13 Maggio 2020, 21:07
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Per il momento, Matteo Fancilia resiste. È ancora lui l’uomo che la Lega ha scelto per guidare l’assessorato ai Beni culturali e all’identità siciliana offerto dal governatore Nello Musumeci. Ma per il giovane sindaco di Furci Siculo le acque sono agitate. O meglio, sono agitate dentro il partito di Salvini, dove la semplice individuazione del nome sta creando molte fibrillazioni.
Qualcosa di più si saprà domani, quando i leghisti di Sicilia si “vedranno” in videochat, fin dalle 9 del mattino, per arrivare alla decisione. Ma come detto, i problemi interni non mancano. E sono di natura geo-politica. C’entra, insomma, innanzitutto la geografia: Francilia è del Messinese e la cosa non sta facendo affatto felice il capogruppo del Carroccio all’Ars, Antonio Catalfamo, eletto nello stesso collegio e che, come Francilia, sembra abbia aspirazioni di candidature al parlamento nazionale. Un problema non da poco, se si considera che il gruppo della Lega all’Ars è composto – dopo l’addio di Giovanni Bulla, tornato all’Udc – da soli tre deputati. I tormenti di Catalfamo, che si sarebbe detto pronto anche a entrare in giunta in prima persona – ipotesi al momento scartata dal partito – si aggiungono infatti a quelli di Orazio Ragusa: era lui l’assessore in pectore della Lega, in vista di un rimpasto che alla fine non è arrivato. E così, con l’addio alla delega all’Agricoltura, il deputato ragusano ha dovuto rinunciare, almeno per il momento, all’ingresso nel governo di Nello Musumeci.
Ma il nome di Francilia non farebbe contento nemmeno Nino Minardo, che da alcuni mesi ricopre un ruolo politico di primo piano nella Lega siciliana, dopo l’addio a Forza Italia. E così, la scelta di Francilia sarebbe il frutto di una decisione assunta direttamente da Matteo Salvini, tramite il senatore e segretario della Lega siciliana Stefano Candiani. Una scelta giunta nonostante il passato di Francilia, tra le file dell’Udc (era politicamente molto vicino all’ex ministro del governo Letta, Gianpiero D’Alia) e del centrosinistra (è stato candidato alle ultime regionali con una lista centrista a supporto del candidato del Pd Fabrizio Micari).
Al momento il nome che resiste è quello. In attesa della videochat di domattina, quando le legittime aspirazione e i dubbi di tutti verranno messi sul tappeto. Intanto, fioccano sul portale “Change.org” e su Facebook le petizioni con le quali i siciliani stanno chiedendo al governatore Musumeci di tornare sui suoi passi e non assegnare alla Lega la delega alla Cultura e all’identità siciliana. E ogni petizione sta raccogliendo, in poche ore, centinaia di “firme”. Alcune, mentre scriviamo, hanno raggiunto le dodicimila adesioni. E insieme alle petizioni, spuntano gli slogan. Eccone solo alcuni: da “La Sicilia non si Lega”, a “La Cultura siciliana non si Lega” a “Fuori la Lega dai beni culturali della regione Sicilia”.
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13 Maggio 2020, 21:07