto “collegato” alla Finanziaria. Un disegno di legge al quale tutti sembrano tenere tantissimo. Ma al momento di discuterlo, scatta il fuggi-fuggi.

L’Ars vuota e inutile

Le priorità al momento sono altre: le campagne elettorali, le attività di segreteria, il riposo. E così, anche ieri la seduta, di un’ora e venti minuti, è scivolata via nell’assoluta inutilità. Così come è stato per tutte quelle successive al 30 aprile, giorno di approvazione di una finanziaria ridotta all’osso. E non sono poi nemmeno state così tante, queste sedute. Se maggio aveva fatto registrare un record probabilmente imbattibile, con appena 50 minuti di lavoro in Aula in tutto, alla modica cifra, per i siciliani di 130 mila euro al minuto, giugno è stato comunque un altro mese di elevatissima improduttività. I deputati si sono recati a Sala d’Ercole appena cinque volte. E hanno lavorato complessivamente per tre ore. In un intero mese. Non combinando, come ammesso dal deputato centrista, nulla o quasi.

Cercasi assessori

In questi casi, l’onorevole obiezione è sempre la stessa: “Non viene considerato il lavoro nelle commissioni parlamentari”. Le stesse, però, dove non si presenterebbero nemmeno gli esponenti del governo regionale. È il caso, ieri (ma appunto è un caso, l’elenco è lungo e vario), della commissione bilancio che ha denunciato l’assenza dell’assessore Antonello Cracolici, nel giorno in cui andava discussa la norma per salvare i lavoratori dell’Associazione regionale allevatori. Sempre ieri, ecco un’altra “assenza illustre”, quella dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei che, stando alla denuncia del vicepresidente della commissione Antimafia Toto Cordaro, è stato più volte assente di fronte alle convocazioni dei deputati che volevano porgli qualche domanda relativa alla nomina in Ircac del presidente Sami Ben-Abdelaali.

Nomine pre-elettorali, maggioranza in tilt

A proposito di nomine, il governo in effetti sembra impegnato praticamente solo in queste operazioni. La cui utilità, a pochi mesi dalla fine della legislatura, e a poche settimane dal periodo in cui, tra ferie e indizione dei comizi elettorali (da quel momento si potrà solo produrre atti di ‘ordinaria amministrazione’), è apparentemente oscura. Ed è invece chiarissima: puntellare le campagne elettorali di questo o quell’esponente politico. Gli stessi, magari, che non vanno all’Ars a legiferare. Gli stessi che ignorano giunte e commissioni parlamentari. Ultima, solo in ordine di tempo, la querelle sui manager della Sanità. Che ha fatto però emergere, nel clamore delle note ufficiali e dei comunicati stampa, una verità evidente a tutti. La maggioranza non esiste. Un progetto di governo, anche in vista della vicina scadenza della legislatura, non esiste. Una idea su come andare avanti, non esiste. Ma si va avanti lo stesso. Lanciando richiami a una “responsabilità” che stride con i comportamenti. Quelli di chi ignora il parlamento, preferendo le spiagge, nonostante le profumate indennità. E quelli di chi ignora, magari, l’interesse pubblico e decide di nominare a quattro mesi dalla fine di tutto, nuovi commissari in Aziende sanitarie e ospedali, dove dovranno iniziare da capo. Ma dove saranno utilissimi agli sponsor politici, spesso dichiarati, in vista di concorsi e assunzioni.

Il governo dei nemici

Questo è l’epilogo della rivoluzione. Una somma di incarichi e strapuntini ad amici e fedelissimi, in uffici di gabinetto. È il caso di Francesco Calanna, vicinissimo al senatore Beppe Lumia e detentore di un record quasi imbattibile: una dozzina di proroghe dell’incarico di commissario straordinario dell’Esa. Dopo la fine di questa incredibile esperienza, ecco la chiamata negli uffici di gabinetto del quarantasettesimo assessore della giunta Crocetta. Una giunta composta in buona parte da assessori “renziani”, ossia di quell’area del Pd che ha pubblicamente parlato dell’esperienza Crocetta come di una stagione da dimenticare in fretta. E dove siede un assessore, Carmencita Mangano, indicata dall’Udc e rimasta al suo posto dopo l’uscita polemica dei Centristi dal governo: “Sono un tecnico” ha rivendicato. Con lei, nell’esecutivo, Carlo Vermiglio che, a detta del leader del partito che lo ha portato al governo, cioè Angelino Alfano, tra pochi giorni lascerà la giunta, per “mettere fine a una alleanza mai iniziata”. A questa compagine vanno aggiunti Antonello Cracolici che non esitò a definire Crocetta “inadeguato” e le sue, giunte “di camerieri”, e Bruno Marziano che addirittura minacciò di denunciare Crocetta per voto di scambio, quando era “solo” un deputato regionale in bilico a causa della ripetizione delle elezioni in alcuni collegi di Siracusa influenzata, secondo l’assessore alla Formazione, dalla nomina in giunta di un consigliere di Rosolini, Piergiorgio Gerratana, che resterà in carica circa un mese. A questa squadra si aggiunge quindi Luigi Bosco, l’assessore numero quarantasette, chiamato dalla giunta di Enzo Bianco per risollevare, in un mese effettivo di amministrazione, le sorti dei trasporti siciliani. Gli stessi investiti da una inchiesta che ha chiamato dentro tutti, lo stesso governatore Crocetta e deputati regionali, sottosegretari come Simona Vicari e stretti collaboratori degli assessori. Una inchiesta che, al di là dei riscontri di natura giudiziaria, ha fatto emergere, tra gli aliscafi, le abitudini malate della politica siciliana. Quella che avrebbe dovuto rivoluzionare la Sicilia. E che diserta il parlamento, pensa alle poltrone e a come salvarsi in vista delle prossime elezioni. E così sarà, per i prossimi quattro, deprimenti mesi. È l’epilogo triste e inutile di una legislatura da dimenticare.


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