09 Gennaio 2015, 20:00
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PALERMO – Una strage silenziosa, fatta di saracinesche che si abbassano, attività che chiudono, commercianti che gettano la spugna e licenziano dipendenti. La crisi economica non conosce sosta e il 2014 non ha fatto eccezione, specie tra le imprese artigiane. Basti pensare che l’anno scorso hanno chiuso i battenti 1.520 aziende, contro le 870 di nuova costituzione: appena la metà. Un trend sempre peggiore: nel 2013 avevano chiuso in 1.283 e l’anno prima in 1.275.
“Sono dati sconfortanti e saranno anche peggio quelli di gennaio, che comprenderanno quelle chiusure che permettono l’annullamento della tassazione per il prossimo anno – dice il presidente di Confartigianato Nunzio Reina – i motivi sono tanti: c’è la crisi, ma anche la pressione fiscale troppo alta. Qualcuno dice che il problema è il caro affitti? E’ relativo, visto che incide solo per il 10%. Da sette anni, a Palermo, paghiamo sempre più tasse e incassiamo sempre meno”.
Un’analisi sconfortante, ma che descrive bene la realtà del capoluogo. “La Regione dovrebbe aiutarci e invece ha tolto 19 milioni al Crias per darli ai Forestali, premiando l’assistenzialismo anziché chi produce – continua Reina – il Comune potrebbe intervenire sulla tassa sui rifiuti o sulle altre imposte comunali. Arriva praticamente una tassa al giorno, bisogno continuamente adeguarsi alle nuove normative ed è un costo enorme. Poi incide anche quello del personale, in molti infatti non riescono a licenziare e falliscono perché non possono nemmeno garantire i tfr. Anche con affitti meno alti, la situazione non cambierebbe. Chi fallisce andrà a lavorare in nero per far sopravvivere la famiglia, creando così altra concorrenza sleale per chi è in regola e sarà costretto a chiudere”.
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09 Gennaio 2015, 20:00